Impianto valvolare aortico percutaneo, ecco le novità

Impianto valvolare aortico percutaneo, ecco le novità

10 Gennaio 2022 0 Di La Redazione

Effettuata in passato nei pazienti inoperabili o ad alto rischio chirurgico la TAVI, acronimo per impianto valvolare aortico percutaneo, amplia le sue indicazioni anche a pazienti più giovani a rischio più basso. «Attualmente i candidati al posizionamento di una valvola cardiaca devono essere attentamente valutati per scegliere la migliore opzione possibile, percutanea o chirurgica; ma la vera novità è che per la prima volta le linee guida della Società Europea di Cardiologia ESC 2021 considerano la volontà del paziente nella scelta del tipo di intervento» esordisce Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia (SIC), precisando che il nuovo documento, presentato durante l’82° Congresso nazionale della SIC svoltosi a Roma lo scorso 9 dicembre, offrono un valido aiuto riguardo la procedura da eseguire.

«La prima cosa da fare è accertare la gravità della stenosi aortica. Altro dato da valutare attentamente è la sintomatologia del paziente: se sono presenti sintomi come dolore toracico, difficoltà nella respirazione o scompenso cardiaco, l’intervento va effettuato in tempi brevi. In sintesi, le nuove linee guida ESC consigliano la TAVI non solo nei pazienti di età uguale o superiore a 75 anni, ma anche in soggetti di età inferiore se sono presenti comorbilità multiple o se sono inoperabili» riprende Indolfi. E Massimo Mancone, professore associato dell’Università la Sapienza di Roma, aggiunge: «Durante la pandemia non sono stati effettuati tantissimi interventi sulle valvole cardiache, sulle coronarie o di prevenzione cardiovascolare e questo si tradurrà in un aumento della mortalità. È quindi necessario organizzare un piano Marshall per potenziare l’attenzione sulle patologie cardiovascolari che rappresentano tuttora la prima causa di morte in Italia. Oggi sono disponibili tecniche mininvasive come la TAVI che consentono una dimissione precoce entro 3-4 giorni dall’intervento senza la necessità di una riabilitazione successiva all’intervento. Il PNRR potrebbe essere un’opportunità per potenziare tali attività e consentire di recuperare gli interventi non effettuati durante la pandemia».

 

 

Fonte: DoctorNews33