Daniele Marino, l’arte può far crescere un Paese

Daniele Marino, l’arte può far crescere un Paese

10 Marzo 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

“Recitare è dolore, estasi del movimento, affettazione del divenire, occultazione del presentare. Recitare è entrare nel personaggio e uscire, entrare e uscire, avanti e indietro, e non vorrei andare oltre in questa similitudine…” Roberto Benigni

Insomma l’uomo che, quotidianamente, recita una parte ha dalla notte dei tempi avuto, sia la necessità di drammatizzare, fingendo, sia la necessità di assistere ad una drammatizzazione a scopo catartico.

Come è possibile rinunciare a tutto questo, in special modo in tempo di Covid? Dario Franceschini, Ministro della Cultura sembra aver compreso la lezione e, pertanto dal 27 prossimo sembra proprio che sarà possibile rifrequentare teatri e sale cinematografiche in assoluta sicurezza.

Ne parliamo con un attore a tutto tondo: Daniele Marino.

La sua formazione: 2010-2019 Stage con Luca Zingaretti, Massimiliano Civica, Francesco Saponaro, Pino Carbone; 2008-2010 Accademia d’Arte Drammatica Teatro Bellini di Napoli diretta da Alvaro Piccardi; 2004-2006 Università Popolare dello Spettacolo di Napoli diretta da Mico Galdieri; 2002 Acting Lab di Roma a cura di Alessandro Pultrone e Antonio Tallura.

Il TEATRO:

2018-2020 Fronte del porto adattamento di Enrico Ianniello regia Alessandro Gassman; 2017 In attesa di giudizio da Thomas Bernhard adattamento e regia Roberto Andò; 2017-2018 Tito Andronico adattamento di Michele Santeramo regia Gabriele Russo; 2014-2018 Qualcuno volò sul nido del cuculo di D. Wasserman regia Alessandro Gassman; 2012-2014 La Grande Magia di Eduardo De Filippo regia Luca De Filippo.

La TV:

2019 Il commissario Ricciardi miniserie (ruolo di puntata) regia Alessandro D’Alatri; 2010 I delitti del cuoco miniserie (piccolo ruolo) regia Alessandro Capone; 2006 La Caccia miniserie (piccolo ruolo) regia Massimo Spanò; 2005 La Squadra serie (ruolo di puntata) regia Stefano Amatucci; 2012 La Ciociara di Annibale Ruccello da Moravia regia Roberta Torre; 2010 Bizzarra di Rafael Spregelburd regia di Manuela Cherubini.

Il CORTO:

Il primo bacio per Napoli Film Festival regia Daniele Russo; Andata al calvario regia Giovanni Meola con Mariangela D’Abbraccio

Gli SPOT:

Videoclip TheRivati regia Loredana Antonelli; Villa Mirabilis regia Mario Sposito; City Fashion Store regia Giada De Gregorio; Escape Room regia Giuseppe Tuccillo; Puok Pub regia Giuseppe Tuccillo; Estate da Re Stagione lirica teatro San Carlo; Anno del Cuore regia Luca Lucini;

Come ha affrontato ed affronta Daniele Marino la paura della pandemia ed il disagio per le inevitabili indispensabili misure restrittive?

Cercando di restare concentrato su quello che mi stimola e mi tiene vivo. I film, lo studio, la musica, la pizza, i libri, l’amore per le persone che contano nella mia vita. Questo momento porta inevitabilmente a sentirsi inutili e in pericolo e questo psicologicamente può diventare frustrante. Bisogna, credo, non cedere il passo al buio, ai pensieri negativi. Usare tutte le precauzioni sanitarie del caso e soprattutto tenersi attivi fisicamente e mentalmente sperando che tutto passi.

Nella compagine ministeriale di Draghi manca il dicastero dello Spettacolo. Quanto nuoce questa mancanza al settore di cui fa parte?

Credo che, al di là di tutti i discorsi politici, l’arte in generale non possa che far crescere un paese e non bisognerebbe dimenticarlo. Il poeta Federico Garcia Lorca diceva: “un paese che non valorizza il proprio patrimonio artistico è morto o sta morando” e credo sia proprio questo il punto. Spesso si è portati a credere che il teatro, la pittura, la danza siano attività non indispensabili perché i benefici non sono materialmente tangibili. Ma credo che sia proprio questo “beneficio immateriale” ad essere una ricchezza che andrebbe valorizzata. Un cittadino che usufruisce dell’arte come della sanità o dell’istruzione sarà inevitabilmente un cittadino che avrà dei valori e un senso critico più acuto rispetto alla realtà che lo circonda, sarà un cittadino migliore. Questo lo si vede anche nei risultati che si hanno quando l’arte interviene in contesti disagiati. L’arte è una medicina e non possiamo permetterci di sprecarla. Spesso la politica lo dimentica e dimentica che anche economicamente, come accade in altri paesi, il settore spettacolo potrebbe apportare una marcia in più al paese, creare lavoro e fortificare il senso di comunità

“Il requisito fondamentale per un grande attore è che si piaccia quando recita.” SIR CHARLIE CHAPLIN. Cosa rappresenta per lei la recitazione?

La recitazione è qualcosa alla quale non riesco a dare una definizione precisa. È qualcosa di mutevole e sfuggente per quanto mi riguarda. Sicuramente ci vuole studio e tecnica ma spesso ci sono al suo interno meccanismi non sempre programmabili. La recitazione spesso accade al di là della nostra volontà. L’attore deve semplicemente accogliere e vivere quella scintilla, cavalcarla. Recitare, a differenza di quanto si crede, è qualcosa che l’uomo ha in se sin dalla nascita. Se chiedi ad un bambino di recitare un cane lui non farà il verso al cane ma sarà un cane. È un gioco di immedesimazione molto serio. È qualcosa che ha a che fare con l’emozione ma anche con il distacco, con il mistero. Non c’è un modo preciso per farlo eppure noi sappiamo dire se un attore ci ha emozionato o no. Credo che avvicinarsi a come intendono questo “gioco” i bambini aiuta molto ma soprattutto trovare i blocchi di tensione che impediscono il fluire naturale delle emozioni. Più che imparare a recitare bisognerebbe imparare a trovare gli ostacoli, dentro di noi, che impediscono che la scintilla avvenga. A teatro poi c’è il pubblico e trovare un contatto con esso è fondamentale. Il pubblico completa sempre l’atto creativo e l’attore è un tramite privilegiato. Può entrare nei sensi dello spettatore ma deve farlo con rigore, deve trovare la chiave d’accesso giusta. Credo che il talento sia proprio questo; trovare la chiave che attiva le emozioni di chi guarda.