Paolo Emanuele Quaranta: “Gli artisti sono i sognatori più determinati sulla Terra”

Paolo Emanuele Quaranta: “Gli artisti sono i sognatori più determinati sulla Terra”

18 Dicembre 2022 Off Di Rita Lazazzera & Pasquale Maria Sansone

Trentadue anni molti dei quali spesi al servizio dell’arte della rappresentazione scenica, il suo vero e più importante amore. Attore bravo e poliedrico ha recitato nei più importanti teatri della Capitale, tra gli altri, il “Quirino” e il “Globe Theatre” di Proietti.

Paolo Quaranta ha già maturato diverse esperienze anche in campo cinematografico, nel quale spera di potersi affermare definitivamente.

Il mondo, quello dell’Arte in particolare, ha pagato un duro prezzo sul fronte pandemico. Ce ne vuole parlare lei che questo particolare aspetto del dramma collettivo l’ha vissuto dal di dentro?

E’ stata molto dura in effetti. Non solo per me, ma per qualunque altro professionista del mondo dello spettacolo o degli altri settori. L’anno del 2019 era terminato a gonfie vele e mi aveva dato buone aspettative per il futuro. Presentatosi il Covid però, tutti i progetti nei quali ero coinvolto hanno subito un trauma. Alcuni sono stati completamente annullati e altri interrotti. Poi con il tempo, con le misure anti Covid, questi ultimi progetti sono ripresi e mi tengono tuttora impegnato e fiducioso per l’avvenire.

Ovviamente durante la pandemia ho continuato a sperare e a lottare, e ho cercato attività inerenti al campo che potessero tenermi impegnato a casa. Tra queste, ho tradotto e supervisionato alcune sceneggiature che sto promuovendo nel settore.

Per quella che è la sua esperienza, adesso che la situazione va migliorando e con il coronavirus che fa meno paura cosa sta succedendo nel suo mondo? Ci sono incoraggianti segnali di ripresa?

Sembra di sì. Noto che in un certo senso la situazione è tornata quella di prima. Quest’anno i teatri e le sale cinematografiche hanno riaperto senza chiusure, a differenza degli anni precedenti. 

La produzione cinematografica non ha mai vacillato poiché lo Stato e vari enti, hanno versato una notevole somma economica per realizzare film e serie tv, molti dei quali sono ancora congelati e attendono una distribuzione in sala, in tv o in streaming.

Il teatro ha sofferto di più del cinema e si è risollevato più lentamente. Con i teatri chiusi e l’incertezza di quando sarebbero stati riaperti, non potevi minimamente pensare di preparare uno spettacolo. Ma ora alcuni dati dimostrano che il pubblico affolla di più le platee teatrali che quelle cinematografiche, poiché a causa della pandemia, molte persone si sono abituate a vedere i film nella loro abitazione approfittando delle varie offerte a disposizione. È ovvio sottolineare che per quanto sia confortevole vedere un film in casa, l’emozione di vederlo in una sala non ha paragone.

Le “luci della ribalta” esercitano, per motivi diversi chiaramente, un fascino particolare sia sugli spettatori che sui protagonisti. Quale è stata la scintilla che ha fatto scattare in lei il desiderio di “saltare il fossato” e di recitare da protagonista.

Mettiamola così. Ho sempre amato il cinema. Letteralmente da quando sono nato. Ho iniziato a vedere e ad amare i film prima ancora di saper leggere e scrivere, ed ero capace di vedere lo stesso film due volte di seguito. Il caso ha voluto che io e il cinema condividessimo anche lo stesso giorno di nascita. La settima arte è nata il 28 Dicembre del 1895 ed io il medesimo giorno del 1989. Sarà destino?

Quando ero piccolo sognavo di occuparmi di tutt’altro nella vita. Volevo diventare uno scienziato come mio padre, poi avevo deciso di diventare un poliziotto.

Ma all’età di 11 anni, in occasione della mia prima recita scolastica del primo anno di scuola media, sentì dentro di me una nuova fiamma che ardeva sempre di più. Mi ero innamorato della recitazione. Così queste due passioni, il cinema e la recitazione, si sono fuse, ed è nato nello stesso giorno e nello stesso istante, il sogno di diventare un attore cinematografico. Dal quel momento ad oggi, non ho mai smesso di pensare e di desiderare altro.

Sicuramente ci sono incontri e persone che hanno segnato le nostre vite e condizionato, positivamente o negativamente, le nostre scelte, anche professionali. Ci racconta?

Penso sempre al mio percorso. Infatti ho incontrato persone che mi hanno toccato nel bene e nel male, ma soprattutto nel male. Confesso che sia prima che durante il mio percorso formativo attoriale, ho incontrato tanti colleghi e docenti che nonostante facessero questo mestiere da anni e che appunto lo insegnassero, non avevano capito la vera tecnica e la sostanza di questo mestiere, e alcuni di essi mi hanno arrecato parecchio dolore.

Ma per fortuna non ho mai smesso di credere in me stesso e di amare quello che ho scelto, e non appena mi sono dissociato da quelle persone e da quel sistema, e ho continuato il mio percorso frequentando persone professionalmente e caratterialmente più qualificate, mi sono sentito meglio. Modestamente il merito della mia crescita personale e artistica lo devo soprattutto a me stesso, e come attore e lavoratore dello spettacolo mi considero principalmente un autodidatta.

La depressione è il male oscuro, in particolare legato ai ritmi di questa epoca, che coglie larghi strati della società ma che pare mieta tante vittime proprio nel mondo dell’arte. Tanti attori ed attrici hanno raccontato la loro esperienza di attraversamento di questo doloroso tunnel. Direttamente o indirettamente ha avuto contatti con questa realtà?

Purtroppo sì. Ma a differenza di tante persone, del mio campo e non, la depressione non mi ha colpito nel momento in cui il mondo è stato schiacciato dal Covid, ma all’inizio di quest’anno, che come hai detto tu, è l’anno in cui la situazione sta migliorando.

E’ successo che nei primi mesi del 2022, tante cose non stavano funzionando nella mia vita, e non voglio entrare nei dettagli. Questa mancanza di stimoli mi ha portato la depressione, che mi ha attirato il Covid in estate, e poco dopo, a causa anche di un batterio, si è scatenata un’infezione polmonare dalla quale sono fortunatamente guarito. Quel crollo era inevitabile e mi ha resettato a tutti gli effetti. Dopo il ricovero infatti, subentrata in me una nuova lucidità, è iniziata una nuova fase. Una fenice che risorge dalle ceneri.

Ci sono personaggi o ruoli che nella sua carriera hanno avuto particolare significato?

Ci sono attori che scelgono di interpretare i personaggi che hanno molto in comune con loro e altri attori che preferiscono ruoli che rappresentato il loro esatto opposto.

Io mi ritrovo nella prima categoria, e avendo vissuto una vita non facile e avendo scelto un mestiere complicato per tanti aspetti, questo mi ha reso un combattente sia nel lavoro che nella vita. Quindi i personaggi che ho amato di più, dai quali non smetto mai di prendere ispirazione, e che desidero interpretare nella mia carriera, sono quelli di combattenti, di supereroi. La categoria che ho amato di più è quella dei supereroi Marvel, e anche adesso il caso ha voluto che io e il creatore di questi eroi, Stan Lee, avessimo in comune lo stesso giorno di nascita. Stan Lee è nato il 28 Dicembre del 1922.

La gente guarda al successo dei personaggi amati, ma dietro quel successo si celano tanti sacrifici ed un duro lavoro…

Concordo. L’attore è un artista, e gli artisti oltre ad essere i più sognatori al mondo, sono anche i più sensibili e determinati sulla terra. Per realizzare un loro progetto, oltre a metterci dentro tanta passione e volontà, mettono anche tanta sofferenza. Spesso è la sofferenza che presta loro le idee e il perfezionismo. E il mestiere dell’attore non è da meno.

La gente pensa che noi attori siamo i più felici e fortunati del globo perché se raggiungiamo il successo diventiamo ricchi e popolari, ma si sbaglia di grosso. Non è facile a volte trovare la giusta tecnica per dare vita ad un personaggio. Per ottenere questa creazione, dobbiamo a volte rivivere ricordi non gradevoli, oppure sperimentare emozioni che non abbiamo mai provato. E parallelamente entri in un’altra dimensione fatta di riflettori e lusso, che può portarti a spendere soldi senza ritegno affrontando poi inaspettatamente problemi economici, e condurti all’allontanamento dalle persone più care. Si tratta di un lavoro e di uno stile di vita psicologicamente e fisicamente molto duri. E come la gente ben saprà, per trovare le forze ad affrontare questo stile o per riuscire a distaccarsi dai personaggi che interpretano, molti attori si rifugiano nell’alcool e nella droga, e a volte si tolgono la vita.

Si nasce attori o si diventa?

Ci si nasce. L’arte è come la pelle o il sangue. Non puoi cambiare quello che sei. Se a me dicessero di non fare l’attore, è come se mi dicessero di non essere alto o di non avere i capelli castani. Non sono io!

Il suo primo grande successo che ha decretato la sua consacrazione rendendola nota al grande pubblico.

Fino ad ora ho fatto molto teatro, ma la mia vera passione è il cinema, nel quale mi capita di interpretare piccoli ruoli. Ma l’anno prossimo interpreterò il mio primo ruolo importante in un film, e mi auguro che questo progetto possa rendermi noto al pubblico.

In famiglia o fra gli amici chi è stato a sostenere di più la sua vocazione artistica.

La famiglia, anche se inizialmente neanche i miei genitori erano convinti. Come tutti i genitori che hanno un figlio che vuole intraprendere un mestiere difficile come questo, loro non digerivano bene la mia scelta, ma quando hanno capito che non potevo fare a meno di questa passione e che ero molto determinato a realizzare il mio sogno, sono diventati i miei migliori sostenitori.

Un personaggio che non ha mai interpretato e che magari le piacerebbe portare in scena.

Sono un combattente ma anche un uomo romantico. Quindi se avessi ancora l’età giusta per portarlo in teatro, mi piacerebbe interpretare Romeo Montecchi. E inoltre, non mi dispiacerebbe essere anche Don Giovanni…

Mentre nel cinema, come ho già menzionato prima, vorrei tanto interpretare personaggi che, per raggiungere i loro obiettivi o combattere le ingiustizie, lottano in tutti i modi possibili utilizzando la mente e il corpo.

Il discorso è valido in tutti gli ambiti, ma nel suo in particolare sembra avere particolare valenza: conta la bravura e la preparazione artistica o anche la fortuna ha il suo peso.

Vivo e combatto in questo campo da quando ho 15 anni, e ho vissuto e assistito a situazioni piacevoli e non, dove ti chiedi cosa sia necessario per arrivare. Il talento, la passione, la fortuna… Chi lo sa? La concorrenza in questo campo aumenta sempre di più, e ho notato che le persone che stanno facendo la differenza, alcune delle quali  conosco anche personalmente, hanno avuto molta fortuna. Ma una cosa che insegno a me stesso e che vorrei dire a chiunque, qualunque strada si percorra, è che c’è una cosa ancora più importante del talento, della passione e della fortuna. Ed è la determinazione. Questa ci distinguerà davvero, e ci renderà più unici che rari. Ci porterà meraviglie.