Nicola Bozzo: “Nel rugby si ha un profondo rispetto per l’avversario”

Nicola Bozzo: “Nel rugby si ha un profondo rispetto per l’avversario”

7 Agosto 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Il football è uno sport bestiale giocato da bestie. Il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da bestie. Il rugby è uno sport da bestie giocato da gentiluomini.” (HENRY BLAHA)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un valido rugbista: Nicola Bozzo.

La fase pandemica più acuta sembra essere alle spalle. Come vive e ha vissuto la situazione? Come l’ha affrontata? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle misure restrittive?

Certamente la pandemia è stata un problema per tutti gli sport ma per gli sport minori le cose sono andate peggio. Io gioco a rugby che in Italia non è certamente uno sport molto praticato e seguito, specialmente nel 2021 è stato veramente un disastro. In qualsiasi club si notava la perdita di interesse da parte dei giocatori di qualsiasi età dato che ogni weekend le partite venivano costantemente annullate per covid e ovviamente poi la perdita di molti giocatori ha causato ulteriori danni dato che molte squadre non si presentavano agli incontri proprio per mancanza di giocatori. Questo riguardo alla situazione in Italia perché io, studiando e giocando all’estero in Inghilterra, ho vissuto una situazione diversa. Intanto gli Inglesi avevano adottato restrizioni minori rispetto all’Italia per quanto riguarda la pratica sportiva. Ci permettevano di giocare e soprattutto di allenarci anche in presenza di alcuni casi di positivi. Ovviamente anche in UK non è stato sempre facile e parecchie squadre rifiutavano di giocare per assenza di giocatori ma perché positivi al virus e non per paura del contagio. Nonostante quindi alcune partite annullate nella mia prima stagione all’estero io e la squadra del mio College siamo riusciti a completare quasi due mesi di partite e allenamenti costanti per poi ripartire in totale tranquillità senza alcun tipo di problema nella stagione successiva 2021/2022.

Le restrizioni sono state tante lo scorso anno e la paura costante di contagiarsi e dover smettere di fare quello che amo è stata tanta. Ovviamente volendo diventare un rugbista professionista è stato fondamentale seguire rigidamente le regole per non contagiarsi e questo mi ha costretto ad una vita più ritirata evitando contatti con i miei amici soprattutto quando rientravo in Italia. In College invece tutto era più semplice perché nessun alunno rientrava a casa per mesi ed essendo spesso eseguiti tamponi i casi venivano isolati. Nonostante le attenzioni comunque ho fatto il covid due volte una in Inghilterra e l’altra in Italia! I sacrifici e le rinunce sono state tante ma ne è valsa la pena perché ho potuto viaggiare dall’Italia all’Inghilterra e giocare a rugby.

Insieme alle restrizioni, i tentennamenti della politica hanno causato molti disagi al mondo dello sport, specie quello minore. Cosa è successo alla sua specialità?  

Le restrizioni hanno provocato molti problemi finanziari a tante società di rugby. Intanto calando il numero dei giocatori sono diminuite le entrate delle quote associative, con la chiusura delle club house sono mancate le entrate conseguenti la vendita di abbigliamento e la somministrazione di bevande e alimenti nel bar ma le società avevano ugualmente costi di gestione sia degli impianti che costi di iscrizione ai campionati. Ma di questo aspetto non conosco molto altro.

Chi è stato tra gli amici o in famiglia a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

I miei genitori sono stati fondamentali in questa scelta, ho iniziato a giocare in una squadra locale in Provincia di Genova a Recco dove anche mio padre giocó da ragazzo. È stato un vero colpo di fulmine perché me ne sono innamorato subito, tanto che ho deciso di farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti. Ho giocato tutte le fasi giovanili dall’u6 all’u14 nella Pro Recco Rugby, dopodiché mi sono trasferito per due anni a Verona nella Verona Rugby Academy. Infine ho trascorso due stagioni alla Sedbergh School in Inghilterra.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Penso che nonostante le doti se non avessi avuto determinazione, costanza e pazienza non sarei dove sono ora, questo perché appunto la mia determinazione e la mia costante voglia di migliorare mi hanno portato a diventare il giocatore che sono ora e ovviamente la pazienza mi ha aiutato a rimanere concentrato sul mio obbiettivo ad aspettare i risultati che poi dopo un decina di anni sono arrivati. Certo la strada è ancora lunga ho solo diciassette anni ma il mio obbiettivo è sempre quello di praticare il rugby.

Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua attività, cosa suggerirebbe?

Il rugby è considerato uno sport violento ma per noi che lo pratichiamo è solo uno sport di contatto dove il rispetto per le regole è fondamentale. In campo i giocatori non posso parlare né tantomeno contestare l’operato dell’arbitro e i falli sono sanzionati duramente. Si ha per l’avversario un profondo rispetto tanto da dire che si gioca con una squadra e non contro. Nonostante le partite possano essere molto dure e fisiche al termine qualunque sia il risultato è d’obbligo il saluto con gli avversari ed è cosa normale festeggiare insieme il terzo tempo. Consiglio a tutti di provarlo anche perché si gioca in 15 e ciascun ruolo corrisponde ad un fisico differente e a doti diverse per cui tutti possono trovare il proprio posto in squadra. I più grossi e pesanti possono giocare nelle prime e seconde linee, i piccoli di statura possono giocare mediani i veloci e agili possono fare le ali e gli alti di statura possono diventare terze linee. È uno sport di squadra dove il singolo ha bisogno dell’aiuto dei compagni per poter arrivare a segnare la meta come certamente saprete la palla è ovale e quindi di difficile gestione ma penso che sia uno sport molto completo perché il pallone può essere toccato sia con le mani che con i piedi. Grazie al rugby ho conosciuto molti ragazzi e stretto tante amicizie nel rugby si vive molto il club perché ogni società ha la Club House dove giocatori, genitori e pubblico trascorrono il pre e post partita insieme e questo ci permette di trascorrere tanto tempo e di stringere grandi amicizie con chi ama lo stesso nostro sport.