Emanuele Vassalli, l’Italia tra i primi Paesi per obesità in età infantile

Emanuele Vassalli, l’Italia tra i primi Paesi per obesità in età infantile

22 Ottobre 2021 0 Di Pasquale Maria Sansone

Le cause principali dell’obesità infantile sono da ricercarsi nell’alimentazione, nell’attività fisica e nella genetica. Sin da bambini bisogna seguire un’alimentazione equilibrata, fare movimento e praticare sport. Anche se si ha una predisposizione genetica all’obesità, seguendo uno stile di vita sano, si potrà prevenire il sovrappeso e quindi lo sviluppo di obesità. La pratica dell’attività sportiva si può cominciare dai 3 anni in poi, eccetto il nuoto, che può essere praticato già dai primi mesi di vita. Gli sport di squadra, dai 6-8 anni, utili per sviluppare nel bambino il senso della collaborazione con gli altri. L’atletica leggera, sempre dai 6-8 anni, per dare una base motoria per la pratica di altre discipline. La ginnastica già dai 3-4 anni, per favorire lo sviluppo dell’apparato muscolo scheletrico e delle articolazioni e per aiutare ad acquisire sicurezza di sé. Il tennis e la scherma, sono sport individuali, definiti asimmetrici, si possono praticare dai 6-7 anni, ed infine la danza, per una postura corretta e per donare grazia nei movimenti, dai 5 anni. E’ comunque importante che il bambino faccia movimento, così da irrobustire i muscoli e l’apparato scheletrico, predisponendolo verso lo sport vero e proprio.

Oggi diamo la parola ad Emanuele Vassalli specializzato nell’allenamento calcistico dei piccoli.

 Laurea in Scienza e Tecniche dello Sport ed esperienza di 4 anni come preparatore generale e specifico in ambito calcistico; Esperto di lavoro di squadra nonché promotore dello Sport  per i bambini attraverso l’organizzazione e la gestione di centri estivi multidisciplinari.

Come ha vissuto e vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

Ho sempre creduto, e continuo a farlo, che dalle difficoltà nascono le migliori opportunità e questo mantra mi ha accompagnato durante tutto il periodo della pandemia. Nella quotidianità pre Covid spesso ci siamo lamentati di “non avere tempo”, poi tra paure ed incertezze è arrivato il momento di canalizzare in maniera produttiva le restrizioni e i protocolli imposti. Ho cercato di massimizzare il tempo a disposizione studiando e progettando molto convinto che questa fosse la strada giusta per uscirne migliorato e pronto alla ripresa delle attività. La pandemia ci ha segnato, è chiaro, ma forse oggi siamo un popolo “educato” alla prevenzione, istruito al rispetto delle linee guida e molto intelligente perché abbiamo imparato a combattere e convivere con un ospite pericoloso in grado di segnare un’epoca; e forse nella difficoltà e nella paura abbiamo colto proprio un’opportunità di crescita.

Quanti danni hanno causato allo Sport in generale ed al Calcio in particolare le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?

Paradossalmente se dovessi rispondere a questa domanda pensando ai numerosi risultati ottenuti dalle nazionali italiane negli ultimi mesi, a prescindere dal calcio, direi che i danni sono stati pochi; Invece un dato preoccupante è proprio la disparità di gestione a livello sportivo dei Professionisti e dei Dilettanti, ovvero di coloro che guadagnano molto e di quelli che guadagnano poco o niente, di chi lo fa per lavoro e chi lo fa per passione, di chi è idolo e di chi è sognatore. Soffermarsi su questi dettagli però sarebbe riduttivo, ci sarebbe da chiedersi invece come mai l’Italia è una delle poche nazioni dove non è previsto l’insegnante di educazione fisica nelle scuole elementari? Sarà forse questa una delle cause che ci vede ai primi posti come indice di obesità in età infantile? 

Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute?

Tutti gli studi scientifici affermano l’importanza dell’attività fisica come fattore di benessere dell’individuo e personalmente essendo un promotore della stessa, attribuisco un valore infinito a tale binomio. L’attività sportiva, dalla maratona alla camminata passando per la partitella tra gli amici, ci aiuta a prevenire malattie, a socializzare, a stare meglio con noi stessi, del resto..mens sana in corpore sano.

Cosa le ha dato il Calcio in termini di crescita personale, sociale e professionale?

Il Calcio è da sempre la mia passione, è una dipendenza della quale non posso fare a meno. La mia dose quotidiana è viverla in tutte le sue sfaccettature. Sono cambiati i sogni nel cassetto, da piccolo sognavo il mio nome su tutti gli album di figurine, adesso mi occupo di Preparazione fisica e contribuisco affinché qualcuno possa arrivare su quell’album, ma il mio obiettivo resta sempre quello di fare di una passione un lavoro. La continua voglia di studiare, programmare, valutare, conoscere, confrontarsi, spostarsi costantemente mi spinge a superare tutte le difficoltà che si possono incontrare nel panorama calcistico, chi frequenta questo mondo sa che non è semplice, ma è quello di cui ho bisogno.