
Ospedale di Aversa, operata di femore paziente centenaria
3 Giugno 2025Il progetto “Femur Fast-Track Unit” sta dimostrando la sua validità.
Lo scorso 26 Maggio presso l’Ospedale “S. G. Moscati” di Aversa veniva ricoverata la signora L.T., affetta da frattura pertrocanterica del collo-femore sinistro. La donna, che tra pochi giorni compirà 100 anni, giungeva al Pronto Soccorso per un trauma all’arto inferiore sinistro. La paziente veniva affidata alle premurose cure di tutto il personale della U.O.C. di Orto-Traumatologia e poi sottoposta in data 27 Maggio ad intervento chirurgico. L’équipe, composta dai Chirurghi Achille Pellegrino, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Orto-Traumatologia, Antonio Iorio e Giovanni Martinelli e dall’Anestesista Ciro Di Grazia, provvedeva a ridurre e stabilizzare la frattura con un chiodo endomidollare bloccato. Alla paziente veniva poi concesso il carico “protetto” già in terza giornata e la dimissione, tenuto conto della età della paziente, in sesta giornata in buone condizioni generali di salute. “Sta risultando vincente – afferma il Direttore della U.O.C. di Orto-Traumatologia del Moscati Achille Pellegrino – il progetto “Femur Fast-Track Unit”, proposto dal Direttore Dipartimento Area Chirurgica Dott. Bruno Di Maggio e deliberato dal Direttore Generale Dott. Amedeo Blasotti. Il progetto sottoscritto dal Direttore Sanitario Dott.ssa Stefania Fornasier, dai Direttori Dott.ss Rosa Raucci (U.O.C. Pronto Soccorso), Dott.ssa Eufrasia Silvestro, (U.O.C. Anestesia e Rianimazione), Dott. Luciano Fattore (U.O.C. Cardiologia), Dott. Saverio Misso (U.O.C. Trasfusionale), Dott. Gennaro Mazzei (U.O.C. Radiologia) e Dott. Ambrogio Petrillo (U.O.C. Medicina), favorisce una diminuzione sia della degenza media pre-operatoria che post-operatoria con una marcata riduzione delle complicanze da allettamento, quali ulcere e/o piaghe decubito, infezioni e complicanze cardio-respiratorie e cardio-circolatorie nel pre-operatorio e un’abolizione o marcata riduzione del dolore con conseguente riabilitazione precoce nel post-operatorio, così da evitare lunghe degenze ospedaliere e riabilitative e quindi un aggravio di costi diretti, indiretti e anche sociali”. “Pur tuttavia – ha continuato Pellegrino – pazienti affetti da comorbidità che necessitano di essere inquadrate dal punto di vista clinico-strumentale e immediatamente corrette prima dell’intervento chirurgico, non sempre vengono trattati entro le 48 ore: in alcuni casi l’intervento chirurgico viene eseguito quando si raggiunge una stabilizzazione e una correzione di tutte le criticità organiche avvalendosi di un costante monitoraggio generale, onde evitare complicanze talora anche letali». “Il percorso aziendale “Riabilitativo della Persona con Frattura di Femore” di questi pazienti “fragili”, – conclude Achille Pellegrino – inoltre, garantisce una continuità assistenziale, perché all’intervento chirurgico deve seguire immediatamente un trattamento riabilitativo, in uno con un trattamento farmacologico di prevenzione di una seconda frattura, per la ripresa funzionale e la concessione precoce del carico e della deambulazione. Proprio per questo motivo abbiamo stilato un protocollo riabilitativo e prospettata l’attivazione di un ambulatorio “Fracture Liaison Service” dedicato ai degenti affetti da fratture da fragilità in modo da realizzare un percorso organizzativo adeguato secondo modelli elaborati sia a livello internazionale dall’International Osteoporosis Foundation sia a livello nazionale dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia con la realizzazione di un database e di una cartella clinica informatica”. L’obiettivo finale, così come riassunto efficacemente dal programma dell’I.O.F. denominato “Capture the fracture”, è quello di evitare le rifratture, monitorando i pazienti in modo attento e controllato, per impedire il cosiddetto “treatment gap”. Solo così il “grande anziano”, potrà beneficiare di cure che assicurino il ritorno a compiere gli atti quotidiani della vita quo ante l’evento fratturativo e una minore incidenza di complicanze, di aggravamenti di condizioni cliniche pregresse già compromesse. Anche su queste criticità, grazie al sostegno della Direzione Strategica coadiuvata dal dott. Blasotti abbiamo istituito un protocollo chirurgico pubblicato di recente su una rivista internazionale, Injury. Una volta identificato un paziente “a rischio imminente” di rifrattura, gli viene proposto una procedura di “local osteo-enhancement” del collo-femore “sano”, che viene eseguita contestualmente alla sintesi del collo-femore fratturato”.