Giornata mondiale del vento, Italia in ritardo nello sviluppo dell’eolico

Giornata mondiale del vento, Italia in ritardo nello sviluppo dell’eolico

15 Giugno 2024 Off Di Giampiero Pane

Il report in occasione del Global wind day:  un solo parco eolico attivo, quello di Taranto. La Penisola quartultima tra le 11 nazioni in Europa in cui sono installate le pale eoliche a mare. «L’Italia ha bisogno di politiche energetiche più coraggiose». L’Italia è in forte ritardo nello sviluppo dell’eolico a mare e a terra rispetto alle altre nazioni europee, in particolare da Germania e Paesi Bassi leader nel settore. A fare il punto in occasione del Global Wind Day del 15 giugno è Legambiente nel nuovo report sull’eolico “Finalmente offshore”. Tra gli undici Paesi Ue in cui è diffuso l’eolico offshore, l’Italia è quartultima in classifica con appena 30 megawatt di capacità installata totale, lontana dal ritmo dettato da Germania con 8.536 MW (di capacità installata totale) e Paesi Bassi (4.739 MW), seguiti da Danimarca (2.652 MW), Belgio (2.261 MW), Francia (842 MW), Svezia (192 MW), Finlandia (71 MW). Peggio del nostro Paese solo Irlanda (25 MW), Portogallo (25 MW) e Spagna (7 MW). Così se in Europa la capacità installata di eolico offshore totale è pari ad oggi a 19,38 GW (poco più del 30% del totale mondiale), l’Italia contribuisce a questo quadro complessivo solo con lo 0,05% del totale, con l’installazione di appena 30 MW nel parco Paleolico nearshore di Taranto, il più grande del Mediterraneo e l’unico realizzato in Italia (fu inaugurato ad aprile 2022 dopo un iter lungo 14 anni, ndr).

Dati migliori, ma poco incoraggianti, arrivano invece dall’eolico a terra, nel 2023 a guidare la top ten dei 10 Paesi che avevano fatto registrare le maggiori nuovi installazioni, rispetto al 2022, Germania (+ 3.296 MW), Paesi Bassi (+ 1.994 MW) e Svezia (+1.973 MW). Al decimo posto l’Italia con 487 MW di nuove installazioni. Il protagonismo soprattutto dei paesi del Nord permette all’Europa dell’eolico a terra di crescere in maniera significativa arrivando a quota 211 GW. Se poi nell’analisi della diffusione dell’eolico a terra in Europa si prende come parametro i KW per abitante, l’Italia con 12.345 MW di capacità totale installata (di cui appena 487MW realizzati nel 2023), scende al 18esimo posto in classifica con 0,21 KW/abitante, ben lontana da Svezia (1,35 KW/ab e con 14.279 MW), Danimarca (1,26KW/ab e con 7842 MW) e Finlandia (1,25 KW/AB e 6957 MW) che sono le più virtuose. Si chiede un serio impegno dell’Italia per le rinnovabili, a partire dall’eolico offshore. Il Paese ha bisogno di scelte politiche energetiche ed interventi coraggiosi che facilitino le rinnovabili. In particolare, sono quattro le proposte presentate: 
1) promuovere il ruolo di Terna nell’implementazione di un adeguato piano di sviluppo dell’infrastruttura di rete (offshore e onshore), coerente con la Pianificazione dello Spazio Marittimo. 
2) Attivare una cabina di regia che permetta di organizzare meglio le richieste di connessione e prevedere un costante dialogo tra Terna, gli operatori del settore eolico offshore e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
3) definire la Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM) che serve ad organizzare al meglio le interazioni fra i suoi usi, per conciliare la domanda di sviluppo con la salvaguardia degli ecosistemi marini. 
4) Più dialogo e coinvolgimento dei territori attraverso un dibattito pubblico costante come accade in Francia, dove per ogni progetto di parco eolico offshore la Commissione Nazionale francese per il Dibattito Pubblico (CNDP) è chiamata a organizzare la partecipazione pubblica con le persone interessate dall’installazione delle turbine.

«L’ok arrivato nella serata di venerdì 14 giugno al MASE con la firma del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin al decreto aree idonee per gli impianti rinnovabili è un grave errore. Lascia carta bianca alle Regioni nella selezione delle aree idonee, di quelle non idonee e di quelle ordinarie. Risultato: il quadro autorizzativo per le rinnovabili diventa ancor più complicato, senza una cornice di principi omogenei», dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Una misura che «avevamo  già criticato nei giorni scorsi insieme a Greenpeace e Wwf parlando di nuova stretta alle fonti pulite. Il Paese ha bisogno di scelte politiche energetiche ed interventi coraggiosi che facilitino le rinnovabili e l’eolico offshore che può diventare un settore chiave per l’economia italiana e per la transizione energetica. Per farlo deve puntare sulle fonti pulite aggiornando in modo ambizioso il PNIEC che dovrà essere consegnato a Bruxelles il 30 giugno e abbattendo i tanti ostacoli che rallentano lo sviluppo sulle rinnovabili. Abbiamo impiegato solo sette anni per arrivare sulla Luna, mentre a Taranto ci sono voluti 14 anni per far vedere la luce al primo parco eolico galleggiante d’Italia e il più grande del Mediterraneo», aggiunge, chiarendo come oggi il rischio è che «i tempi si allunghino anche per i tanti progetti presentati e che stanno riscontrando diversi ostacoli».