Gianpaolo Quarta: “Il karate allena a diventare uomini”

Gianpaolo Quarta: “Il karate allena a diventare uomini”

7 Ottobre 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Gianpaolo Quarta.

medaglia di bronzo ai Campionati europei di Bratislava;
medaglia di bronzo ai campionati europei di Atene;
medaglia d’argento ai campionati europei di Belgrado;
medaglia d’argento ai campionati mondiali universitari di Lille;
medaglia di bronzo ai campionati europei per club Turkia;
pluri campione italiano e internazionale;
 maglia azzurra dal 1993 al 2006;
dal 2019 atleta delle Fiamme Gialle;
dal 2010 preparatore atletico e wellness coach.

La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli, come ha vissuto o come vive, come ha affrontato, come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport.

La prima fase pandemica, quella del 2019, è stata sicuramente uno tzunami, che ha colpito tutti in modo improvviso e devastante. Per noi sportivi, per cui il tempo è scandito da gare, campionati, stage, mesocicli di allenamenti, il vedere annullati i primi appuntamenti a pochi mesi dall’appuntamento sportivo in assoluto più importante, l’Olimpiadi Tokyo 2020, ci ha fatto vivere per troppo tempo in un limbo. Ogni mese venivano annullati campionati e gare e con essi svanivano le possibilità di conquistare punti per le ranking. Dal mio canto, in qualità di preparatore atletico è stato complicato gestire non solo gli allenamenti, ma anche gli stati d’animo degli atleti che spaziavano da un forte senso di rassegnazione, ad una crescente delusione per un obiettivo che piano piano sbiadiva sempre di più.

Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive

Non ho avuto paura, ma puro terrore. Avendo avuto, anni addietro, una polmonite aviaria che mi ha parecchio debilitato e i cui strascichi avverto ancora oggi, ho fatto il possibile, e forse anche di più per evitare il rischio. Non potendo esimermi dall’andare al supermercato per fare la spesa, indossavo guanti, mascherina, occhiali e prima di entrare in casa disinfettavo tutto, dagli abiti, alle scarpe ad ogni singolo prodotto acquistato. Chi ne ha pagato maggiormente le spese è stato il mio povero cane…ad ogni passeggiata seguiva una disinfestazione totale anche per lui.

Insieme alle restrizioni, i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello cosiddetto minore. Cosa è successo in particolare alla sua specialità

La specialità dalla quale provengo è il karate, ed il 2020 era un anno fondamentale per questo sport visto che per la prima volta in assoluto, dopo tanti anni di battaglie, poteva forgiarsi dei cerchi olimpici seppur come sport dimostrativo. Era un evento che per il mondo del karate avrebbe segnato una svolta. L’incertezza l’ha fatta da padrona, la paura di veder naufragare un sogno. Vedere gli atleti che contavano i giorni sul calendario e con essi le gare rimaste a disposizione per raggiungere la qualifica. Uno stress incalcolabile che si aggiungeva alla paura per la tragedia il mondo stava vivendo, e capitava che l’atleta cedeva il posto all’uomo ed alle sue fragilità e angosce.

Chi è stato in famiglia o tra i tuoi amici a spingerti verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni-

Fu mio padre, già judoka e pugile, che fece conoscere il Dojo a me e a mia sorella. Nella sua prospettiva di darci degli strumenti per poterci difendere da un eventuale aggressione. Dopo i primi anni di studio però l’entusiasmo era un po’; scemato. La voglia di cimentarmi in altri sport era sempre più forte. Ma fu a 13 anni, quando mi qualificai al mio primo Campionato Italiano Cadetti, che mi innamorai follemente di questo sport e delle fortissime emozioni che mi suscitava la competizione, il confrontarmi con l’avversario nel massimo rispetto delle regole.

Al di la delle doti personali e delle attitudini quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

La determinazione, lo spirito di sacrificio, la resilienza sono doti importanti per chi vuole raggiungere un obiettivo. Diventano essenziali per chi, come nel mio caso, non si nasce fuoriclasse. La mia fisicità da ragazzino non lasciava presagire grandi vittorie in campo sportivo, anzi, il mio soprannome era “mozzarella” per via della mia carnagione molto chiara e delle forme molto, troppo, morbide. Sicuramente la voglia di raggiungere il podio ai campionati italiani mi ha dato la forza di sostenere i duri allenamenti in palestra e quelli estenuanti in cantina con mio padre come allenatore. La mia giornata iniziava alle 6 di mattina per il primo allenamento cardio, poi dritto a scuola e il pomeriggio, dopo lo studio, 2 ore in palestra di karate o in cantina con mio padre. Se già a 14 anni non avessi avuto forza di volontà ed una forte determinazione non avrei potuto reggere tutto questo.

Se dovessi dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla tua specialità, cosa suggeriresti?

Di divertirsi, di prendere lo sport in generale, e nello specifico il karate, come un allenamento alla vita, dove ci saranno difficoltà, rinunce, avversari che hanno la tua stessa voglia di vincere, ma contro i quali si deve “combattere” rispettando le regole e senza sotterfugi. Questo sport allena a diventare “Uomini”.