Federico Vassallo: “Non abbiate fretta, il lavoro vi ripagherà nel tempo”

Federico Vassallo: “Non abbiate fretta, il lavoro vi ripagherà nel tempo”

16 Maggio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Il calcio è musica, danza e armonia. E non c’è niente di più allegro della sfera che rimbalza.” (PELÉ)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un maestro del calcio: Federico Vassallo.

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Sicuramente non è stato un periodo facile in quanto le attività sono state più volte sospese o riprese con regolamentazioni che, per quanto tutelassero la salute e la diffusione del virus, erano molto rigide e hanno portato anche ad abbandoni.

L’unica soluzione era quella di consapevolizzare gli atleti dell’evento che si stava vivendo, ma allo stesso modo di far percepire la solita quotidianità. Grande compito era anche quello di riuscire a tenere tutti insieme e fronteggiare i vari possibili abbandoni, coltivando e proteggendo la passione che contraddistingue ognuno.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Il periodo mi ha visto fortunatamente “uscente” dal mondo giovanile, entrando invece, a far parte del mondo calcistico dei grandi. Indirettamente ho vissuto tuttavia, una serie rilevante di abbandoni dovuti alla paura e alle restrizione che non permettevano il contatto (elemento fondamentale del gioco del calcio). Allo stesso modo l’aver tolto la possibilità di giocare ha avuto grandi ripercussioni sulla crescita dei singoli ragazzi: la mancanza di esperienze reali del gioco sono venute a mancare e questo ha danneggiato il corretto percorso formativo.

Per quanto riguarda il mondo dei grandi,  le forti restrizioni e l’incapacità di prevedere cosa sarebbe accaduto, oltre alla continua incertezza sul proseguimento dell’attività,  ha portato alcuni atleti a “distaccarsi” dal campo fino ad un miglioramento della situazione. Le ripercussioni tuttavia, si sono manifestate anche dopo, nonostante l’indebolimento della pandemia, alcuni ormai avevano trovato più serenità in una vita priva di calcio, vuoi per pigrizia e sedentarietà,  vuoi per ancora paura o aver trovato nuove passioni.

Chi è stato, in famiglia o fra gli amici, a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua “folgorazione”, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

La passione per il calcio e la competitività le considero due caratteristiche innate. Vengo da una famiglia abbastanza sportiva, tutti sport tuttavia individuali e a carattere pressoché amatoriale. È stato amore a prima vista.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

È fondamentale. Bisogna saper resistere,  riconoscere gli errori commessi e trarre sempre nuovi insegnamenti. Non importa quante volte cadi, ma come ti rialzi.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi  che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Di non avere fretta, di coltivare la passione per questo sport, rimanendo umili e comprendo che c’è sempre tempo, spazio e possibilità di imparare. 

Non darsi mai per vinti e tanto meno per perfetti e completi.