Il vaccino più “performante” (III Parte)

Il vaccino più “performante” (III Parte)

22 Aprile 2021 0 Di Miriam Perfetto

La terza parte dell’intervista al Dottore Alfaro circa certezze e dubbi sui vaccini anti-Covid

  1. Come sta procedendo la campagna vaccinale?

In Unione europea (Ue) con troppa lentezza, purtroppo, come ha sottolineato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ci sono problemi sia con la produzione, la fornitura, l’organizzazione delle somministrazioni. L’obiettivo che i cittadini dell’Unione Europea raggiungano entro il 14 luglio l’immunità collettiva (cosiddetta “di gregge”) per il Covid-19 non sembra facilmente raggiungibile, anche se sussiste la forte volontà di tener fede ai propositi. Il Regno Unito (che è fuori dalla Ue) ha somministrato 3 volte più dosi dei tre Stati dell’Ue che sono in pole position, al primo posto la Germania, seguita da Francia e poi dall’Italia.

  1. Quindi l’Italia è nella fascia alta della media europea?

Sì, ma siamo ancora distanti dal target previsto delle 500.000 dosi al giorno per metà aprile. Alla data del 30 settembre 2021, il Piano Vaccinale AntiCovid si propone di raggiungere l’obiettivo di vaccinare l’80% della popolazione. Ciò è ancora possibile, ma richiede una macchina perfetta in tutti i suoi passaggi. Ogni passo falso può inceppare il programma e provocare ritardi nel rullino di marcia. Il problema è la forte disomogeneità tra le Regioni che sono andate un po’ in ordine sparso. L’utilizzo dei medici di base e dei farmacisti potrà dare una svolta decisiva al paino vaccinale. Poi è allo studio la possibilità di utilizzare i siti delle produzioni e della grande distribuzione, le palestre, le scuole, le strutture di associazione per allestire grossi punti di vaccinazione di massa.

  1. Quali sono le categorie che hanno priorità di essere vaccinate?

La prima fascia è stata quella degli operatori sanitari e sociosanitari, degli ospiti e del personale delle residenze per anziani e degli ultra-ottantenni. La seconda fascia è stata rappresentata da personale scolastico e universitario, forze dell’ordine, personale carcerario e detenuti, personale dei luoghi di comunità come assistenti sociali e religiosi. Attualmente, la campagna vaccinale si sta concentrando su ultra-settantenni e persone “fragili”, per cui si intendono i pazienti a partire dai 16 anni con danno d’organo pre-esistente che rende per loro più rischioso contrarre il Covid-19, indipendentemente dall’età. Si tratta di malattie respiratorie, cardiocircolatorie, renali, autoimmuni, epatiche, cerebrovascolari, condizioni neurologiche e disabilità, diabete ed endocrinopatie severe, fibrosi cistica, patologia oncologica ed ematologica, sindrome di Down, trapianto di organo solido, grave obesità, compromissione della risposta immunitaria. Sono compresi anche i familiari e i caregiver che li assistono.  

  1. Ora anche per il vaccino di Johnson & Johnson c’è l’incubo delle trombosi…

Questo è un vaccino prezioso perché si tratta del primo vaccino monodose contro il Covid ed è facile da spedire e conservare. Il Johnson & Johnson (linea Janssen) è basato come Vaxzevria di Astrazeneca su un vettore adenovirale ed è già usato ampiamente negli Usa.  Negli studi clinici ha mostrato efficacia del 67% nel prevenire i casi da moderati a gravi dopo 28 giorni dalla somministrazione, che sale però al 77% nei confronti delle forme gravi della malattia dopo 14 gg dalla somministrazione e all’85% dopo 28 giorni. Il vaccino è stato efficace al 100% nel proteggere contro la morte per Covid-19. L’efficacia è emersa anche nei confronti di ceppi di nuove varianti compresa quella del Sud Africa, dove è stato sperimentato. E’ in corso uno studio su un possibile richiamo, che potrebbe portare l’efficacia complessiva all’80%. I dati preliminari suggeriscono anche che il vaccino riduce le infezioni asintomatiche con un tasso di efficacia dell’88%. Purtroppo, la notizia che gli USA hanno sospeso il vaccino lo scorso 13 aprile in via precauzionale per 6 (poi divenuti 8) casi di trombosi rare e sospette in persone (per lo più donne) minori di 60 anni vaccinate entro 3 settimane (come per AstraZeneca) è stata una doccia fredda per l’Europa che ha dovuto sospendere il lancio del vaccino fino a nuova valutazione dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali.

Il Prac (Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza) dell’Agenzia il 20 aprile ha riconosciuto possibili legami di causa-effetto tra il vaccino di Johnson & Johnson e gli eventi molto rari di trombosi cerebrale che si sono verificati negli USA, ma, dato che i benefici superano i rischi, ne ha consentito l’uso, col suggerimento di aggiungere nel foglietto illustrativo un avvertimento su coaguli di sangue insoliti con piastrine basse, come per il vaccino AstraZeneca. Le indagini dell’Ema sul vaccino di Johnson &Johnson proseguono e sarà imposto alla casa farmaceutica di fare ulteriori approfondimenti, lasciando libere le decisioni su eventuali limitazioni le autorità dei singoli Paesi. In Italia, l’Aifa ha deciso di raccomandarlo agli over 60, come per AstraZeneca.  Una spiegazione plausibile per la combinazione di coaguli di sangue e piastrine basse con questi due tipi di vaccini è una risposta immunitaria anomala, simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina, chiamata “Trombocitopenia indotta da eparina”.

  1. Che si dice invece dello Sputnik V?

Il vaccino russo Sputnik V è sempre a vettore virale come AstraZeneca e Janssen ma è composto da due diversi adenovirus, uno per la prima dose e uno per il richiamo. Secondo gli studi clinici, dopo le due dosi previste offre un’efficacia del 91,6% contro la malattia sintomatica e del 100% contro la malattia grave. L’Ema lo sta valutando. In Italia, l’Istituto Spallanzani lo sperimenterà sulle varianti (sembra essere meno efficace solo contro la sudafricana, ma comunque meglio di altri vaccini) e in soggetti che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca. Il vaccino russo è stato acquistato dalla Regione Campania ma il contratto e la conseguente fornitura sono subordinati all’autorizzazione di Ema e Aifa. Anche un’azienda farmaceutica privata a Monza ha stretto un accordo con la casa produttrice russa per produrlo, se il vaccino sarà autorizzato. E’ già utilizzato diffusamente a San Marino e in molti altri Stati. La Slovacchia però ha lanciato l’allarme di aver analizzato i lotti del vaccino arrivati nel Paese e riscontrato che non avrebbero le stesse proprietà di quello utilizzato negli studi pubblicati.

  1. Ci sono anche dei vaccini che si stanno sviluppando in Italia, vero?

Sì. Il vaccino vettoriale “Grad-Cov-2”, della ReiThera, finanziato dallo Stato italiano, si basa su una tecnologia vettoriale (adenovirus di gorilla). Sarà possibile somministrarlo non prima di settembre. Il vaccino ha diversi vantaggi: non ha bisogno di richiamo (anche se si sta sperimentando pure in due dosi a 3 settimane l’una dall’altra), si conserva a temperatura di frigo e, se necessario, potrà essere adeguato alle varianti in 2-3 mesi. L’altro vaccino italiano è il Takis-Rottapharm, chiamato “e-Vax”. Il vaccino usa un frammento di DNA e viene inoculato con un elettroporatore: uno strumento che dà una “scossa” che permette al frammento di DNA di entrare nelle cellule. Vantaggi del vaccino sono che è facile modificarlo adattandolo alle varianti ed è stabile a temperatura ambiente. La sperimentazione è partita a Napoli, al Pascale, in concomitanza con il San Gerardo di Monza e lo Spallanzani di Roma.

  1. Ho sentito parlare anche dei vaccini cinesi…

Ben 5 vaccini hanno ricevuto l’approvazione per l’uso di emergenza in Cina e in molti altri Paesi, ma restano un mistero data la poca trasparenza dei dati: nessuna sperimentazione di Fase III è stato pubblicata in una rivista scientifica.

Altre domande si dovrebbero porre al dottore ma i suoi piccoli pazienti lo aspettano.

…continua