Italia, oltre 1 milione di malati reumatologici senza diagnosi

Italia, oltre 1 milione di malati reumatologici senza diagnosi

27 Novembre 2022 Off Di La Redazione

In Italia oltre un milione di persone ignorano di avere una malattia reumatologica a causa delle diagnosi tardive: in media passano 7 anni per individuare un caso di fibromialgia o di artrite psoriasica; per scoprire una spondilite anchilosante trascorrono fino a 5 anni mentre per la sclerosi sistemica e l’artrite reumatoide gli anni d’attesa sono rispettivamente 3 e 2.

A fare il punto è la Società Italiana Reumatologia (Sir), in occasione del 59/o Congresso nazionale che si è aperto a Rimini.
    Per invertire la tendenza, la Sir ha avviato un anno fa la campagna nazionale “Diagnosi Precoce”.

Sono stati distribuiti nelle farmacie, della rete di FederFarma Servizi, 100mila copie del booklet “Le malattie reumatologiche: cosa sono, come prevenirle e come riconoscerle”. Altre 100mila copie di quattro leaflet dedicati a singole patologie (connettiviti, artrite reumatoide, fibromialgia e artrite psoriasica) sono state consegnate alle strutture sanitarie. “Attraverso queste pubblicazioni si sono raggiunti, anche grazie ad un’intensa attività on line e sui social media, milioni di pazienti, caregiver e semplici cittadini”, sottolinea la Sir.
    Sono inoltre stati svolti corsi di aggiornamento per i farmacisti proprio sulla diagnosi precoce in reumatologia.
    “Siamo soddisfatti perché abbiamo avviato con successo la prima iniziativa a livello nazionale di sensibilizzazione sull’importanza di riconoscere le prime avvisaglie delle malattie – commenta Roberto Gerli, presidente nazionale della Sir -. In Italia sono oltre 5,4 milioni i pazienti reumatologici ai quali vanno aggiunti le persone che al momento non hanno consapevolezza della propria malattia. Quindi in totale oltre un italiano su dieci è colpito da patologie, più o meno, gravi e invalidanti”.
    Identificare la patologia precocemente, sottolinea Gerli, “ci consente di ottenere una vera e propria prevenzione secondaria.
    Siamo in grado di evitare o limitare fortemente i danni articolari, e quindi la disabilità, causati dal processo infiammatorio scatenato dalla malattia”.