Quando la vita si scontra con la morte

Quando la vita si scontra con la morte

20 Marzo 2019 0 Di La Redazione

La sorveglianza sulla mortalità materna istituita dall’Istituto superiore di sanità (Iss), in collaborazione con le regioni è tra le più avanzate in Europa: 9 decessi ogni 100 mila nati vivi.

È l’emorragia a far registrare – si legge nel rapporto dell’Iss –  il più alto numero di decessi per cause ostetriche. Tra quelli dovuti a cause non ostetriche le patologie cardiovascolari e la sepsi. Prevenibile con una migliore assistenza il 45% delle morti segnalate.

In Italia si registrano, in media, nove morti materne ogni 100 mila bambini nati vivi, con una sottostima del fenomeno pari al 59% rispetto a quanto stimato dai soli certificati di morte. Le analisi dei flussi sanitari effettuate nell’ambito del Primo Rapporto Nazionale dell’Italian Obstetric Surveillance System (Itoss), coordinato dall’Iss, hanno evidenziato che tra le morti per cause ostetriche prevalgono le emorragie, i disordini ipertensivi della gravidanza e la tromboembolia, che coprono quasi il 70% dei casi. Di grande rilevanza è la progressiva diminuzione delle morti da emorragia ostetrica rilevata nel corso dei 10 anni di attività di Itoss, grazie alle numerose iniziative promosse nel Paese per fronteggiare questa emergenza ostetrica. Tra le morti materne tardive, che avvengono tra 43 e 365 giorni dall’esito della gravidanza, il 42% è dovuto a neoplasie e il 16% a cause violente di cui il 13% ascrivibile a suicidi, il 3% a omicidi.

“Itoss – dichiara Serena Donati, Direttore del Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’Iss, responsabile scientifico delle attività di Sorveglianza Ostetrica – ha stimato un Rapporto di Mortalità Materna (Mmr) nelle Regioni partecipanti pari a 9 morti materne per 100.000 nati vivi, un dato positivo che pone il nostro Paese vicino ai risultati raggiunti dall’ Olanda e da altri Paesi del Nord Europa che, dotati di un sistema avanzato di sorveglianza simile al nostro, registrano i tassi più bassi di mortalità materna, e in linea con Regno Unito e Francia che registrano un Mmr di 10 morti ogni 100.000 nati vivi. Inoltre, nei Paesi che, come l’Italia, conducono un’indagine approfondita su ciascun nuovo caso di morte materna e sulla qualità dell’assistenza offerta, si stima che il 40%-60% delle morti sia prevenibile. Anche in Italia il 45,5% dei decessi segnalati dalla sorveglianza attiva e sottoposti a revisione critica è stato giudicato evitabile con assistenza migliorabile”.

In Europa solo sette dei 31 Paesi che producono dati descrittivi della salute perinatale sono dotati di un sistema di sorveglianza avanzato. “Tra questi sette – conclude Donati –  figura l’Italia, citata dal Rapporto Peristat (Network europeo deputato a produrre dati e analisi finalizzati al miglioramento della salute e dell’assistenza alle donne incinta e ai neonati) quale modello da prendere ad esempio”.

I principali fattori di rischio individuati dall’analisi dei flussi sanitari comprendono: l’età materna oltre i 35 anni, l’istruzione pari o inferiore al diploma di scuola media inferiore e la cittadinanza non italiana.

L’analisi approfondita dei singoli casi segnalati dalle Regioni ha evidenziato inoltre che la mortalità e la morbosità materna aumentano all’aumentare dell’Indice di Massa Corporea della donna: il 32,8% delle donne decedute sono obese contro il 7% delle donne in età riproduttiva residenti nelle stesse Regioni. Nell’11,3% delle morti materne le donne avevano concepito mediante tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita.

Inoltre, negli anni 2013-2017, Itoss ha individuato cinque morti materne dovute all’influenza. Nonostante le raccomandazioni nazionali e internazionali, nessuna delle donne decedute era stata vaccinata contro l’influenza durante la gravidanza.

La Sorveglianza Ostetrica Iss è stata avviata nel 2008 grazie a un finanziamento del Ministero della Salute. Oggi la rete dei professionisti coinvolti comprende oltre 400 presidi sanitari in 13 Regioni che raccolgono il 91% dei nati del Paese.