
Disuguaglianze in sanità, Oms: aspettativa di vita ridotta fino a 33 anni
7 Maggio 2025Le disuguaglianze sociali stanno accorciando l’aspettativa di vita anche di decenni: fino a 33 anni tra i Paesi con i migliori e i peggiori risultati di salute. A lanciare l’allarme è il nuovo World report on social determinants of health equity pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo il rapporto, i determinanti sociali – come accesso a casa, istruzione e lavoro dignitosi – pesano sulla salute più di fattori genetici o dell’accesso ai servizi sanitari.
«Il nostro mondo è diseguale. Dove nasciamo, cresciamo, viviamo, lavoriamo e invecchiamo influenza in modo significativo la nostra salute e il nostro benessere», ha dichiarato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.Il documento evidenzia che le disuguaglianze sanitarie seguono un “gradiente sociale”: chi vive in aree svantaggiate, ha redditi più bassi e meno anni di istruzione soffre di peggiori condizioni di salute e vive meno anni in buona salute. Queste disuguaglianze si aggravano per popolazioni soggette a discriminazioni, come i Popoli Indigeni, che hanno aspettative di vita inferiori rispetto alla media nazionale.
Il rapporto segnala che i bambini nati nei Paesi più poveri hanno 13 volte più probabilità di morire prima dei 5 anni rispetto ai coetanei dei Paesi ricchi. Chiudere questo divario potrebbe salvare ogni anno 1,8 milioni di vite infantili. E se la mortalità materna globale è diminuita del 40% tra il 2000 e il 2023, ancora oggi il 94% dei decessi avviene in Paesi a basso e medio reddito. In molte nazioni ad alto reddito, permangono differenze etniche: ad esempio, le donne indigene hanno un rischio fino a tre volte maggiore di morire di parto.
L’Oms avverte che per rompere il ciclo servono misure strutturali: ridurre le disuguaglianze di reddito, superare discriminazioni, affrontare i conflitti e gli impatti dei cambiamenti climatici. «Il cambiamento è possibile», sottolinea Ghebreyesus, che chiama governi e società civile ad agire collettivamente per investire nei servizi pubblici, combattere le ingiustizie strutturali e rafforzare la protezione sociale, oggi carente per 3,8 miliardi di persone nel mondo.