Daniele Ferri: “Nella pallanuoto il lavoro di squadra è la chiave del successo”

Daniele Ferri: “Nella pallanuoto il lavoro di squadra è la chiave del successo”

18 Novembre 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Da 18 mesi vive a Chengdu ed è Direttore Tecnico della water polo Shine per la Regione del Sichuan, in Cina. Visita spesso anche le altre province Cinesi per fare delle Water polo Clinics for Cosches dedicate ai nuovi allenatori in collaborazione con la Federazione Cinese. Dal 2012 al 2021 ha lavorato in Thailandia come Head Coach della Nazionale Thai.

Oggi abbiamo la fortuna di parlare con una figura di spicco a livello Internazionale: Daniele Ferri.

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport?
Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Foto di Luigi Manco

Lavorando in Asia da molti anni e quindi, vivendo lontano dalla mia famiglia, non è stato sicuramente semplice; la preoccupazione, ovviamente, era persistente e il pensiero rivolto alla mia famiglia, soprattutto durante il periodo della pandemia pre-vaccino. Il mondo dello sport è stato fortemente colpito, molte delle competizioni sono state cancellate o posticipate. Parlando di pallanuoto, i tornei Asiatici sono ripartiti nel 2023, dopo un digiuno di quasi 3 anni.

Essendo allenatore di uno sport di squadra, non è stato certamente facile gestire la preparazione degli atleti, in particolare nella fase pre-vaccino quando mi trovavo ancora nel Sud Est Asiatico. In più di un’ occasione siamo stati costretti a rispettare una policy molto rigida e poco logica. Sono d’accordo con chi sostiene che questo virus abbia lasciato un segno indelebile, soprattutto nella nostra psiche.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

Foto di Luigi Manco

Da cittadino residente all’estero, non sono in gradi di valutare come è stato gestito questo aspetto in Italia. Certamente, ho potuto constatare che, alcuni opportunisti della politica italiana, hanno utilizzato la pandemia per creare attriti e aumentare il proprio consenso. Non c’è mai fine al peggio nel nostro meraviglioso paese…

Nei paesi asiatici nei quali ho lavorato, lo sport è stato letteralmente messo in panchina durante questo periodo. Un aspetto molto negativo per i giovanissimi, i quali, di questi tempi, hanno un gran bisogno di socializzare. Credo lo sport possa letteralmente salvare tanti giovani, almeno per qualche ora al giorno, da un altro virus che ci ha colpiti negli ultimi 15 anni: l’abuso smisurato del telefono, tablets e videogiochi.

Se entriamo nello specifico del mio sport, il contatto è inevitabile e le piscine, soprattutto quelle coperte, sono certamente un luogo perfetto per la diffusione di un virus. Ebbene si, la pallanuoto è stato uno degli sport più penalizzati. Come detto precedentemente, in molti paesi all’estero i tornei, campionati e training camp, sono stati sospesi per lungo tempo. In Italia la Federazione Italiana Nuoto ha fatto un buon lavoro, i campionati e i tornei sono ripartiti almeno un anno prima rispetto a molti paesi stranieri, soprattutto quelli fuori dall’ Europa.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ho iniziato a frequentare le piscine già all’ età di 3 anni. Crescendo, ho praticato nuoto agonistico, successivamente ho avuto la fortuna di conoscere questo meraviglioso sport. I miei primi allenatori Pratesi sono stati sicuramente fondamentali, anche grazie a loro mi sono innamorato della pallanuoto. Mio padre ha corso 600 maratone in tutta Europa, pur essendo un corridore amatoriale, è stato anch’esso una grande fonte di inspirazione. Quando penso a dei modelli o campioni, mi vengono in mente nomi di altri sport, atleti-eroi che mi hanno realmente segnato. Due su tutti: Gino Bartali e Mohamed Ali.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Sento spesso parlare di talento e doti fisiche. Nel corso della mia carriera, ho incontrato e allenato giocatrici e giocatori di piccola taglia e senza particolare talento, eppure quest’ultimi sono stati decisivi per le vittorie che abbiamo ottenuto. Tutto grazie alla loro grande forza di volontà, dimostrata quotidianamente in ogni singola sessione di allenamento. Le partite e i tornei si vincono molto prima dell’evento, si vincono durante gli allenamenti. Preferisco lavorare con giocatori e giocatrici senza particolari doti fisiche, la forza di volontà è il vero “talento” che ogni allenatore dovrebbe pretendere dai propri atleti. Ho visitato molti paesi occidentali e orientali per motivi di lavoro e, ahimè, ho potuto constatare che spesso vengono selezionati i giovani atleti tenendo unicamente conto delle misure antropometriche; purtroppo, per questo motivo, molti aspiranti vengono scartati. Tengo sempre a mente la frase del genio matematico Alan Turing, “A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Foto di Luigi Manco

Innanzitutto i pallanuotisti e le pallanuotiste sono gli atleti più belli del mondo dello sport, vedere per credere…. Detto ciò, la pallanuoto è probabilmente lo sport piu’ “tosto” da praticare, il lavoro di squadra è la chiave del succeso. Gli atleti sono in continuo movimento e devono utilizzare ogni singolo muscolo del proprio corpo durante una partita; un pallanuotista deve nuotare ad alta intensità, utilizzare le gambe per uscire dall’acqua nella fase di difesa e attacco, lottare per conquistare una posizione o per impedire all’avversario di trovarsi in una situazione di vantaggio; e infine, tutti gli atleti in campo devono pensare molto velocemente, come se fossero un singolo giocatore di scacchi che pratica il gioco rapido; tutto questo avviene in un’ambiente che spaventa gran parte delle persone, l’ acqua profonda. Come dico sempre ai nuovi allenatori durante le lezioni: “provate a mettere un nuotatore olimpico e un pallanuotista semi professionista in mezzo all’oceano, l’ultimo ad arrendersi sarà il pallanuotista”. Questo accadrebbe perché, noi pallanuotisti, non abbiamo a tutti i costi bisogno di muoverci orizzontalmente quando ci troviamo in acqua, possiamo facilmente utilizzare la tecnica che coinvolge le gambe denominata “bicicletta” o “eggbeater”. Questa tecnica permette al pallanuotista di rimanere stabile e non affaticarsi quando si trova in posizione verticale.
Un pallanuotista potrebbe sopravvivere per svariati giorni in mezzo all’ Oceano.. E se un pallanuotista incontrasse uno squalo, mi preoccuperei per quest’ultimo.