Jacopo Tosti: “Fate sport per divertirvi e non arrendetevi alle prime difficoltà”

Jacopo Tosti: “Fate sport per divertirvi e non arrendetevi alle prime difficoltà”

16 Luglio 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Ha iniziato a giocare a calcio a 5 anni all’R11, una società sportiva di Latina in cui è rimasto per 8 anni. Poi ha giocato per Sermoneta, Polisportiva Carso e San Michele, sempre a livello giovanile nel calcio a 11.
Dopodiché è passato nel calcio a 5 ed ha iniziato a giocare con la Virtus Latina scalo in C2, ha giocato li 2 anni e mezzo, per poi passare allo United Aprilia in serie B, con cui ha disputato 3 campionati. Da Aprile 2021 è all’ADJ Città di Anzio, con cui ha disputato un campionato di serie C1 e 2 campionati di serie B, quest’ultimo culminato con il secondo posto in campionato e la promozione in A2.

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Jacopo Tosti.

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

La pandemia è stata certamente un evento inaspettato e limitante l’attività sportiva e sociale, anche perché ha comportato una serie di restrizioni che tutti hanno dovuto seguire. Per noi sportivi in un primo momento ha significato interrompere l’attività e lockdown totale. Ricordo che da marzo 2020 fino all’estate non abbiamo potuto giocare, ma in quel momento c’erano questioni più importanti a cui pensare, come il cercare di non essere contagiati dal covid poiché i miei nonni sono anziani e la mia preoccupazione maggiore erano loro, poi con il passare del tempo, siccome partecipavamo ad un campionato nazionale, ci hanno consentito di ripartire ma con delle restrizioni molto rigide, ossia tamponi 2 volte a settimana e partite a porte chiuse. Questa seconda restrizione ha creato un’atmosfera surreale perché il giocare senza pubblico toglie quell’adrenalina che possono darti sia i tuoi tifosi quando ti applaudono che gli avversari quando ti insultano o fischiano.
Per fortuna in tutto il periodo pandemico non sono stato contagiato dal Covid, però ogniqualvolta un mio compagno risultava positivo la paura di essere infettato c’era sempre.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Quando è scoppiata la pandemia tutti i campionati di calcio a 5 si sono interrotti e hanno ripreso solamente quelli di interesse nazionale il successivo agosto e, per mia fortuna, disputavo il campionato di serie B quindi ho potuto riprendere a giocare. Sicuramente è stato difficile riprendere dopo tutti quei mesi, però con il passare del tempo siamo riusciti a far passare la ruggine da inattività e ritornare ai livelli precedenti.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Fin da piccolo ho avuto la passione per il calcio ed il primo a farmi innamorare di questo sport è stato mio papà, poi essendo tifoso del Milan è stato facile perché durante l’infanzia e l’adolescenza era uno dei club più forti del mondo con campioni come Kakà, Pirlo, Maldini, quindi era quasi impossibile non innamorarmi di quello sport e quindi decisi di iniziare a 5 anni ed ho giocato a calcio ad 11 fino ai 16, ma poi non mi divertivo più e ho deciso di cambiare, iniziando a giocare a futsal.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è fondamentale per uno sportivo perché ti consente di affrontare nel modo giusto le mille difficoltà a cui si può andare incontro e ti permette di raggiungere obiettivi che, senza di essa, non sarei mai stato in grado di realizzare. Poi ovviamente non basta solo quella, servono anche delle doti genetiche che ti permettono di migliorare la tecnica, la tattica e i gesti di quel determinato sport , e allenatori in grado di sapertele tirare fuori fin da piccolo.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Il mio più grande consiglio è quello di iniziare a praticare lo sport verso i 5-6 anni perché in quel periodo si riesce ad apprendere tutto molto più facilmente e ti ritrovi a 10-11 anni magari già con un bagaglio motorio notevole, rispetto a chi inizia più tardi.
Un altro consiglio è quello di praticare uno sport per puro divertimento e non per accontentare amici e parenti, e di non arrendersi alle prime difficoltà.
L’ultimo consiglio che mi sento di dare è di essere sempre professionali in quello che si fa e di essere un atleta a 360 gradi, quindi seguendo un alimentazione corretta per tutto l’anno e conducendo una vita regolare, perché solo così si può essere sportivi ed ottenere il massimo dalle tue prestazioni.