Federcardio: no al pagamento trimestrale per i centri accreditati

Federcardio: no al pagamento trimestrale per i centri accreditati

7 Novembre 2019 0 Di Bruno Buonanno

I tetti di spesa fissati sulla base della trimestralizzazione finiscono per esaurire i budget anzitempo e per lasciare scoperti gli assistiti per un certo lasso di tempo.

Federcardio – associazione professionale di cardiologi – fu costituita nel 2011 a Salerno dalla specialista Natalia Magnoni che, in qualche anno, riuscì a raggiungere il riconoscimento di “associazione rappresentativa”, che consente a Federcardio di partecipare ai tavoli di trattativa regionale e delle singole Asl. Dal 2011 Federcardio (raggiungibile via mail utilizzando federcardio2018@libero.it) ha come presidente Silvio Siciliano, noto cardiologo napoletano che per anni e anni ha lavorato nell’ospedale Monaldi come responsabile dell’Utic, l’unità di terapia intensiva coronarica.

Presidente Silvio Siciliano, la sua associazione sembra critica sulla trimestralizzazione dei pagamenti alle strutture convenzionate e sembra sollevi dei dubbi sull’organizzazione di alcune aziende sanitarie.

“La trimestralizzazione dei pagamenti ha ripercussioni sulla qualità dell’assistenza, perché gli accertamenti diagnostici sono in pratica disponibili per 45 giorni mentre vengono negati negli altri 45 perché il budget è esaurito. Questo ha pesanti ripercussioni sulla popolazione meno abbiente che, evitando lo specialista convenzionato, rinuncia alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura della propria malattia. Inoltre specie in un’Azienda sanitaria, la Napoli 3 Sud, il diverso saldo delle competenze e la difforme attività di controllo favorisce di fatto alcuni accreditati a discapito di altri. Eppure quest’azienda ha un unico direttore generale che dovrebbe impartire regole valide sempre e per tutti. O sbaglio?”

Infartuati, pazienti con gravi aritmie e migliaia di cardiopatici sono stati curati proprio da lei nel Monaldi. Ora Federcardio sembra critica sui trapianti pediatrici che dovrebbero essere effettuati in quella struttura sanitaria.

“Nell’Azienda ospedaliera dei Colli e in particolare nel Monaldi è scaturito un mostro a tre teste – spiega il presidente Silvio Siciliano – con un centro per il trapianto pediatrico fino a 10 anni, un altro per il trapianto cardiaco tra i 10 ed i 18 anni e il terzo storicoper la Campania e il Monaldiper il trapianto cardiaco riservato agli adulti. Forzando la legge che prevede che il trapianto pediatrico può essere effettuato solo in ospedali pediatrici, perché è necessaria la disponibilità di tutte le specialità pediatriche che il Monaldinon ha. Intanto è stata portata avanti una battaglia per un numero di casi annui da conteggiare con una mano: tra il 2002 e il 2013 in Italia sono stati realizzati 253 trapianti di cuore di cui 91 al Bambin Gesùdi Roma, seguito a distanza dal Papa Giovanni XXIIIdi Bergamo con 39, distanziato dal Monaldicon 17 trapianti. In media 1,3 trapianti per anno nell’ospedale napoletano. Sarebbe più logico tenere in cura a Napoli i bambini da trapiantare iscrivendoli nella lista del Bambin Gesùe facendosi carico delle spese sostenute dai loro familiari. Si dovrebbe tenere presente che la curva di apprendimento e di perfezionamento nell’esecuzione di un atto medico è in relazione al numero delle volte che viene eseguito”.

Presidente Siciliano, ritorniamo a Federcardio e ai problemi che la trimestralizzazione provoca ai cittadini.

“L’interruzione della continuità delle cure è la più grave conseguenza dell’assistenza ambulatoriale accreditata. In Campania purtroppo si lavora a singhiozzo. La continuità delle cure è peculiare per l’incidenza delle cardiopatie nella popolazione: il 44 per cento dei decessi in Italia è dovuto a patologie cardiovascolari e una costante opera di prevenzione e di cure può ridurre drasticamente questi dati evitando il sovraffollamento nei pronto soccorso. Come associazione chiediamo alla Regione un contratto di branca e l’apertura – appena eliminato il commissariamento della sanità regionale – di un tavolo di confronto valutando le nostre proposte che partono dall’insufficienza del fondo sanitario regionale destinato alla cardiologia accreditata. I pazienti dovrebbero essere individuati con un “codice di patologia” per infartuati, scompensati, ictati, trapiantati che servirebbe per ridurre il significativo aumento degli accessi di questi pazienti in pronto soccorso”.