Diego Kent: nella vita costanza, sacrificio e attenzione fanno la differenza
31 Agosto 2025

Ci sono città famose che hanno dato i natali a musicisti importanti. Livorno non è da meno perché qui, nel 1863, è nato Pietro Mascagni. La musica quindi è di casa. Il cantautore Diego Kent ha rinverdito questa tradizione. Giovanissimo, infatti, si è avvicinato al pentagramma per non lasciarlo mai più.
Alla musica, non essendo figlio d’arte, si è praticamente avvicinato da solo. Cosa ha fatto scoccare la scintilla?
Non sono figlio d’arte, ma la musica ha sempre fatto parte della mia vita. Mia mamma canta perennemente in casa, mentre fa le faccende, persino quando torna a casa in motorino. Questa sua presenza “in musica” mi ha inevitabilmente contagiato, tanto che anche i miei amici mi prendono in giro perché canto sempre; e quando non lo faccio è solo perché non sono dell’umore giusto.
In famiglia la musica non è mai mancata: mia madre è un’ascoltatrice assidua di radio – soprattutto RDS, ma in realtà spazia su tutto, e mio padre fa serate di Karaoke. Ho persino un bisnonno che suonava la chitarra ed è stato turnista per Claudio Villa in diversi concerti. Ancora oggi, all’età di 97 anni, quando lo vado a trovare suona spesso i classici della musica italiana.
La scintilla vera e propria, però, è arrivata dal teatro. Ho sempre cantato, ma è stato il palcoscenico a trasformare quella che era una passione in qualcosa di più: prima con il teatro musicale, dove cantavo, ballavo e recitavo, e poi sempre di più verso il canto vero e proprio, fino a farne una professione
La sua musica viene fuori da un cocktail di esperienze diverse. Quale è la caratteristica fondamentale del suo sound?
Credo che la parola giusta sia autenticità. Non inseguo un genere preciso: nelle mie canzoni c’è quello che vivo ogni giorno, dalle piccole cose della routine ai pensieri più profondi. Mi piace mescolare ironia e malinconia, leggerezza e intensità, perché la vita è proprio questo miscuglio.
Non penso di avere ancora un sound “definito” e cristallizzato, anche perché ascolto davvero di tutto – dalla musica italiana, che prediligo, a quella internazionale. Quello che cerco di fare è portare dentro le canzoni frammenti di quotidianità, frasi che fanno parte della nostra vita di tutti i giorni, ma dette in modo diverso, meno scontato.
Spesso le parole arrivano insieme alle melodie: certi suoni mi portano dietro immagini, ricordi, emozioni di momenti precisi, e allora scrivere diventa quasi un lavoro di incastro naturale. È come se i pezzi fossero già lì, pronti a combaciare. Tutto nasce in maniera molto istintiva, ed è forse proprio questa spontaneità a definire più di ogni altra cosa il mio modo di fare musica.
Quali sono i cantautori di ieri e di oggi ai quali si sente particolarmente vicino?
Sicuramente i grandi classici della scuola cantautorale italiana, da De André a Rino Gaetano, perché hanno saputo raccontare la realtà con occhi diversi. Oggi guardo molto anche alla scena indie e pop contemporanea: artisti come Calcutta o i Pinguini Tattici Nucleari hanno dimostrato che si può essere sinceri e allo stesso tempo parlare a un pubblico vasto.
In realtà, io amo tutta la musica. Riesco a prendere qualcosa da qualsiasi artista, anche da chi magari non sento “mio” a livello di stile: spesso sono i dettagli a colpirmi, una frase, un suono, una sfumatura che resta impressa. Ed è proprio questo che mi piace: scoprire come ogni autore riesca a lasciare la propria “firma”.
Baglioni, Battiato, Battisti, ma anche Tiziano Ferro ed Elisa: ognuno di loro ha delle caratteristiche che mi affascinano. E se guardo fuori dall’Italia, non posso non citare Ed Sheeran, The Weeknd o i Queen. Quello che ammiro è proprio la capacità di lasciare un segno, un dettaglio riconoscibile, una traccia che rimane anche quando la canzone finisce.
È quello che vorrei riuscire a fare anch’io un domani: lasciare nelle persone che mi ascoltano quelle sfumature, quei piccoli tratti distintivi che rendono unico un artista.
Musica e stili di vita. Sport ed alimentazione che ruolo giocano?
Sono fondamentali, anche se spesso ce ne dimentichiamo. Scrivere e cantare richiedono energia mentale e fisica, e se sto bene con me stesso riesco a dare molto di più anche nella musica. Lo sport e un’alimentazione bilanciata mi aiutano a trovare quell’equilibrio che diventa la base per ogni ispirazione.
Faccio questo mestiere dal 2015-2016 e ho attraversato momenti molto diversi: ci sono stati periodi in cui ero tormentato e riuscivo comunque a scrivere, ma ho capito che senza “mente in salute” è difficile trovare le energie giuste. Quando sono troppo stressato e senza respiro, la creatività si blocca. Al contrario, quando mi sento lucido, vitale e leggero, le idee arrivano naturalmente: canzoni per me e, a volte, persino spunti che immagino per altri artisti. La verità è che la qualità di vita si costruisce nelle piccole abitudini quotidiane.
Costanza, sacrificio e attenzione fanno la differenza. Ogni buona abitudine che inserisci nella routine diventa un tassello in più per affrontare la musica – e la vita – con lucidità. Per me, l’alimentazione e lo sport non sono dettagli: hanno un peso enorme, perché determinano il mio livello di ispirazione e la mia capacità di trasformare quello che vivo in canzoni.
Sicuramente ha tanti progetti da portare avanti. Tra questi c’è n’è uno a cui tiene di più?
In questo momento il mio obiettivo principale è portare la mia musica dal vivo il più possibile. Il contatto diretto con le persone è la cosa che mi dà più forza e più senso. Poi sì, sto scrivendo nuovi brani e penso a un disco, ma la verità è che il progetto più importante è far arrivare le mie canzoni a chi può sentirsi meno solo ascoltandole.
Ho tante idee, anche sul fronte delle collaborazioni: mi piacerebbe lavorare con altri artisti, soprattutto emergenti, perché credo che oggi la scena italiana stia offrendo proposte molto interessanti. Negli anni, ho già scritto sigle, brani per altri e collaborato in vari contesti, ma ora sento forte il bisogno di concentrarmi sul mio percorso da solista.
Dal 2016 al 2022 ho fatto parte di una band, dove le decisioni creative erano condivise tra tre penne. È stata una scuola importante, ma oggi mi affascina l’idea di avere la responsabilità totale delle mie scelte artistiche. Per questo sto lavorando al mio primo album, un progetto che prevede otto brani: i primi sette ispirati ai colori dell’arcobaleno e un’ottava traccia “bonus” che chiuderà il cerchio. Parallelamente voglio costruire un repertorio solido di inediti per proporre live autentici, con qualche cover, ma soprattutto con la mia musica.
Mi sono dato uno-due anni per realizzare questo progetto e per intrecciarlo con collaborazioni nuove. È già tutto scritto nella mia testa: ora si tratta solo di metterlo in pratica.



