Oncologia, vivono con tumore 3,7 milioni italiani ma ancora gap tra regioni

Oncologia, vivono con tumore 3,7 milioni italiani ma ancora gap tra regioni

16 Maggio 2025 Off Di La Redazione

Sono 3,7 milioni gli italiani che oggi vivono dopo una diagnosi di tumore. Un numero destinato a crescere fino a 4 milioni entro il 2030, pari al 7% della popolazione. A fronte di questo scenario in continua evoluzione, la risposta del sistema sanitario italiano passa per un cambio di paradigma: i pazienti oncologici diventano parte attiva del Servizio sanitario nazionale (SSN). È quanto emerge dal 17° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi a Roma in occasione della XX Giornata nazionale del malato oncologico, promossa da FAVO (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia). La vera svolta, spiegano gli esperti, arriva con la legge di bilancio 2025, che sancisce formalmente il ruolo delle organizzazioni di pazienti nei processi decisionali delle Reti oncologiche regionali. Una riforma definita “dirompente” dal presidente FAVO Francesco De Lorenzo, che sottolinea: “Non sarà più possibile progettare la sanità esclusivamente dalla prospettiva dell’offerta e dei professionisti. I pazienti diventano protagonisti delle scelte che li riguardano”.

Intervenuto alla presentazione anche il ministero della Salute Orazio Schillaci che ha dichiarato: “Nel periodo post-Covid il vero problema sono le altre malattie, per prime le patologie oncologiche che sono state trascurate con visite saltate e prevenzione scesa a livelli inaccettabili. Ora siamo ripartiti ma dobbiamo riprendere con grande attenzione anche perchè i dati ci dicono che l’incidenza dei tumori aumenta soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione”. Su questo, ha sottolineato Schillaci, “abbiamo programmi di screening e vogliamo allargare la fascia di persone che possono sottoporsi a questi esami”. Il numero crescente di persone che convivono con il cancro – anche grazie ai progressi delle terapie – impone una riorganizzazione del sistema. Secondo il presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Francesco Perrone, serve “una nuova organizzazione più performante, capace di rispondere a bisogni in rapida trasformazione: cure domiciliari, pazienti anziani con patologie multiple, cronicizzazione della malattia”. Le Reti oncologiche regionali sono indicate come il modello più efficace per la presa in carico personalizzata e multidisciplinare del paziente oncologico. Tuttavia, il Rapporto denuncia forti disomogeneità territoriali: non tutte le Regioni sono allo stesso punto nel coinvolgimento delle associazioni, e permangono ostacoli burocratici che rendono difficile la partecipazione, soprattutto per le realtà più piccole.

Per garantire l’uniformità delle Reti, è stato istituito il Coordinamento Generale delle Reti Oncologiche (CRO), in cui FAVO rappresenta le associazioni di pazienti. De Lorenzo insiste sulla necessità che il Coordinamento “inizi quanto prima la propria attività” per dare concretezza al cambiamento avviato. Nel frattempo, FAVO – in collaborazione con Agenas – ha elaborato un documento quadro, in fase di approvazione presso la Conferenza Stato-Regioni, che mira a rendere strutturale e trasparente la partecipazione delle organizzazioni di volontariato oncologico alla governance sanitaria. Una vera e propria “istituzionalizzazione” del ruolo dei pazienti, destinata a diventare best practice nazionale. “Il volontariato oncologico oggi siede nella stanza dei bottoni – afferma ancora De Lorenzo –. Ma perché questa partecipazione sia reale, il SSN deve favorirla attivamente”. A fargli eco Elisabetta Iannelli, segretaria FAVO: “Le associazioni sono ormai interlocutori competenti e affidabili per la governance sanitaria”. A pesare sul sistema è anche la mobilità sanitaria inter-regionale, che nel 2022 ha generato spese per 2 miliardi di euro. Le Regioni del Nord – Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – si confermano più attrattive, mentre il Sud continua a registrare un alto tasso di “fuga” dei pazienti (13,36% contro l’8,85% del Nord). Per Carmine Pinto, coordinatore della Rete Oncologica dell’Emilia-Romagna, le Reti regionali possono contribuire a ridurre questo squilibrio, garantendo una presa in carico più equa ed efficace. Anche Massimo Di Maio, presidente eletto AIOM, sottolinea il valore della collaborazione multidisciplinare: “Permette di migliorare l’appropriatezza terapeutica e di evitare trattamenti inadeguati”.