Il Servizio Sanitario Nazionale si è frammentato nel regionalismo ed ha creato disomogeneità

Il Servizio Sanitario Nazionale si è frammentato nel regionalismo ed ha creato disomogeneità

16 Giugno 2023 Off Di Alfredo Garzi Cosentino*

Il dato così elevato della mobilità dei malati campani verso le strutture sanitarie delle altre regioni e le graduatorie dei LEA tra le varie regioni d’Italia, dove la Campania si colloca nelle ultime posizioni, indicano lo stato di salute del SSN nella nostra regione.

Forse da qui dovremmo partire, dal fatto che non ci troviamo più a parlare di un Servizio Sanitario Nazionale ma di venti SSR, sempre più distanti tra loro. Altrimenti non si spiegherebbe una differenza così marcata nell’aspettativa di vita tra le varie regioni del nostro Paese. Pensiamo cosa causerebbe, a partire proprio dalla Sanità, il progetto Calderoli dell’Autonomia Differenziata.

Di fronte a questi fatti, invece, la maggiore preoccupazione è l’attribuzione degli incarichi da Direttore Generale delle varie aziende, piuttosto che degli altri incarichi di alta responsabilità, in un continuo gioco dei quattro cantoni, con poche eccezioni, come se le cose andassero tutte benissimo e i risultati fossero splendidi. Questo succede perché il sistema mette in mano a un solo soggetto sia il controllo, sia le nomine che la gestione, senza il confronto con altri. I cittadini non hanno nessuna voce in capitolo in termini diretti e partecipativi, per intervenire sul diritto principale di una persona.

Il fatto che alcune situazioni siano diffuse anche sul resto del territorio nazionale non diminuisce di una virgola la responsabilità sul territorio, anche per l’assunzione in un’unica persona sia della responsabilità della Giunta che della conduzione politica della Sanità in Campania.

C’è un fortissimo scollamento tra la medicina generale di base e il resto del sistema. Occorre introdurre un rapporto di dipendenza nei confronti del SSN, rompendo questo meccanismo di libera professione tutelata dal sistema pubblico. Sistema che ha finito con l’abbandonare completamente la medicina territoriale concentrandosi esclusivamente sugli Ospedali. Questo impedisce qualunque attività di prevenzione e incide negativamente sia sull’appropriatezza degli interventi che nell’accesso agli ospedali.

La carenza di personale in generale e la mancanza delle professionalità specifiche in alcuni settori delicati è una delle cause della crisi della Sanità. Carenza causata da una mancata programmazione dei fabbisogni, da condizioni di lavoro insostenibili e da retribuzioni non adeguate. La FP CGIL chiede da tempo un Piano Straordinario di Assunzioni e l’accelerazione delle procedure di stabilizzazione del precariato, per che ne ha i requisiti. Così come chiediamo il rinnovo dei CCNL che dia risposte adeguate, al contrario delle scelte del Governo che diminuisce il Fondo Sanitario all’interno del quale si devono reperire le risorse per incrementare le retribuzioni.

Liste d’attesa sempre più lunghe che, oggettivamente, spingono le persone verso le strutture private o l’attività libero professionale intramuraria. Che, invece, potrebbero essere affrontate, in larga misura, con interventi organizzativi che mettano i cittadini al centro del progetto e non il bisogno di altri soggetti.

Una parte sempre più consistente delle risorse è indirizzata verso il settore privato, laddove assistiamo sempre di più al dumping contrattuale e a comportamenti che non rispettano i diritti dei lavoratori. Elementi che, secondo la FP CGIL, devono essere considerati ai fini del riconoscimento e al mantenimento dell’Accreditamento e che, oltretutto determinano una concorrenza sleale tra imprenditori.

I Pronto Soccorso costantemente al collasso e, come abbiamo sempre sostenuto, non era l’emergenza Covid il motivo. Perché se è vero che incide sul numero e la casistica degli accessi, la mancanza di un adeguato intervento della Medicina Generale e della medicina territoriale, ci sono problemi organizzativi che acuiscono il sovraffollamento, sia interni all’area di emergenza, sia – soprattutto – nella capacità di presa in carico dei reparti di degenza, con una gestione che non è sempre funzionale all’interesse dei cittadini e dell’Ospedale.

Se si dessero risposte adeguate a questi problemi, con le proposte che abbiamo avanzato nel tempo, si risponderebbe al diritto alla salute che la nostra Costituzione vuole garantire a tutti i cittadini. Ciò consentirebbe agli operatori di lavorare meglio e di dare un servizio ancora migliore, innescando così un circolo virtuoso che, da una parte innalzerebbe la qualità della risposta sanitaria e dall’altra sarebbe un volano per l’economia di tutto il Paese. Darebbe anche il giusto valore sociale agli operatori sanitari, non soltanto nel momento dell’emergenza Covid, ma giorno dopo giorno.

In un Sistema Sanitario funzionante, perché costruito intorno ai cittadini, forse diminuirebbe anche il numero delle aggressioni che dobbiamo registrare ogni giorno nelle strutture sanitarie. Così che ci si possa dedicare a prevenire e contrastare solo gli atti perpetrati dagli squilibrati e dai delinquenti, nei confronti dei quali la protezione delle forze dell’ordine, attraverso i vari dispositivi, deve garantire la sicurezza degli operatori e degli altri cittadini.

Per migliorare, di molto, la situazione della Sanità in Campania occorre, infine, che tutti i soggetti coinvolti lavorino insieme, portando le proprie idee. Purtroppo, fino a oggi è mancato il soggetto deputato a farlo: la Regione Campania.

 

 

Segretario Generale Fp Cgil Campania*