La pelle

La pelle

9 Gennaio 2022 0 Di Antonio Magliulo

Braccio di ferro Governo-Regione sul rinvio dell’apertura delle scuole deciso dal governatore campano, Vincenzo De Luca, cui ha fatto seguito analoga decisione, ma solo per tre giorni, assunta dalla Regione Sicilia. Per il presidente De Luca sui banchi di materne elementari e medie si tornerà a febbraio ma l’Esecutivo nazionale dice di  no  e si prepara ad impugnare l’atto.

A nulla è valso l’appello di  1500 presidi volto a postecipare il rientro in classe per almeno due settimane (mancano mascherine, insegnanti e personale Ata insufficienti perché allettati o isolati dal Covid …) il ministro Bianchi tiene la barra a dritta, dice no al rinvio e, intanto, convoca i sindacati.

Ci sono tanti misteri nella storia di questo Paese, alcuni legati a grandi tragedie (le stragi di Piazza della Loggia e della Stazione di  Bologna, il rapimento e l’uccisione di Aldo  Moro …) ci sono poi misteri buffi che leghiamo al presente perché più vivi nella memoria collettiva e perché adottati in costanza di Covid: i banchi con le rotelle; i monopattini. A bocce ferme, speriamo che qualcuno avrà la bontà di spiegare come mai “banchi mobili” e monopattini (si sta ponendo adesso il problema degli abbandoni e del recupero di questi mezzi) siano finiti nell’agenda delle priorità per contrastare la pandemia.

Ma torniamo alla scuola! Nessuno può misconoscere che la didattica a distanza non è equiparabile all’insegnamento in presenza e tuttavia, di fronte al rischio reale di un’ulteriore impennata di contagi, rispetto ad una pandemia che già ora sta devastando il sistema sanitario, in primis gli ospedali, è lecito chiedersi: vale più la vita o la “cultura scolastica”? La pelle, avrebbe detto il buon  Curzio, o il sapere appreso in classe, per il quale oltretutto navighiamo, mestamente, agli ultimi posti delle classifiche europee?

Oltretutto, ci sarà tempo per recuperare e, vogliamo sperare – una volta usciti dall’incubo pandemico – rifondare un sistema di apprendimento che continua a relegare al ruolo di cenerentole materie come la musica, la storia dell’arte, l’attività motoria, l’educazione civica …  

Dopo il disastro di una “cultura democratica” che è diventata pretesto per sviluppare sottocultura ed approssimazione, suona infatti strana, quanto meno tardiva, questa levata di scudi a difesa di un sistema che si è sfaldato da tempo, per cui non sarà certo qualche settimana in più di insegnamento a distanza a fare la differenza.

Bisogna ricostruire, ribadiamo, tenendo bene a mente che, al di là del Covid, sarà necessario ripartire comunque dalle macerie.