Marco Cicala, la guerra al Covid dell’Esercito Italiano

Marco Cicala, la guerra al Covid dell’Esercito Italiano

17 Dicembre 2020 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Funzione prioritaria delle Forze Armate è la difesa dello Stato!!! Le Forze Armate concorrono, altresì, alla salvaguardia delle libere Istituzioni e svolgono funzioni specifiche in condizioni di pubblica calamità e, in altri casi, di straordinaria necessità di urgenza.

Durante la pandemia da Covid-19 le nostre Forze Armate hanno contribuito ad allestire ospedali da campo ed hanno supportato le forze dell’ordine nel mantenere l’ordine pubblico.

Continua, purtroppo, la condizione di clausura in alcune regioni e di semi-clausura in altre e, insieme con le forze dell’ordine anche l’Esercito, l’Aeronautica e la Marina hanno svolto e svolgono funzioni di ordine pubblico. Un ruolo che rivestirà sicuramente a fine gennaio quando, molto probabilmente, inizierà la campagna di vaccinazione.

Abbiamo affrontato questi temi con il Primo Luogotenente Aeronautica Militare Marco Cicala, laureato in attività manageriali, ex-atleta di rilievo nazionale. Dal 1994 al 2000 membro della task-force impegnata nelle aree di crisi all’estero. Decorato con medaglia Nato ed Onu per le missioni di pace. Dal 2000 al 2003: Responsabile Amministrativo e Finanziario della Rappresentanza dell’A.M. presso la Scuola di Volo Sheppard AFB Texas USA. Dal 2012 ai vertici della Rapprentanza Nazionale di Militari: organismo che si occupa di promuovere, favorire e sostenere provvedimenti normativi presso gli organi costituzionali. Dal 2018 ricopre l’incarico di Segretario del Consiglio della Rappresentanza dei Militari Interforze. Componente di diverse associazioni a carattere sociale, culturale, assistenziale, sportivo e religioso.

Come ha vissuto Marco Cicala, la paura della Pandemia ed il lungo lockdown durante la “prima ondata”?

La paura è una componente fondamentale per un militare, quando viene a bussare alla porta, le rispondiamo con l’addestramento, la formazione, lo studio ed il forte senso di appartenenza ad una grande famiglia, preposta al servizio del cittadino. I primi giorni dell’inizio della pandemia, per me, erano giorni surreali, ero incredulo e frastornato, mi facevo tante domande, in cerca di risposte che mi hanno catapultato 25 anni indietro. Ero in servizio a Sarajevo, in piena guerra, nella devastata  Bosnia Erzegovina. Un città spettrale, ai miei occhi increduli, una sensazione che non ti abbandona mai per quello che vedevo e incontravo solo a poco più di un’ora di volo da casa. Lasciavo l’Italia, con il “suo” grande fratello e atterravo a Sarajevo. All’uscita dell’aeroporto non c’erano solo brandelli di case, di vita, ma un’insegna di accoglienza che recitava in inglese, “benvenuti nell’inferno di Sarajevo”. Un altro mondo, irreale, spettrale, da brividi per un venticinquenne partito da Roma. All’inizio del blocco generale a causa della pandemia, ho vissuto sensazioni molto simili, soprattutto la sera tardi, col buio, all’uscita dal ministero, anziché il traffico e tanta gente che si affrettava a raggiungere la stazione Termini, incrociavo il vuoto assoluto; solo colleghi in servizio e tante autoambulanze con lampeggiante acceso e sirene in funzione. Non è stata, certo, una bella esperienza, una sensazione terribile, alla stregua delle sensazioni vissute a Sarajevo. In particolare, quando il pensiero andava ai “poveri” cittadini trasportati dalle autoambulanze, automaticamente lo sguardo andava al cielo, come preghiera per il malcapitato di turno. Un altro episodio è rimasto indelebile, è quello di trovare mia figlia, 7 anni, sull’uscio della porta alle 5:30 del mattino, che mi chiedeva in lacrime di non andare al lavoro; aveva paura per la mia salute. Quella mattina è stata veramente dura spiegare e tranquillizzarla in poco tempo, altrimenti, avrei perso l’unico treno a disposizione per raggiungere la capitale.

Le Forze Armate, come sempre, hanno avuto un ruolo fondamentale durante la “prima ondata”, come saranno impegnate, in un prossimo futuro, per fronteggiare ancora la Pandemia?

Le Forze Armate, non hanno avuto un lockdown, abbiamo continuato le nostre attività principali, assegnateci dalla Costituzione, 24 ore su 24, sette giorni su sette, senza soluzione di continuità. In più, siamo intervenuti perché chiamati alle missioni più svariate, naturalmente in aggiunta ai compiti istituzionali assegnati, nel rispetto delle specifiche peculiarità di ogni Forza Armata. Si è intervenuti nella pronta installazione, dove richiesto, di ospedali da campo, nel trasporto di cittadini italiani colpiti da Covid da e per l’estero, oltre che sul territorio nazionale; concorso diretto ed indiretto nella sicurezza del territorio, nel rispetto delle nuove misure restrittive di mobilità; nel  recupero e prelievo all’estero di dispositivi di protezione individuale al momento, in forte crisi ed enorme richiesta per proteggere ed aiutare gli operatori, medici ed infermieri in prima linea, con forte carenza di giacenze e disponibilità necessarie per fronteggiare l’emergenza; integrazione di medici ed infermieri militari a sostegno e supporto del servizio sanitario nazionale. Si è intervenuti anche, con studio, ricerca ed individuazione di strumenti utili ed idonei nel fronteggiare la carenza degli stessi presso le sale di terapia intensiva, degli ospedali al collasso, nel dare supporto alla popolazione in ogni modo e forma, dalla semplice consegna di una bombola di ossigeno, al recupero di farmaci salvavita per anziani impossibilitati a farlo. Questa è una piccola sintesi, estrema sintesi, dell’operato svolto, in silenzio, con alto spirto di sacrificio da parte di tutte le donne e uomini con le stellette. Permettetemi un deferente pensiero, per i tanti colleghi, che nell’esercizio del dovere, anche in questa emergenza, hanno perso il bene più prezioso, la vita, nel servire al cittadino. Le Forze Armate saranno impegnate sempre più con spirito interforze ed interagenzia, in piena sinergia e cooperazione con tutte le istituzioni, proprio perché è nel nostro dna “la prontezza” nel rispondere in modo efficiente ed efficace ad una minaccia: la pandemia è una seria e grave minaccia. Per il grande senso di devozione alle istituzioni, sono impossibilitato a fare delle osservazioni o delle critiche verso un “Sistema Paese” che, come è sotto gli occhi di tutti, agli albori di questa pandemia, tante cose non sono andate in maniera perfetta per un paese civile ed evoluto, all’altezza della nostra storia. Ritengo che al termine dell’emergenza Covid-19, una presa d’atto andrà fatta. Questa epidemia non è stata solo una grave emergenza, ma anche uno stress-test per tutto l’apparato organizzativo, gerarchico funzionale del sistema istituzionale italiano. Abbiamo tutti il dovere di riflettere ed esercitare severa critica responsabile, non possiamo girarci dall’altra parte, questo non ci appartiene, è un atto dovuto alle migliaia e migliaia di cittadini deceduti per il Covid-19 ed a tutti quelli che a seguito di tale evento avranno conseguenze gravi anche di natura economica, finanziaria e sociale. Inoltre, dobbiamo credere con più forza al valore della coesione e della cittadinanza, non è più accettabile chiedere sempre solo allo Stato cosa può fare, ma interrogarsi su cosa possiamo fare noi per la collettività. Credo che questo dev’essere un must, fondamentale come volano di ripresa in tutti i settori, da parte di tutti i cittadini, ma soprattutto per chi esercita responsabilità pubbliche e collettive, nel servire e non servirsi della funzione pubblica esercitata. Una rivisitazione dell’assetto del “Sistema Paese” credo che sia indispensabile, per rendere in modo sempre più efficiente ed efficace tutta la catena funzionale centrale, territoriale e periferica, le decisioni e risposte sul campo, hanno bisogno di chiarezza, trasparenza e semplicità in tempi rapidi. Con l’attività svolta dalle Forze Armate anche in piena emergenza epidemica, credo che si sia chiusa, un volta per tutte, l’atavica e speciosa strumentalizzazione politica a danno delle Forze Armate, viste con estrema miopia, da chi non conosce per nulla il mondo dei militari, come un’organizzazione costosa composta da “guerrafondai”. Le Forze Armate, ancora una volta, non solo hanno dimostrato capacità, valore e risultati, ma risultano essere completamente ed integralmente un patrimonio di inestimabile valore che appartiene ad ogni cittadino italiano, non solo in caso emergenza o difficoltà. Le donne e gli uomini della Forze Armate ci sono e ci saranno sempre, tra la gente, con la gente, per la gente.

Arriveranno milioni di dosi di vaccino anti-Covid negli hangar della base aeronautica di Pratica di Mare. Lei ci può illustrare come avverrà il trasporto e la distribuzione in tutta Italia?

Non a caso, quando le missioni diventano complicate e complesse, viene chiesto il contributo delle Forze Armate. Siamo abituati a buttare il cuore oltre l’ostacolo, per mentalità, formazione e per addestramento. Quando ad altri appartenenti alla funzione pubblica viene detto di fermarsi, a noi viene chiesto di iniziare ad operare, e questo è un fatto, basta ricordarsi dell’emergenza rifiuti, terremoti, alluvioni, tanto per citare e richiamare un po’ alla memoria i fatti ed i misfatti italiani. Il Commissario Arcuri, ha individuato come punto di arrivo e di smercio dei vaccini, la base aerea di Pratica di Mare, già individuata in passato sempre per eventi di straordinaria importanza per il Paese. Da questa base, con il supporto delle Forze Armate, partirà la distribuzione in modo capillare per tutto il territorio nazionale, avvalendosi anche, non solo del personale in uniforme, ma soprattutto dell’organizzazione strutturata in modo capillare da servire in lungo ed in largo lo stivale. Non meno significativo, a tal proposito, il knowhow dei militari, un’organizzazione operativa alla quale tutte le componenti delle forze armate, nel rispetto delle proprie specifiche peculiarità operative, garantiranno efficienza ed efficacia, nel raggiungere il target assegnato, al fine di operare nel migliore modo possibile e nel più breve tempo possibile. La differenza, oltre alle capacità degli strumenti messi in campo ed al valore incondizionato del personale, la farà l’azione di comodato, specificità tipica dell’essere militare o di chi appartiene al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, unica e di inestimabile valore.