Il Giudice dà ragione ai lavoratori e boccia la tesi dell’Asl Salerno

Il Giudice dà ragione ai lavoratori e boccia la tesi dell’Asl Salerno

27 Novembre 2022 Off Di La Redazione
La Corte Suprema di Cassazione, con propria ordinanza del 22 novembre 2022, dà ragione ai lavoratori e respinge l’appello proposto dall’Asl Salerno che nonostante le ampie ed articolate motivazioni dei giudici di appello della Corte territoriale ha voluto impugnare la relativa statuizione.
I lavoratori rappresentanti dalla FP CGIL Salerno, difesi dall’avvocata Giuliana Alati dell’Ufficio legale della CGIL Salerno (unitamente ad altri lavoratori iscritti rappresentati da altri legali), sono stati tutelati e difesi nei propri diritti anche in Cassazione.
I giudici della Corte Suprema di Cassazione hanno ritenuto, contrariamente alla linea interpretativa dell’Asl Salerno, che il ragionamento seguito dai giudici della Corte di Appello di Salerno era corretto e, quindi, non censurabile. La sentenza di appello aveva accolto parzialmente i motivi e riconosciuto ai lavoratori ricorrenti gli istituti richiesti nel ricorso di primo grado.
I giudici di secondo grado, ebbero a stabilire che tra i dipendenti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato non possono essere poste in essere discriminazioni sulla retribuzione e sulla anzianità lavorativa.
Pertanto, nel rispetto della Direttiva Europea numero 1999\70\CEE e relativo Accordo Quadro al datore di lavoro, pubblico o privato, è imposto l’obbligo del pari riconoscimento giuridico ed economico. Ne consegue che anche ai fini dell’anzianità di servizio, il periodo di lavoro precario deve essere considerato per intero e non al 50 per cento come erroneamente asserito ed applicato nei propri atti dall’ASL Salerno.
Sul punto, la Corte richiama” il principio secondo cui l’anzianità di servizio maturata con più contratti a termine deve essere riconosciuta per intero; quindi, tutta l’anzianità di servizio maturata in virtù dei molteplici contratti a termine precedenti all’acquisizione dello “status” di lavoratori a tempo pieno ed indeterminato vale per intero, a condizione, però, che i lavoratori medesimi, abbiano svolto sempre, indipendentemente, dalla tipologia contrattuale di lavoro loro applicata(non di ruolo o di ruolo) le stesse identiche mansioni”.
Non è ammessa nessuna distinzione tra i due diversi regimi lavorativi (lavoro a termine ed indeterminato) tanto sotto il profilo strettamente economico così come relativamente all’anzianità. C’è voluta la decisione della Cassazione in premessa richiamata per riportare nell’ambito dell’Asl Salerno la piena legalità e la corretta interpretazione di alcuni principi e norme contrattuali dalla medesima violati e non correttamente applicati.

“Per il Comparto Sanità, la pronuncia in questione, rappresenta e costituisce in ragione dei principi dedotti una delle prime decisioni su queste materie, se non proprio la prima in assoluto. Adesso l’Asl Salerno, oltre ad un esborso economico notevole, dovrà con immediatezza correre ai ripari e rivedere la posizione di centinaia di Operatori. Pena una valanga di ricorsi. La FP CGIL invita gli ulteriori potenziali aventi diritto, che risultano essere stati lesi e discriminati in passato, a contattare il nostro Ufficio legale per le necessarie azioni legali” – dichiara Antonio Capezzuto segretario generale della FP CGIL Salerno.