“Neoplasie dell’apparato uro-genitale”

“Neoplasie dell’apparato uro-genitale”

1 Novembre 2019 0 Di Bruno Buonanno

Dalla collaborazione fra Giacomo Cartenì e Paolo Fedelini, il progetto che premia – certificazione Uni En Iso 9001:2015 – l’Azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli.

Dopo oltre un anno e mezzo di lavoro (cominciato nel maggio del 2018) il grande Cardarelli riceve la certificazione Uni En Iso 9001:2015 dall’ente internazionale Bureau Veritas nell’ambito del progetto che è stato reso possibile dalla costante e utilissima collaborazione fra il professore Giacomo Cartenì – direttore fino a un mese fa del dipartimento di oncologia, ora diretto da Ferdinando Riccardi – e di Paolo Fedelini direttore dell’oncologia.

Sono stati loro i protagonisti, insieme con i loro collaboratori, di un progetto che ha permesso al grande Cardarelli di rendere meno pesante, e al tempo stesso meno onerosa, la degenza dei pazienti oncologici. Tema affrontato durante un convegno sulle “Neoplasie dell’apparato uro–genitale” che, nel salone Mediterraneo, ha preso il via con la presenza della direttrice amministrativa dell’azienda ospedaliera, Maria Maiorano. Numerosi gli assenti, costretti a un improvviso trasferimento nel salernitano per partecipare ai funerali della mamma del governatore De Luca. Mancavano, fra gli altri: il direttore generale della Soresa, Gianluca Postiglione, Antonella Guida della direzione generale tutela della Salute, Ugo Trama, responsabile regionale delle politiche del farmaco, Antonio Postiglione, direttore generale per la tutela della Salute e Giuseppe Longo, direttore generale dell’azienda ospedaliera Cardarelli. Ma la giornata si è rivelata egualmente ricca di contenuti e di interessanti novità.

Come lavora il grande Cardarelli?

Lo ha chiarito il direttore dell’urologia Paolo Fedelini prendendo spunto dai dati che il manager Longo non ha potuto pubblicizzare: 986 posti letto, 21 padiglioni realizzati dal 1927 di cui 14 dedicati all’assistenza sanitaria. Il primo pronto soccorso della Campania e del Sud Italia viaggia con una media di circa 300 pazienti, quota che spesso viene ampiamente superata. Giacomo Cartenì, già primario della divisione di oncologia, illustra i risultati già ottenuti. “In questo anno e mezzo, pur lavorando in una struttura che fa del pronto soccorso un suo punto di forza – chiarisce lo specialista – d’accordo con il manager e con la Regione abbiamo deciso di prendere in carica i pazienti oncologici che raggiungono il Cardarelli. Può sembrare strano, ma il 30 per cento dei cittadini che chiedono di essere assistiti in quest’ospedale scopre nella nostra struttura di avere problemi oncologici. E di questi cittadini – grazie all’aiuto fornitoci da Giurazzi, il collega che coordina il nostro progetto con il suo staff – abbiamo deciso di prenderci in carico questi pazienti. Vengono affidati e seguiti ogni giorno da un oncologo con un criterio chiaro: me ne faccio carico, e se non ha necessità assoluta di un ricovero, lo mando a casa. Questo però significa che come oncologo continuo a seguirlo di giorno in giorno”.

Che significa, che vantaggi comporta per il più grande ospedale di pronto soccorso?

Il professore Cartenì è chiarissimo. “Innanzitutto fa ridurre il numero delle barelle che qui non mancano, ma ha portato l’azienda Cardarelli a registrare un utile lordo di circa 18 milioni di euro. Sì, proprio così, diciotto milioni di euro. Per i trecento pazienti oncologici che assistiamo si deve considerare che riusciamo a ricoverarli non per circa 30 o 40 giorni ma riduciamo la loro degenza a 25 giorni, grazie a una collaborazione multidisciplinare con oncologi, urologi, gastroenterologi, broncologi, radiologi. Tenendo presente che una giornata di degenza ospedaliera costa circa 1.800 euro, si registra un risparmio lordo di circa 18 milioni di euro. Non è poco. Ma soprattutto si migliora la qualità di vita del cittadino evitando ai familiari trasferimenti quotidiani sul tragitto casa-ospedale, ospedale-casa”.

L’urologia è protagonista di questa progetto. Paolo Fedelini, giovane e valente direttore dell’urologia ricorda che la sua struttura ha 28 posti letto, dispone di due sale operatorie e da giorni lavora con un “biopsia fusion”, strumento tecnico che consente massima precisione nella puntura della prostata. “Abbiamo liste d’attesa di circa tre anni – ricorda Fedelini – per l’adenoma prostatico, una patologia benigna, ma grazie alla dotazione di un laser contiamo di ridurre presto anche questo problema. Dal 2016 effettuiamo la prostatectomia radicale col robot e stiamo valutando con la direzione aziendale come poter disporre tutti i giorni di questo macchinario.

Tra i nostri dati: 1.700 asportazioni di rene, circa 600 interventi per tumori vescicali. Divisione da dieci e lode come conferma il dato di occupazione che è del 128 per cento, risultato ottenuto col lavoro di 16 medici, due caposala, 30 infermieri e 2 Oss. Da poco sono arrivati 7 giovani urologi e presto si aggiungerà l’ottavo, insieme con alcuni specializzandi della Federico II”.

Ai i vari progetti “musicali” presentati in più convegni dal direttore generale della Soresa – Gianluca Postiglione – e non operativi: il riferimento è a “Sinfonia” e “Aida”, si aggiunge per il settore telematico una nuova “app”, una piattaforma che si chiama “Kerubin” e, come gli altri studi, è non operativa. La proposta porta in calce la firma di uno studioso illustre, il professore Giacomo Cartenì, riguarderà la domiciliazione del paziente oncologico e non solo urologico che, potrà essere in costante contatto telematico con gli specialisti del Cardarelli. “Nella divisione di oncologia – ricorda il professore Cartenì – con 35 posti letto di cui 20 di ricovero e 15 di day hospital prendiamo in carico circa 1.800 pazienti all’anno, cifra che ci fa raggiungere e probabilmente anche superare l’istituto dei tumori Pascale. Risultato di grande rispetto”.