“Priorità eutanasia”: la morte piuttosto che la sofferenza…
17 Marzo 2019Il diritto-dovere di avere cura della propria vita può cessare di fronte alla prospettiva di un’esistenza vissuta all’insegna del dolore fisico e psichico, quando non vi è più speranza di una via di uscita?
L’argomento è di quelli che richiedono sempre grande attenzione e calma riflessione. E, prima di arrischiarci in terreni così insidiosi, ci sembra necessario premettere che non bastano poche righe per dirimere una questione così complessa e questo, persino ben al di là delle inevitabili implicazioni, etiche e religiose, che la sua trattazione inevitabilmente comporta.
Per il credente la vita è dono di Dio, per cui solo alla Divinità spetta il diritto di porvi fine. E qui, finisce la questione. Per chi ha una visione laica dell’esistenza, la situazione si complica e non di poco: quando giunge il momento in cui, per chi vive irrimediabili tragedie, “è lecito” poter dire basta?
Alcuni Stati hanno tentato di dare una risposta in senso laico e le norme disciplinano il fine vita. Altre nazioni hanno optato per una visione religiosa e, di conseguenza, hanno contemplato nel codice la pena per chi tenta o ricorre alla, cosiddetta, morte assistita. Altri ancora sono in attesa di…
Purtuttavia non lascia indifferente la recente esternazione del ministro della salute, Giulia Grillo: “La legge sull’eutansia è assolutamente prioritaria per questo Paese”. “Penso che abbiamo aspettato tanto – ha proseguito – ci è arrivata anche una sollecitazione dalla Corte Costituzionale. Non so cosa serva ancora per spingere il Parlamento a legiferare”. E, ancora “su questo deve lavorare il Parlamento, non ci può essere un’iniziativa governativa. La scorsa legislatura ha fatto un passo avanti con le disposizioni anticipate di trattamento. Spero che in 5 anni di legislatura, che sono tanti – ha concluso il ministro – si arriverà ad un punto sul fine vita”.
Ora è chiaro che un ministro della Repubblica può pensarla come meglio crede.
Ci mancherebbe. C’è un punto sul quale, però, dissentiamo profondamente ed è quello in cui l’eutanasia viene considerata una priorità. Ed allora ci permettiamo di suggerire a chi ha fatto il giuramento di Ippocrate che, senza nulla togliere al tema sollevato, farebbe bene a guardare ad altre priorità: la sanità a due velocità fra Nord e Sud che rischia di aumentare se passa l’autonomia fiscale; la migrazione sanitaria; la carenza di personale medico; la piaga delle infezioni ospedaliere; la vetustà di certe strutture sanitarie; i cittadini lasciati senza assistenza per mancanza di fondi; gli sprechi enormi nella gestione della sanità. E la lista potrebbe allungarsi ancora.
E, non di poco.
In conclusione, a chi è chiamato a tutelare il bene prezioso della salute, un diritto a garanzia costituzionale, dovrebbero essere congeniali altre priorità: a cominciare da quella della vita e della sua tutela. Le altre la sciamole alle analisi sociologiche o ai pubblici dibattiti anche se, a rigore, per dirla con Totò, “la morte è una cosa seria” che merita rispetto e non un pubblico dibattito. Tantomeno una battuta estemporanea a margine di un convegno sulle cure palliative.