Napoli, il desolante panorama della sanità Metropolitana

Napoli, il desolante panorama della sanità Metropolitana

5 Giugno 2023 Off Di Luigi D'Emilio

Stiamo registrando negli ultimi tempi una tendenza nella sanità dell’area metropolitana di Napoli che rappresenta un motivo di forte preoccupazione per la Funzione Pubblica della Cisl. Addirittura, si sta procedendo allo smantellamento di eccellenze consolidate ed apprezzate in tutto il mondo e non riusciamo a comprendere perché e a chi giovi tutto questo.

E’ come se si puntasse allo sfascio come obiettivo per chiudere una esperienza di settore che ha dato lustro alla nostra città, diventata, grazie alla presenza di alcuni nosocomi straordinari e di risorse mediche ed infermieristiche eccellenti, punto di riferimento internazionale per la salute.

“Cui prodest scelus, is fecit”, scriveva Seneca. E se il delitto è commesso da chi dallo stesso otterrà vantaggi, diventa ancora più complicato individuare il responsabile. A meno che…

A meno che le istituzioni competenti non stiano pensando che il modello della sanità pubblica abbia fatto il suo tempo, e sia ora di cambiare sistema.

Segnali in questa direzione non mancano, se si tiene conto che aumentano sempre più le strutture accreditate private, che ormai svolgono oltre l’80% delle prestazioni di cui hanno bisogno i pazienti. E se al tempo stesso si riflette su quanto sta accadendo  ad una serie di ospedali della città e della provincia.

E’ il caso del presidio di Boscotrecase, chiuso da tempo, con 150 posti letto che non possono essere messi al servizio della comunità nonostante su esso gravi una popolazione enorme, con comuni grandi come Torre del Greco e Torre Annunziata. O del San Giovanni Bosco con 160 degenze inutilizzate, per il quale è stato riaperto solo il pronto soccorso ostetrico. O dell’azienda ospedaliera Federico II con 350 letti liberi. O della Vanvitelli, tuttora in attesa dell’attivazione del pronto soccorso. O   dell’ospedale del Mare, da cui continua la fuga di tanti professionisti a conferma di una situazione di malessere per la quale pagano direttamente i cittadini bisognosi di cure. O del Monaldi, la cui storica Cardiochirurgia è alle prese con lavori di adeguamento alla sala operatoria, per effetto dei quali sono stati accorpati i reparti adulti e pediatrico, con la scomparsa del 40% dei posti letti disponibili.

Il risultato di questa condizione rovinosa in cui versa il comparto è che la gente più facoltosa va fuori regione per curarsi, con il contestuale aggravarsi della crescita della spesa pubblica, mentre chi non ha possibilità economiche di pagarsi una trasferta è costretto a liste di attesa lunghissime. Non è possibile continuare così. Davvero rischiamo di trasformare il diritto universale alla salute in opportunità riservata a pochi. Ma sia chiaro a tutti: non permetteremo a nessuno di realizzare un disegno del genere. Né oggi, né domani. Né mai.