
Omicidio Tramontano, quando il sonno della ragione genera mostri e sentenze mostruose
4 Settembre 2025La sentenza choc con la quale i magistrati hanno escluso la premeditazione nella barbara uccisione di Giulia Tramontano messa in atto dal compagno Alessandro Impagnatiello ha destato molto scalpore. A rendere efferato il crimine atroce sono: il legame affettivo che avrebbe legato per anni vittima e carnefice; l’avanzato stato di gravidanza frutto di questo rapporto (figlicidio); un precedente tentativo di dare la morte alla donna ed al feto mediante la somministrazione di un topicida. Sul punto i magistrati giudicanti hanno accolto le tesi della difesa che il duplice omicida avesse l’intenzione solo di procurare l’aborto.
Affidiamo la valutazione della tragica vicenda alla Professoressa Annamaria Rufino docente di Sociologia del Diritto dell’università Luigi Vanvitelli
La sentenza relativa all’uccisione di Giulia Tramontano, non deve sorprendere per la paradossale e sconcertante esclusione della premeditazione. Intanto Giulia è stata uccisa, l’assassino aveva somministrato veleno per topi, contando sull’efficacia omicida del feto, che, non ottenuta, lo ha indotto ad uccidere Giulia. Come si può escludere che l’assassino abbia prima provato una strada e poi seguita la seconda? Cos’è questa se non premeditazione? Sta di fatto che premeditazione è stata quella di uccidere il feto, prima, o, contemporaneamente, di quella di uccidere Giulia. È frutto di mera approssimazione giudiziaria aver escluso la premeditazione nella prima e nella seconda fase assassina. Mero tecnicismo giuridico? No, mera approssimazione, superficialità e disinteresse per la gravità del duplice omicidio. Il veleno può agire sulla lunga distanza, provocando lenta agonia.
Ad oggi 60 o più femminicidi e tanti tentativi di femminicidi, suicidi di donne e tanti in corso di accertamento, infanticidi: solo numeri, cancellati dalle cronache e legittimati nella cancellazione dalle sentenze, anche queste, potremmo dire rischiando la blasfemia, non una di meno.
In parallelo, la vicenda dei siti con foto rubate, manomesse e sfruttate, anche a scopo di estorsione, una forma parallela di somministrazione velenosa. Ora sappiamo, ma solo perché sono state vittime “anche” figure istituzionali, quante volte le donne non hanno potuto denunciare, quante volte lo hanno fatto e sono rimaste inascoltate, quante volte, addirittura, derise. Chi decide cosa? Chi sentenzia cosa? Chi previene cosa?
Tutto rimane, appunto, una “cosa”, come il veleno per topi.