Il rischio clinico e le funzioni cognitive del medico
19 Novembre 2024Ferdinando Pellegrino è psichiatra, psicoterapeuta, dirigente medico del Dipartimento Salute Mentale ASL Salerno. Insegna presso alcune Scuole di Psicoterapia e Università, responsabile scientifico e docente ad oltre 400 eventi formativi e corsi di aggiornamento ed autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche. Con lui abbiamo affrontato le problematiche relative al fine carriera dei camici bianchi.
Al centro del tuo studio ci sono, questa volta, i medici che vivono l’esperienza dell’invecchiamento nei suoi molteplici aspetti neurodegenerativo e cerebrovascolare.
“L’invecchiamento cerebrale evoca immagini di declino, di inevitabile modifica dell’immagine corporea e del proprio ruolo familiare, lavorativo e sociale. Una condizione che comporta un deficit di memoria e un generale rallentamento delle funzioni cognitive. Si dimentica più frequentemente. Si commettono errori perseverativi con difficoltà di organizzazione della memoria di lavoro, con riduzione dell’efficienza e della capacità di giudizio”.
La riforma dell’età pensionabile e il conseguente allungamento dell’attività lavorativa comporta impegno e tensioni in un’età particolarmente vulnerabile. Diventa un fattore di rischio supplementare da valutare con estrema attenzione.
“Vista la carenza di medici e la situazione emergenziale in epoca Covid, è facoltativo andare in pensione oltre l’età canonica. Con l’età aumenta il rischio di malattie neurodegenerative e cerebrovascolari, soprattutto, in chi soffre di ipertensione, diabete, obesità e di altre patologie – come la fibrillazione atriale – che rendono chi ne è affetto più vulnerabile. soprattutto se opera in strutture sanitare caotiche e disorganizzate. Tutto ciò a danno della proprietà professionale e della sicurezza dei processi assistenziali”.
Quali i disturbi e quale prevenzione per contenere il decadimento neurocognitivo.
“I disturbi neuro-cognitivi (DNC) interessano più domini (attenzione complessa, funzione esecutiva, funzione percettivo-motoria, cognizione sociale, apprendimento e memoria, linguaggio Particolare attenzione deve essere rivolta al Disturbo neuro-cognitivo lieve (già noto come Mild Cognitive Impairment, MCI) che si manifesta in forma subdola con modesto deficit cognitivo verso il quale il soggetto, attua strategie compensatorie o di adattamento per la gestione delle attività quotidiane”.
Mi sembra di intravedere nelle tue parole che il disturbo ha le sue camere magmatiche che è prudente monitorate per contenere il prevenire una probabilità eruttiva.
“Allo stato delle conoscenze non abbiamo alcuna certezza se e quando un DNC lieve evolve in un disturbo maggiore, l’evoluzione del quadro clinico dipende da numerosi fattori, ad oggi non ben identificati.
Motivi che rendono più che mai indispensabile attuare un programma di screening di base sulle funzioni cognitive dei sanitari, con il monitoraggio periodico del loro stato di salute, così come previsto per legge, per l’intrinseca potenzialità di mettere in pericolo la sicurezza dei processi assistenziali”.
In una realtà che definisci complessa. caotica e imprevedibile tra episodi di aggressività, pipistrelli e veleni, fatti reali o presunti di mala sanità c’è una via di fuga dal rischio decadimento che vuoi indicare ai tuoi colleghi?
“La Sanità è sotto pressione. Si parla tanto di sindrome del burn-out, in una fase che – post-pandemica – vede gli operatori sanitari più vulnerabili rispetto allo sviluppo di patologie psichiche o fisiche. È bene prevenire i fattori di comorbilità e sviluppare abitudini di vita sane nel rispetto dell’età per garantire il benessere e la sicurezza stessa dei processi assistenziali”.