Digiuno intermittente per un sistema immunitario più forte

Digiuno intermittente per un sistema immunitario più forte

21 Luglio 2022 0 Di La Redazione

Secondo uno studio pubblicato su BMJ Nutrition, Prevention & Health, digiunare periodicamente in maniera intermittente può ridurre il rischio di ricovero o morte nei pazienti con COVID-19.
«Il digiuno intermittente potenzia alcuni meccanismi di difesa dell’ospite e modula la risposta infiammatoria. Il digiuno a bassa frequenza potrebbe quindi associarsi a una maggiore sopravvivenza e a un minor rischio di comorbilità correlate a COVID-19» spiega Benjamin Horne, dell’Intermountain Medical Center di Salt Lake City (Stati Uniti), primo autore dello studio. I ricercatori hanno studiato in dettaglio le associazioni del digiuno periodico con la gravità di COVID-19 e con l’infezione iniziale da SARS-CoV-2 in una struttura di assistenza secondaria a Salt Lake City, con follow-up in un sistema sanitario integrato di 24 ospedali. Sono stati valutati 205 pazienti risultati positivi al test per SARS-CoV-2 e i loro dati sono stati confrontati con quelli di 1.524 persone con esiti misti al test. I pazienti hanno riferito direttamente la loro storia personale di digiuni periodici di routine durante tutta la vita. L’esito primario dello studio era un composito di mortalità o ricovero, ed è stato valutato mediante regressione di Cox fino a febbraio 2021 con analisi che consideravano 36 covariabili. La positività al test era invece l’esito secondario.
I soggetti che praticavano un digiuno periodico (n=73; 35,6%) lo avevano fatto per 40,4 anni in media prima di ricevere la diagnosi di COVID-19. L’esito composito si è verificato nell’11,0% di coloro che digiunavano periodicamente, e nel 28,8% di coloro che non lo facevano, con un hazard ratio di 0,61 a favore del digiuno. Le analisi multivariabili hanno confermato questa associazione. Altri fattori predittivi di ricovero o mortalità erano l’età, l’etnia ispanica, precedente infarto miocardico, precedente attacco ischemico transiente e insufficienza renale, e vi erano tendenze di associazioni per razza, fumo, iperlipidemia, malattia coronarica, diabete, insufficienza cardiaca e ansia, ma non per consumo di alcol. Nell’analisi secondaria, il COVID-19 è stato diagnosticato nel 14,3% di coloro che praticavano il digiuno e nel 13,0% di coloro che non lo facevano. «Il digiuno periodico potrebbe essere considerato una terapia complementare alla vaccinazione, che può fornire supporto immunitario e controllo dell’iperinfiammazione durante e oltre la pandemia» concludono gli autori.

 

 

 

Fonte: DoctorNews33