Ospedale di Maddaloni, la buona sanità dove non te l’aspetti

Ospedale di Maddaloni, la buona sanità dove non te l’aspetti

4 Maggio 2022 0 Di Franco Martino*

In questi ultimi tempi, scoprirsi positivo al Covid dopo un tampone, soprattutto per un trapiantato, non è certamente molto rincuorante. Sentirsi dire, poi, dal proprio medico di famiglia che è necessario doversi recare presso il P.O. di Maddaloni per essere sottoposto alla terapia monoclonale, assume il sapore di una “seconda tegola” che ti colpisce in testa, considerato la brutta nomea dovuta a certe notizie che hanno circolato sui mass media sul nosocomio. Detto ciò, cosa puoi fare? Raccomandi l’anima a Dio e con tutti i sintomi che ti attanagliano, ti metti in auto e raggiungi l’ospedale. Giunto sul posto ti viene detto dal vigilante all’ingresso di raggiungere un determinato spazio antistante l’edificio e non scendere assolutamente dall’auto in attesa della chiamata. Ubbidiente e sempre più preoccupato rimani lì nel parcheggio; cominci a guardare l’orologio e quei circa dieci minuti di attesa diventano una eternità. Intanto ti accorgi che arrivano altre quattro vetture; apprendi, così, che sarete in cinque ad essere trattati in quel giorno. Infine, arrivano due infermieri giustamente bardati di tutto punto che, con tono cordiale e rassicurante ti fanno entrare in reparto. Dentro, basta una semplice occhiata e, contrariamente a quanto ti aspettavi, ti rendi subito conto di trovarti in un ambiente molto pulito e ordinato. Dopo le richieste informazioni di rito a tutti e cinque, evidenziando un’alta professionalità, accompagnata da una consumata conoscenza del mestiere, in un clima completamente rilassante, gli infermieri cominciano a somministrare con una flebo, ad uno ad uno, la cura di che trattasi.

A questo punto cominci a rasserenarti. Trascorre poco più di un’ora. Ti rendi conto che, tutto sommato, sei nel posto giusto e ogni pregiudizio iniziale comincia ad affievolirsi sino a svanire nel nulla, poiché la realtà constatata è cosa ben diversa da quella che viene raccontata.

Allora, a cose fatte, dopo aver sperimentato in prima persona una determinata situazione – peraltro condivisa dagli altri quattro pazienti presenti nella circostanza che, insieme a te, hanno espresso i complimenti al personale – ti poni degli interrogativi e cominci a pensare che appare doveroso, oltre che giusto, contribuire a sfatare certi brutti miti e rendere pubbliche queste dirette constatazioni: vuoi, per evitare che altri, dopo di te, che trovandosi nelle medesime condizioni patiscano determinati momenti di apprensione. Vuoi, perché essendo tu un presidente di una associazione di pazienti che in altre occasioni non ha mai lesinato severe critiche a comportamenti posti in essere da determinati comparti dell’Asl casertana. Vuoi, perché in questo particolare mondo in cui viviamo, c’è sempre più bisogno di una certa “onestà intellettuale”. Vuoi, perché, in qualche misura, “va dato a Cesare quel che è di Cesare” e cercare di rendere giustizia a quel personale perbene, che magari ce la mette tutta per fare a pieno il proprio dovere, ottenendo poi di contro, l’essere dileggiato e mortificato, sia nella dignità personale che in quella professionale.

Voglio allora contribuire nel mio piccolo a rendere giustizia a questo malfatto, indirizzando anche un vivo complimento a quegli infermieri maddalonesi e allo stesso medico responsabile di tale reparto, di cui peraltro non conosco il nome, accompagnato da un forte e sentito ringraziamento per tutto quello che fanno con la loro preziosa opera in un Covid Hospital quale è stato definito il loro nosocomio.

Che il Signore li benedica!

 

*Presidente Aitf Caserta