Precari sanità in Campania figli di un Dio minore

Precari sanità in Campania figli di un Dio minore

16 Novembre 2022 0 Di La Redazione

“I precari Covid con 18 mesi di servizio presso le strutture sanitarie devono essere assunti a tempo indeterminato. Lo prevede la legge. E le regioni del Nord, come Toscana, Emilia, lo stanno facendo. In Campania invece sono figli di un dio minore, visti i bandi che stanno approntando alcune aziende. La nostra regione si continua a distinguere, ma coerentemente si mantiene ultima, nella qualità dei servizi ed anche nelle stabilizzazioni. E il comparto, che dovrebbe essere la punta di diamante del nostro territorio, stante le straordinarie professionalità esistenti, è sempre più nel caos.”

Il segretario generale regionale della Funzione Pubblica della Cisl Lorenzo Medici denuncia quanto sta accadendo in questi giorni, alla vigilia della scadenza dei contratti dei precari fissata al 31 dicembre. “Asl ed aziende – sottolinea – stanno agendo in contrasto alla legge 234 del 2021, che al comma 268 statuisce l’avvio delle procedure di stabilizzazione per chi abbia maturato al 30 giugno almeno 18 mesi di servizio continuativo, prestato servizio per almeno sei mesi tra gennaio 2020 e giugno 2022 e sia stato assunto a tempo determinato con procedure concorsuali ivi incluse le selezioni di cui all’articolo 2-ter della legge 27/2020. Significa che vi rientrano a pieno titolo le varie tipologie di contratto con il Servizio sanitario nazionale, quindi anche i cococò, il lavoro professionale e così via.”

La differenza non è per il sindacato di poco conto, perché rischiano di essere mandati a casa, soprattutto a Napoli, centinaia di lavoratori dal primo gennaio prossimo, “colpevoli” di non aver fatto 18 mesi a tempo determinato. “Un paradosso inaccettabile – aggiunge Medici – in forza del quale chi ha prestato servizio anche per più di un anno e mezzo con un contratto atipico non godrebbe secondo le Asl e le AO del diritto all’assunzione. Permangono forti limiti nella interpretazione della normativa, che penalizzano il personale in modo persecutorio. Interpretazione che è solo della Campania, e non comprendiamo il perché, nonostante le regioni del Nord continuino a decidere in modo corretto. Eppure, in estate firmammo come organizzazioni sindacali una intesa con la Giunta che recepiva integralmente le norme in vigore. Vorremmo capire perché ci si ostini in un atteggiamento difensivo, pur sapendo che il 31 dicembre è alle porte, e nessuna proroga è stata ancora firmata. A chi giova tutto questo?”.