Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi

Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi

29 Novembre 2018 0 Di La Redazione

In circa un decennio il carico di lavoro dei medici di medicina generale è raddoppiato. Le malattie croniche, legate al progressivo invecchiamento della popolazione, all’origine del fenomeno.

Secondo quanto riportato  dall’Undicesimo “Report Health Search” il carico di lavoro è passato da 5,5 visite per paziente all’anno nel 2006 a 9,9 nel 2016. Il quaranta per cento circa degli italiani è infatti colpito da patologie legate all’avanzare dell’età: in particolare, ipertensione (17,4%), artrosi/artrite (15,9%), malattie allergiche (10,7%), osteoporosi (7,6%), bronchite cronica e asma bronchiale (5,8%) e diabete (5,3%).

Eppure, nonostante questi numeri preoccupanti, le risorse dedicate alla medicina del territorio sono sempre più esigue, con forti carenze organizzative. “Serve un grande Piano Sanitario della Medicina Generale, per ristrutturare completamente il comparto”. È l’appello del dottor Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) al 35° Congresso nazionale della società scientifica di  Firenze.

“Il ritardo organizzativo nella dotazione delle cure primarie è la causa dell’allungamento delle liste d’attesa e dell’enorme crescita del costo delle prestazioni, che continuano a gravare sulla medicina specialistica e sull’ospedale – spiega il presidente Cricelli -. Solo il 5% dei generalisti è strutturato in forme associative (le cosiddette medicine di gruppo integrate), anche se sono state lanciate più di 10 anni fa.

Una completa realizzazione di queste modalità di lavoro aggregate permetterebbe di ridurre di più del 50% le liste di attesa per gli esami diagnostici di primo livello (ad esempio le ecografie), che oggi vengono eseguiti dagli specialisti”. “Una migliore presa in carico dei pazienti sul territorio – sottolinea il dott. Cricelli – consentirebbe anche di ottimizzare i ricoveri e le prestazioni dell’ospedale.

Serve una totale ricostruzione della medicina generale.Sarà annunciata la prima Conferenza italiana della medicina generale e delle cure primarie che si svolgerà nel 2020, in cui definiremo gli obiettivi da raggiungere nei successivi 5 anni per realizzare il cambiamento ormai necessario. Sull’instabilità della programmazione del Servizio Sanitario ha contribuito nel tempo anche l’incertezza nella distribuzione dei fondi, che si è susseguita nei documenti di programmazione pluriennale del governo e che ha prodotto conseguenze negative sulle cure primarie”.

Il finanziamento del Fondo Sanitario per il 2018 era stato fissato a 121,3 milioni di euro nel Def (Documento economico finanziario) 2014. La previsione per il 2018 è successivamente scesa a 117,7 miliardi di euro nel Def 2015, per poi essere ulteriormente ridotta a 116,2 miliardi di euro nel Def 2016 e a 115,1 miliardi di euro nel Def 2017, salvo risalire a 115,8 miliardi di euro nel Def 2018.

“Oltre alla completa realizzazione delle forme associative – continua il dott. Cricelli -, il cambiamento deve andare in tre direzioni, partendo dal principio che le cure primarie costituiscono il motore del Servizio Sanitario Nazionale: innanzitutto ai medici di famiglia deve essere concessa la possibilità di prescrivere i farmaci innovativi, finora negata. Vanno aumentati gli investimenti in conto capitale in attrezzature e tecnologie mediche. Deve essere modernizzato il sistema di formazione della medicina del territorio, ancor oggi burocratico e limitato all’insegnamento in aula.

Finora abbiamo assistito alla deliberata volontà di non realizzare il cambiamento. Con la Conferenza del 2020 vogliamo sbloccare questa situazione di stallo, coinvolgendo tutte le forze attive della politica sanitaria: gli specialisti potranno costruire con noi questo percorso interattivo, inevitabile di fronte ai numeri della cronicità”.