Luca Cuomo, le difficoltà dei cineoperatori nell’era Covid

Luca Cuomo, le difficoltà dei cineoperatori nell’era Covid

25 Marzo 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Quando nel lontano maggio del 2005 avemmo il piacere di incontrare nel suo studio di Via Bersaglieri del Po a Ferrara Dario Franceschini fu forte l’impressione di interagire con uno statista di lungo corso e, a dire il vero, nel tempo non ci ha delusi.

In questa tragica circostanza determinata dalla pandemia ha avuto il coraggio di prendere in considerazione seriamente il comparto del Teatro-Cinema e Spettacolo, consentendo, d’intesa con il CTS la riapertura il 27 prossimo, in assoluta sicurezza di teatri, sale cinematografiche e sale da concerto. Ma qual è l’entità esatta del danno che, causa la pandemia ed i lockdown, sta patendo il comparto? Quando si pensa a questo settore, la mente va prevalentemente ad attori, autori e registi, ma tante maestranze concorrono alla produzione di un lavoro teatrale o di un film. Ci sono i tecnici e proprio con uno di loro, di alto livello, parliamo delle problematiche che attualmente attanagliano questo variegato, complesso mondo.

Luca Cuomo si forma nella Cast Produzioni, società di produzioni attiva nel Sud Italia, dove inizia come montatore e diventa presto un riferimento per produzioni nazionali per conto di Rai, Mediaset, Sky Sport. É stato aiuto regista per alcuni cortometraggi e spot commerciali. Ha diretto cortometraggi, documentari, spot e videoclip musicali. È docente di tecniche di produzione video per laboratori didattici in scuole superiori ed elementari. Dal 2017 è responsabile del settore produzione video della Fairness Agency srls, di cui è socio fondatore.

Come ha vissuto e vive Luca Cuomo la paura della pandemia ed il disagio per le indispensabili misure restrittive?

La pandemia ha inevitabilmente segnato me e la mia visione della vita, in questo periodo l’ansia è stata una scomoda compagna di vita, come d’altronde credo sia accaduto a tutti. Ammetto che il primo pensiero appena scoppiato il Covid in Italia, è stato per la mia salute e quella delle persone che mi sono accanto. Solo dopo ho capito, che forse l’aspetto più grave era quello lavorativo… si era fermata l’Italia e noi come agenzia di comunicazione e produzione video eravamo inevitabilmente fermi con lei. I primi giorni della pandemia sono stati mentalmente devastanti, ma fortunatamente abbiamo trovato la forza di reagire e addirittura produrre qualcosa di buono.

Proprio nel primo lockdown, io e i miei compagni di avventura nonché miei soci nella Fairness agency, Marco Petriccione e Sante Roperto abbiamo trovato il tempo per scrivere un cortometraggio “Appena vedi il mare svegliami” tratto da un racconto proprio di Sante Roperto, prodotta dalla Fairness Agency e diretto da me. Questa “distrazione” mi ha aiutato ad affrontare quel periodo difficile, da un momento così negativo è nato un progetto molto importante ed ambizioso che ci ha portato su piattaforme come Amazon Prime Video. Il piacere di aver condiviso questo progetto si è moltiplicato poiché ho potuto lavorare con Mario Scalino, direttore della fotografia e Gennaro Di Colandrea, attore protagonista del corto, amici da anni.

I lockdown che hanno determinato la chiusura di teatri, sale cinematografiche e da concerto, hanno letteralmente messo in ginocchio il comparto intero. Quali sono le categorie afferenti al settore che ne hanno più sofferto e che attendono con maggiore ansia la agognata riapertura?

C’è un mondo intero dietro ad uno spettacolo teatrale, come dietro un film, uno spot, una fiction o un concerto, ma c’è da fare una distinzione, non contando il lockdown di marzo aprile e maggio, nel quale siamo tutti stati fermi. Nei mesi a seguire le produzioni cinematografiche, grandi o piccole che siano hanno ripreso in qualche modo a lavorare, con affanno ma hanno ripreso, e adesso con le dovute precauzioni continuano a lavorare.

Il Teatro no, tante compagnie hanno inventato modi alternativi di fare teatro pur di lavorare, ma con queste chiusure purtroppo non hanno potuto fare molto. Non dobbiamo solo pensare agli attori, registi o drammaturghi, nel teatro lavorano tantissime figure tecniche come gli scenografi, attrezzisti, costumisti, truccatori, le maschere in sala, i tecnici audio e luci, ecc, queste sono le categorie più colpite che stanno vivendo un momento di totale difficoltà.

Ricorderemo il mondo attraverso il cinema. Bernardo Bertolucci. Qual è il suo rapporto personale con la macchina da presa?

Il mio rapporto con la macchina da presa… ci sopportiamo, la conobbi quando si usavano le videocassette ed io ero un ragazzino che insieme al suo amico Fabrizio immaginava di poter girare film storici con scene di guerra rubate a video giochi.

Adesso sono un po’ cresciuto e qualche cortometraggio sono anche riuscito a farlo, ispirandomi sempre a quei registi che hanno formato la mia anima artistica, mi piace far rivivere nei miei lavori le tecniche cinematografiche tipiche di alcuni maestri del cinema, come nel mio ultimo corto “Appena vedi il mare svegliami” ho provato per qualche minuto a ricreare le tipiche inquadrature di Terrence Mailk , immagini che lasciano fluttuare circostanze visive e auditive senza l’argine di una scansione narrativa, imponendosi di frantumare il dettato della cronologia.

Oppure nello spot che con la mia agenzia abbiamo curato per Pasta Reggia, ho provato a far rivivere le atmosfere di Wes Anderson, con immagini perfettamente simmetriche tra loro, sventagliate e colori pastello, tipici del regista statunitense. Ovviamente tutto questo è possibile sia perché ho un amore viscerale per il cinema ma soprattutto perché ho avuto la possibilità di fare nella vita quello che mi piace davvero grazie alla mia agenzia, la Fairness agency: siamo al quinto anno di età e tanta voglia ancora di crescerere.