Libere riflessioni sull’obbligatorietà del vaccino anticovid (parte II)

Libere riflessioni sull’obbligatorietà del vaccino anticovid (parte II)

5 Agosto 2021 0 Di Letizia Polese

Chiunque eserciti la professione di autista dei mezzi di trasporto pubblico avrà certamente rinunciato da tempo a chiedere ai passeggieri l’esibizione del cosiddetto “titolo di viaggio”, perché sa che dovrebbe farlo a proprio rischio e pericolo. In effetti esiste una minoranza di utenti abitualmente non paganti che, di norma, reagisce alla richiesta con violenza verbale o fisica davanti ad una maggioranza osservante, ma quasi sempre poco solidale con l’aggredito per la paura di essere coinvolta o di perdere tempo. Ci si chiede dunque se, con l’introduzione del “passaporto sanitario”, gli autisti riusciranno nell’impresa di ottenere la visione del biglietto, controllare il “green pass”, imporre l’uso appropriato della mascherina, procedere al conteggio dei presenti a bordo e finalmente partire in orario.

Nel caso di fallimento, si presume che essi debbano ricorrere all’intervento delle forze dell’ordine che, appare del tutto evidente, risulterebbero numericamente insufficienti ad espletare il proprio compito.

In analoghe difficoltà di verifica incorrerà il personale della scuola, cui spetterà quotidianamente di ammettere o respingere centinaia o migliaia di studenti e dipendenti rispettando il regolare inizio delle attività didattiche e amministrative.

A tale proposito ci si domanda se non sia opportuno costituire una cabina di regia di esperti per risolvere la questione della problematicità dei controlli in tutti i settori lavorativi e non. A costoro si potrebbe suggerire di imporre, senza indugi ulteriori, l’obbligo vaccinale universale fin dal primo anno di vita, poiché è data per certa l’efficacia del vaccino nel rendere immuni (ossia “esenti”) dal Covid-19 o, almeno, nel contenere i danni da infezione più deleteri. Ne consegue che ogni altra misura di sicurezza (distanziamento, igienizzazione, aerazione e mascherina) risulta superflua, se non del tutto inutile e d’intralcio alla ripresa della vita normale.

Occorrerebbe rassicurare i milioni di immunizzati sull’impossibilità che essi possano contrarre ancora la SARS2, per lo meno nel periodo di copertura (forse due o tre mesi circa), e chiedere loro di continuare ad avere fiducia nel lavoro degli esperti delle case farmaceutiche, impegnati da anni nella messa a punto di sintesi vaccinali risolutive di ogni genere di sindrome, Covid-19 compreso. Per il momento i tentativi sono incoraggianti, benché abbiano dato luogo a prodotti deludenti e talora tossici.

E’ necessario credere negli scienziati perché è da questi che da sempre vengono le sole conoscenze vere, chiare, esatte ed oneste che l’umanità possiede; perché essi sono gli unici in grado di compiere miracoli.

In conclusione, bisogna convincere i renitenti al vaccino che, se non hanno ancora contratto il Covid-19 in due anni di pandemia, non è per il fatto di aver rispettato le norme di prevenzione o perché il loro sistema immunitario ha funzionato, ma soltanto perché hanno avuto fortuna.

Auguri a tutti noi.