
Il mondo della sanità piange Papa Francesco: alleato della cura, medico delle anime
23 Aprile 2025Il mondo della sanità si stringe attorno alla Chiesa nel dolore per la scomparsa di Papa Francesco. Il Pontefice, spentosi ieri mattina nella sua residenza di Casa Santa Marta, è stato ricordato con parole di commozione e profonda gratitudine da medici, infermieri, dirigenti sanitari e istituzioni che negli anni hanno trovato in lui un riferimento spirituale e umano, un faro nella notte delle emergenze sanitarie e sociali.
“La Chiesa come ospedale da campo” – aveva detto Jorge Mario Bergoglio all’inizio del suo pontificato – e proprio quella visione, fatta di accoglienza, prossimità e cura, ha ispirato un rapporto speciale con chi ogni giorno è accanto alla sofferenza. “Il mondo malato perde il suo medico”, ha dichiarato Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. “Con la sua vita ci ha insegnato cosa significa farsi carico della sofferenza altrui: una missione che è anche la nostra”.
Anche le istituzioni sanitarie hanno espresso il loro cordoglio. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha parlato di “profonda tristezza”, ricordando in Francesco una guida spirituale “vicina ai più fragili e agli ammalati”. Il sottosegretario Marcello Gemmato ha condiviso un ricordo personale, commosso dalla presenza del Papa a San Pietro appena due settimane fa, nonostante le condizioni di salute: “Anche nella malattia e nella fragilità non ha mai fatto mancare la sua presenza. Piangiamo un uomo buono”.
Il sentimento è condiviso da Giovanni Migliore, presidente di Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), che ha sottolineato come Francesco abbia saputo “attraversare le coscienze e i cuori, richiamandoci alla cura degli invisibili”. Il suo messaggio resta, oggi più che mai, un monito a difendere il valore dell’universalismo del Servizio Sanitario Nazionale.
Commosso anche il saluto dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il “loro Papa” per definizione, che fin dai primi giorni del suo pontificato li ha accompagnati con affetto e costanza. “Ci lascia un amico vero e sempre presente”, ha detto il presidente Tiziano Onesti. “Non dimenticheremo la sua affabilità con i bambini, la sua capacità di ascoltare il dolore delle famiglie, e la forza delle sue parole che ci spronavano a continuare con tenacia”.
Voce degli ultimi, guida degli operatori
Francesco è stato spesso la voce degli “eroi silenziosi” – come li definiva lui stesso – del mondo sanitario. La Fadoi, federazione dei dirigenti ospedalieri internisti, lo ha ricordato come “un alleato della cura” e difensore convinto dell’umanizzazione della medicina. “In un’epoca in cui la medicina rischia di farsi solo tecnica, la sua guida resta una bussola verso la compassione e l’ascolto”, ha detto il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto.
Un legame speciale è stato quello con gli infermieri. La Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) ha ricordato l’affermazione più volte ripetuta dal Papa: “Gli infermieri mi hanno salvato la vita”, testimoniando un rapporto di fiducia profondo, maturato anche nelle difficoltà della pandemia. Le sue parole al Congresso degli infermieri nel 2018 restano una delle più alte espressioni di gratitudine istituzionale mai rivolte alla categoria.
Anche il sindacato Nursind ha salutato il Pontefice ricordando come “abbia saputo indicare a tutti la rotta dell’amore, della solidarietà e del diritto alla salute come fondamento della dignità umana”.
Papa Francesco ha mostrato al mondo come la sofferenza non sia una sconfitta ma un cammino condiviso, una via alla speranza. La sua presenza nelle piazze vuote della pandemia, il suo sguardo dolce rivolto agli ammalati, i suoi appelli per la pace e la giustizia sociale sono oggi patrimonio di tutti.
“Papa Francesco ci lascia il miracolo della tenerezza come cura”, ha concluso Anelli. “E ci insegna che, nella malattia e nel dolore, possiamo incontrare Dio”.
In questi giorni di lutto, la comunità sanitaria italiana piange un Pontefice amico, medico delle anime, custode dei fragili. Ma ne custodisce il messaggio come guida per il futuro: la cura è amore, e l’amore è rivoluzione silenziosa.