Proroga dello stato di emergenza in Italia per il Covid: le conseguenze

Proroga dello stato di emergenza in Italia per il Covid: le conseguenze

3 Ottobre 2020 0 Di Corrado Riggio

Lo stato di emergenza consente, sia ai dipendenti pubblici sia a quelli privati, di poter ricorrere allo smart working.

 

Il Governo si accinge a chiedere la proroga dello stato di emergenza per il Covid-19 fino al prossimo 31 gennaio, essendo attualmente previsto fino al prossimo 15 ottobre. A richiedere tale proroga è stato anche il Comitato tecnico scientifico dopo l’aumento dei contagi in Italia e nei Paesi vicini, dalla Francia alla Spagna ed alla Gran Bretagna. A questo punto sarà spontaneo chiedersi cosa comporta il prolungamento della stato di emergenza.

Partiamo dagli ormai noti D.P.C.M. (Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri) grazie ai quali il Governo potrà agire, in deroga, su numerosi aspetti della vita pubblica. La necessità della proroga dello stato di emergenza è data dalla circostanza che tali D.P.C.M. non possono essere emanati se non in stato di emergenza. Inoltre, lo stato di emergenza consente, sia ai dipendenti pubblici sia a quelli privati, di poter ricorrere allo smart working. La scelta di far lavorare i dipendenti da casa si era resa obbligatoria nel momento di massima criticità della pandemia per tentare di limitare i contatti tra le persone, garantire il distanziamento sociale e limitare i contagi ed, ancora, tale strategia era stata ribadita anche nella relazione finale della Commissione Colao e dai protocolli dell’INAIL per la sicurezza.

Va anche ricordato che con lo stato di emergenza in atto, le Regioni potranno continuare a firmare ordinanze ma dovranno consegnare le linee guida al Governo e dovrà restare attiva la “cabina di regia” alla quale partecipano tutti i Governatori proprio per seguire una linea comunque, sia pur differenziata, a seconda dell’andamento della curva epidemiologica nelle diverse aree. Ed, ancora, durante lo stato di emergenza continuerà il monitoraggio settimanale effettuato dal Ministero della Salute sulla base dei dati forniti dalle Regioni. Tale monitoraggio, che viene reso noto, di norma, ogni venerdì, consentirà di monitorare la situazione dell’epidemia in Italia sulla base di 21 indicatori, di calcolare l’indice di trasmissione del Coronavirus – l’Rt – sulla base del numero dei nuovi contagi, di analizzare la tenuta delle strutture sanitarie ed, in modo particolare, i posti liberi nei reparti Covid e quelli delle terapie intensive. Tale monitoraggio consentirà anche di gestire i focolai e di modulare le aperture e chiusure di alcune aree del Paese oltre a prendere misure particolari, in quelle zone, prime fra tutte quelle della movida, dove più alto è il rischio che si possa avere un aumento dei casi positivi. Infine, lo stato di emergenza consentirà, anche, di prendere provvedimenti in caso di restringere l’ingresso nel nostro Paese da parte di cittadini di altri Stati dove maggiore è lo sviluppo della pandemia.