In nome della legge

In nome della legge

2 Giugno 2020 0 Di Antonio Magliulo

Laddove si racconta di scontri politici che si trasformano in sentenze già scritte. Di processi mediatici che consegnano “mostri e santi” in assenza di sentenze di tribunali e senza processi di canonizzazione.

 

L’Asl Napoli 1 Centro finisce nella morsa della giustizia mediatica e viene “sciolta” anticipatamente prima ancora che l’Esecutivo si pronunci sulla proposta, in tal senso, del ministro dell’Interno. Vero è che ben difficilmente il Governo potrà ignorare il lavoro svolto dalla Commissione d’accesso prima e dal titolare del Viminale dopo. Le accuse di infiltrazioni camorristiche sono gravi ed hanno origini antiche. Impossibile ignorarle. Eppure, se legge e legalità in questo Paese hanno ancora un senso ed un significato, non si può misconoscere che al momento siamo ancora nella fase di un percorso avviato nel 2019 ed al quale potrà mettere la parola fine solo un pronunciamento del Governo. Alcuni titoli comparsi sulla stampa che danno per fatti conclamati mere ipotesi di lavoro, certamente fondate ma non conclusive, sono qualcosa di diverso rispetto al semplice e sacrosanto dritto di cronaca.

Ieri sera è toccato alla nota trasmissione Rai, ed al suo bravo conduttore, affondare i colpi sulla gestione della sanità campana targata De Luca. Il piccolo giornale web al quale mi onoro di collaborare dà voce a tutti senza censure. In più occasioni ha dato spazio a numerosi interventi (politici, sindacati, associazioni) che, a più riprese, hanno sottolineato gli aspetti critici della sanità regionale. Senza mai però partire da teoremi precostituiti o da idee preconcette. Ora ci capita di sentire, invece, di collusioni camorristiche che, bontà di qualcuno, non riguarderebbero l’attuale direttore generale, Ciro Verdoliva, perché il manager in carica è “l’ultimo arrivato”. Ed allora chi, fra i predecessori avrebbe chiuso entrambi gli occhi sulle infiltrazioni della delinquenza organizzata nella più grande azienda sanitaria d’Europa? Si facciano i nomi, documentando ovviamente.

Intanto, sempre nel servizio mandato in onda dalla Rai, si denuncia di lavori faraonici svolti nell’appartamento del manager a “costo zero”. E, anche in questo caso, mi viene da pensare che, nel caso, il manager Verdoliva oltre che corrotto deve essere anche scemo. Perdonatemi, Non riesco a crederlo. E poi la questione sollevata in merito alla scelta degli ospedali modulari covid. E qui sicuramente si può discutere sull’opportunità di ricorrere alle strutture prefabbricate ma bisognerebbe valutare se, per ristrutturare vecchi plessi disponibili si sarebbe rispettata la stessa tempistica dettata, giova ricordarlo, dall’emergenza Covid.  E poi, se abbiamo ben compreso, la denuncia della mancanza di servizi igienici nelle strutture modulari di terapia intensiva. E di nuovo, francamente, mi riesce difficile immaginare pazienti in fin di vita (intubati, sedati…) che si alzano dal letto per fare la pipì.

Così come stupisce l’assenza di riferimenti alle azioni intraprese dall’attuale amministrazione per ” ripulire” il San Giovanni Bosco dalla sgradita presenza dei delinquenti: allontanamento dei parcheggiatori abusivi, interruzione del rapporto  con i gestori della buvette, caccia agli “addomesticatori” di formiche e scarafaggi…

Infine un’ultima considerazione sulla reale efficacia dei commissariamenti.  Non hanno recato benefici quelli che, negli ultimi anni, hanno portato a commissariare la ex Asl Napoli 4. Non è andato meglio all’Azienda ospedaliera di Caserta che ha subito analogo ” rimedio”.  Nei due casi citati la gestione commissariale ha segnato l’inizio di un penoso declino le cui conseguenze sono ancora oggi percepibili. Lo stesso dicasi per la gestione commissariale della sanità regionale. Tra tagli lineari e mancanza di programmazione le uniche economie vere sono derivate dal blocco delle assunzioni (13500 operatori sanitari in meno) che hanno determinato però un calo della qualità delle prestazioni erogate senza precedenti.  E, d’altra parte, come si può pretendere che chi arriva a gestire una situazione di possibili collusioni con la delinquenza, possa andare oltre il compitino ordinario improntato al si salvi chi può?

Ed allora, lo abbiamo scritto e lo ribadiamo, cui prodest il commissariamento dell’Asl metropolitana? È proprio questa l’unica via? Faremo fin troppo facile profezia se affermeremo, ancora una volta, che il rimedio, se così dovesse essere, risulterà peggiore del male.