Quando l’orco è ministro di culto (VI parte)

Quando l’orco è ministro di culto (VI parte)

3 Novembre 2019 0 Di Aureliano Pacciolla* e Antonio Iaia**

Il ruolo della psicologia giuridica nei casi di abuso sessuale perpetrato da sacerdoti in Italia. L’adozione di “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”.

 La psicologia è una ma come per tutte le discipline ha diversi approcci. A nostro parere, in teoria, tutti gli approcci potrebbero aiutare tutti i credenti di qualunque religione perché l’obiettivo primario di ogni psicoterapeuta è quello è la crescita: aiutare il paziente a essere sé stesso e ad essere libero e responsabile di come essere sé stesso. La metodologia clinica è ateorica e quindi dovrebbe essere adeguata a trattare qualunque paziente, a prescindere dalla sua età, razza, cultura e religione.

Tuttavia, da un punto di vista pratico la vastità dello scibile della psicoterapia e della psicopatologia è talmente vaso che ogni psicoterapeuta può ritenersi competente solo su un piccolissimo frammento della realtà che maggiormente gli è più familiare. Inoltre, come abbiamo appena considerato l’analisi della domanda di un intervento psicologico è talmente specifica per dei bisogni e finalità talmente precisi che non permette né l’improvvisazione né la genericità.

Perché nella formazione iniziale dei seminaristi e nella formazione permanente dei sacerdoti l’approccio umanistico-esistenziale è quello più indicato? Perché l’approccio umanistico-esistenziale è il più indicato nelle problematiche psicogiuridiche relative all’affettività e alla sessualità dei consacrati?

Come è stato accennato, l’approccio umanistico-esistenziale riserva una considerazione speciale – così come fanno altri approcci – ai processi cognitivi ed emotivi per la regolazione della crescita umana e di tutte le variabili che possono rallentare oppure ostacolare la sua crescita. Tuttavia, l’approccio umanistico-esistenziale riserva una speciale considerazione anche alla dimensione etica ritenendo che i valori morali non sono riducibili a fattori organini (cromosomi e/o ormoni), né a fattori psicologici (istinti, meccanismi di difesa, pensieri ed emozioni), né a fattori socio-ambientali (famiglia, società e cultura). La dimensione etica è a sé stante e non riducibile a funzioni o sottoprodotti di altre dimensioni. Per l’approccio umanistico-esistenziale la persona è tridimensionale: biologica, psico-sociale e spirituale. Quest’ultima dimensione per non confonderla con la religiosità viene indicata come “dimensione noetica” che si esprime attraverso almeno due atteggiamenti esistenziali: a) la domanda sul senso della vita; b) autotrascendenza.

*Psicologo e psicoterapeuta, perito forense, già docente di psicologia generale e psicologia della personalità all’Università Lumsa-Humanitas di Roma.

** Avvocato