Negare la speranza

Negare la speranza

17 Novembre 2018 0 Di Luigi Garbo

Alla fine a decidere è stato il Tribunale regionale amministrativo che ha concesso, per legge, il diritto negato: 36 ore di sostegno per consentire ad una bimba di Sorrento, con grave handicap, di poter frequentare la scuola.

La piccola ha un ritardo cognitivo e vive a Sorrento: non ce la fa a stare al passo coi compagni, tanto che le occorre un insegnante di sostegno, una maestra che le stia accanto per tutto il tempo, perché possa avere la possibilità, o almeno la speranza, di essere come le amichette, di poter imparare a leggere e a scrivere pur con difficoltà.

Come ogni anno, i suoi genitori si attrezzano e già a maggio chiedono, per l’anno scolastico 2018/2019, il massimo delle ore di sostegno, 36 a settimana; ma la scuola, una delle scuole elementari più prestigiose di Sorrento, le risponde picche. «Le ore – spiegano – sono solo 9 alla settimana. Abbiamo problemi di organico».

I genitori non ci stanno e si rivolgono ad uno dei massimi esperti in materia. Il legale non perde tempo e ricorre al Tar campano per chiedere l’annullamento del provvedimento della scuola, ma soprattutto che vengano assicurate le 36 ore settimanali che consentano alla piccola di poter frequentare la scuola senza sentirsi diversa ed emarginata.

Il Tribunale amministrativo (quarta sezione. Presidente la dottoressa Anna Pappalardo, Relatore il dottor Luca Cestaro) fissa con urgenza la discussione ed emette la decisione nel giro di pochi giorni.

Il 5 novembre scorso viene depositata la sentenza (numero 6440) con cui la scuola elementare e l’Ufficio scolastico Regionale per la Campania vengono condannati a garantire 36 ore settimanali alla piccola. In sentenza viene nominato anche un commissario ad acta, il Dirigente Generale per le Risorse Umane e Finanziarie del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che dovrà vigilare sull’attuazione del provvedimento, verificare se la scuola si adeguerà e in caso contrario intervenire per assicurare che la sentenza non rimanga lettera morta, obbligando la dirigente della scuola ad assumere il personale per garantire alla piccola un anno scolastico sereno.