Il vaccino più “performante” (II Parte)
15 Aprile 2021Ai microfoni di Tutto Sanità si continua a parlare dei vaccini con il dottore Carlo Alfaro, sono state segnate sul taccuino le preoccupazioni di non poche persone, i più timorosi appaiono gli insegnanti, non tutti si fidano dell’AstraZeneca. Si è cercato di trasformare i dubbi e le perplessità in domande che vengono “girate” al dottore Alfaro durante questa intervista.
- La domanda che è sulla bocca di tutti: questi vaccini sono sicuri?
Dobbiamo esaminare separatamente i diversi vaccini. I maggiori dati si hanno col Pfizer in quanto più persone al mondo hanno completato il ciclo vaccinale. L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha pubblicato il 10 marzo il secondo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini Covid-19 in base ai dati registrati nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza fino al 26 febbraio 2021. Le segnalazioni riguardavano soprattutto il vaccino Pfizer (96%), che è stato il più utilizzato fino a quel momento e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%) e il vaccino AstraZeneca (3%). Complessivamente la stragrande maggioranza delle segnalazioni riguarda eventi non gravi e previsti (febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea), di solito il giorno stesso o il successivo e lievemente maggiori dopo la seconda dose rispetto alla prima (la febbre, soprattutto). Già il primo report di farmacovigilanza dell’Ema sulla sicurezza del vaccino della Pfizer dopo l’avvio delle vaccinazioni in Europa, aggiornato al 29 gennaio, e il primo rapporto Aifa, avevano concluso sulla sicurezza della vaccinazione con Pfizer. Intanto l’Ema ha pubblicato il secondo aggiornamento sulla sicurezza del vaccino Pfizer confermando che i vantaggi superano i rischi e ha aggiunto diarrea e vomito come effetti collaterali. Uno studio del Policlinico Umberto I e della Università Sapienza ha appena concluso che c’è stata scarsa o nulla rilevanza clinica degli eventi avversi tra più di 1.000 operatori sanitari vaccinati con due dosi di Pfizer. Più della metà non ha avuto sintomi, tra gli altri si sono registrati, entro 12-24 ore: dolore all’arto sede dell’inoculazione, sintomi simil-influenzali con o senza febbre, linfoadenopatie, più raramente manifestazioni dermatologiche (orticaria, eritema, angioedema), manifestazioni oculari (arrossamento congiuntivale, prurito), sintomi gastrointestinali (nausea, diarrea, dolori addominali). Nessun caso di ricovero è stato necessario anche in presenza dei rari sintomi più gravi (sincope, dolore toracico, difficoltà deambulatorie, cardiopalmo, stato confusionale).
- C’è però l’incognita delle reazioni allergiche…
Ora è noto che le reazioni allergiche/anafilattiche al vaccino Pfizer sono dovute a un eccipiente, il polietilenglicole (Peg), noto anche come macrogol e molto usato contro la stipsi, oltre ad essere presente penicillina, corticosteroidi iniettivi, antiacidi. Non sembra che chi ha allergie inalatorie o alimentari sia più predisposto a questa reazione al Peg. La maggior parte delle reazioni allergiche si sono verificate dopo la prima dose, entro 30 minuti dalla somministrazione. Il Pfizer è associato a un tasso di 5 casi di grave reazione allergica per ogni milione di dosi; Moderna a 3 casi per milione di dosi.
- Il problema maggiore di Pfizer resta la conservazione?
Sì, la catena del freddo, anche se le aziende produttrici hanno annunciato che il loro vaccino può essere conservato anche tra i -25 e -15 gradi per 2 settimane, dunque in un normale congelatore di farmacia, chiedendo alla Food and Drug Administration (FDA) di rivedere le attuali indicazioni di conservazione a una temperatura compresa tra -80 e -60 gradi. Se approvati, i requisiti di stoccaggio meno onerosi fornirebbero un significativo sollievo logistico per il lancio del vaccino in tutto il mondo, in particolare nei Paesi a basso reddito che non dispongono delle infrastrutture necessarie per mantenere le condizioni ultra-fredde.
- Preoccupano molto di più gli effetti avversi di AstraZeneca…
Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, nel nuovo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini, sottolinea che, in base alle valutazioni del suo Comitato per la sicurezza (Prac), i benefici dei vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca nel prevenire la malattia Covid-19 continuano a superare i rischi. Tuttavia, per quanto riguarda AstraZeneca, che adesso ha cambiato nome in “Vaxzevria” a seguito della pubblicazione del nuovo riassunto delle caratteristiche del farmaco, è stata inserita la possibilità di una grave reazione allergica (41 casi di anafilassi su 5 milioni di vaccinati nel Regno Unito) e l’avvertenza sul rischio di eventi di coaguli di sangue insoliti e specifici della vaccinazione. Infatti nella nuova scheda tecnica si raccomanda ai vaccinati di rivolgersi immediatamente al medico qualora si verifichino sintomi ascrivibili a disturbi coagulativi entro 16 giorni dalla vaccinazione, soprattutto se persistenti: affanno, dolori al petto o all’addome, gonfiore o freddo a braccia o gambe, mal di testa grave e insistente o visione offuscata, sanguinamento anomalo, petecchie, ecchimosi al di fuori del sito di vaccinazione dopo pochi giorni.
- Questi problemi di coagulazione, come sappiamo bene, sono il motivo per cui a metà marzo, diversi Paesi europei hanno sospeso AstraZeneca.
Esattamente: su circa 20 milioni di persone vaccinate nel Regno Unito e nell’Unione europea, 25 avevano avuto gravi coaguli di sangue in sedi inusuali (fra i quali casi rari di trombosi venosa dei seni cerebrali, trombosi splancniche e arteriose) associati a riduzione delle piastrine, con 9 decessi. Questi quadri non si erano mai osservati prima della vaccinazione con AstraZeneca. Si ipotizza che il vaccino (forse il suo vettore virale, un adenovirus da scimpanzé) in alcuni individui inneschi un fenomeno auto-immune, con sviluppo di anticorpi che aggrediscono le piastrine e creano attivazione anomala di alcuni fattori di coagulazione, che formano trombi. Il meccanismo sarebbe simile a quello della trombocitopenia indotta da eparina. Gli eventi si sono verificati soprattutto in donne (80%) ed esclusivamente al di sotto dei 60 anni. La loro incidenza si è avuta tra i 4 e i 16 giorni dopo la somministrazione della prima dose di vaccino. Non sembra essere possibile attualmente individuare specifici fattori di rischio o misure preventive (es. prendere un farmaco antinfiammatorio o anticoagulante) di questi episodi trombo-embolici. Il rischio trombotico non è stato individuato invece per i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna). Attualmente in Unione europea i casi sarebbero saliti a 62 con 14 morti e nel Regno Unito a 76 con 19 i morti.
- Perché l’Ema ha riammesso allora il vaccino?
Poiché Ema non ha potuto dire in modo definitivo se i casi segnalati fossero collegati al vaccino AstraZeneca e ha concluso che i benefici superano i rischi (si stima un rischio di morte da vaccino dello 0,00072%, contro un rischio di morte per Covid-19 pari al 3%), ha autorizzato la ripresa dei vaccini negli oltre 20 Paesi europei che precauzionalmente le avevano sospese (tra cui Italia dove lo ha ricevuto 1 milione di persone, Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Norvegia, Islanda e Danimarca). Ema non ha dato indicazioni sulle limitazioni nelle somministrazioni, demandando la decisione ai singoli Stati dell’Ue. La Germania ha riservato il vaccino a chi ha oltre 60 anni dopo che i propri sistemi di monitoraggio della sicurezza hanno segnalato 31 gravi coaguli di sangue su una coorte di 2,7 milioni di persone vaccinate. Anche Spagna, Belgio, Olanda (come il Canada) hanno deciso l’uso sopra i 60 anni, oltre 65 anni Svezia e Finlandia, oltre 70 anni Islanda. La Francia lo ha riservato agli over 55. Danimarca e Norvegia stanno aspettando ulteriori dati. In Italia, dopo la segnalazione di 13 casi sospetti, il Ministero della Salute ha diramato una circolare che precauzionalmente raccomanda il vaccino AstraZeneca per gli over 60 (ma non lo vieta al di sotto di questa età).
- E come si farà con la seconda dose per le persone con età minore di quella cui il vaccino è raccomandato?
In Italia, si utilizzerà AstraZeneca per la seconda dose in tutti quelli che hanno già ricevuto la prima, a prescindere dall’età. Invece la Francia ha deciso per gli under 55 che hanno fatto prima dose con AstraZeneca di utilizzare per il richiamo i vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna. Così sembra orientata a fare anche la Germania. Tuttavia non esistono studi clinici (benché ne sia in corso uno in Gran Bretagna) ma solo sull’animale, che offrano garanzie su questa via. La Spagna sta considerando invece la possibilità di accontentarsi di un’unica dose per le persone sotto i 60 anni già vaccinate. In Gran Bretagna (che ha un’altra agenzia regolatoria, la Mhra, che non ha mai sospeso le vaccinazioni con AstraZeneca) il vaccino viene proposto sopra i 30 anni. Gli Usa non hanno intenzione per ora di usare AstraZeneca.
- Non è che ci aspettano altre brutte sorprese?
Auguriamoci di no, anche se il Prac dell’Ema sta studiando 5 casi di un nuovo disturbo molto raro riportato dopo il vaccino AstraZeneca, una “sindrome da perdita capillare” caratterizzata da fuoriuscita di fluido dai vasi sanguigni che causa gonfiore dei tessuti e calo della pressione sanguigna.
- Ma dopo i 60 anni si può stare sicuri, almeno?
Per gli anziani, il vaccino AstraZeneca sembra sicuro ed efficace. Gli fa da testimonial un grande evergreen della politica e cultura nazionale, di origine sorrentina, il senatore e scrittore Raffaele Lauro, classe 1944, che ha dichiarato: “Ho eseguito la prima dose del vaccino AstraZeneca, senza nessuna reazione o effetto collaterale, e aspetto con fiducia di effettuare la seconda a metà giugno”, approfittando per lanciare il messaggio lungimirante che “soltanto una campagna vaccinale generale, a tappeto, consentirà al nostro Paese di riprendere il cammino interrotto, nella speranza di una nuova consapevolezza civile da parte di tutti”.
Il dottore Alfaro, prima di congedarmi mi dice che dedicherà appena possibile altro tempo ai lettori di Tutto Sanità, parlando del vaccino Johnson.
-Continua