Daniele Elefante, lo sport come arma di integrazione e socialità

Daniele Elefante, lo sport come arma di integrazione e socialità

4 Marzo 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“La pallanuoto è come il rugby: allena il rispetto dell’altro.” 

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un pallanuotista di lungo corso: Daniele Elefante.

“Ho iniziato relativamente tardi a fare pallanuoto. Da piccolino avevo provato calcio, sport di cui sono molto appassionato e che seguo costantemente ma, dopo aver preso una batosta alla prima partita ufficiale ho detto ai miei: “Non ci sono schemi, non ci vado più”. Ho sempre avuto le idee chiare e a 9 anni, dopo aver fatto anche un po’ di nuoto, Gianni Vassallo a Bogliasco mi ha convinto a fare un passo ulteriore. Non più quella linea blu sul fondo ma l’uso della palla abbinato. A Bogliasco sono stato fino all’ultimo anno juniores (under 20 di oggi) e ho avuto anche la fortuna di esordire in A1, allenandomi con giocatori importanti. Ho giocato alla Sport Management Verona, che aveva sede a Mantova, in serie B, dove facevo doppio tesseramento, dopodiché ho fatto 3 anni a Sori in A2, un anno a Camogli sempre nella stessa categoria, alla Crocera in serie B dove siamo stati promossi in A2 vincendole tutte, poi di nuovo Sori per 8 anni e quest’anno sono passato a Lavagna”. 

Come ha vissuto e come vive, come ha affrontato e come affronta la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili, severe misure restrittive?

Due anni fa iniziava la pandemia e la paura era dettata dal fatto che una “cosa nuova” iniziava a dominare la scena. Sentire ai telegiornali notizie strazianti e tantissimi morti ogni giorno metteva un senso di “terrore”, aggravato dal fatto di essere poco a conoscenza di una situazione che stava mettendo a tappeto ogni settore. Personalmente sono rimasto a casa da lavoro per diversi mesi, ma vedere che diverse persone lo avevano addirittura perso rendeva il tutto ancora più pesante. Stare a casa, inventarsi cuochi o cadere nei luoghi comuni è stata la vita di tutti per diverso tempo e adesso, dopo due anni, siamo sempre a dover fare i conti con il covid, seppure la ricerca sia andata avanti e con i vaccini si spera che si possa uscire dal tunnel. Se si guarda alla realtà dei fatti però i contagi ci sono ancora, le restrizioni anche, quindi l’unica speranza è quella che, usando la testa, si possa dire basta a tutto questo tornando alla normalità. La paura è minore, ma il disagio creato è tanto, non solo economico, ma anche psicofisico, con le abitudini che sono cambiate e i comportamenti delle persone di conseguenza anche.

Quanti danni hanno causato allo sport, in generale, e alla pallanuoto in particolare, le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa se non cattiva gestione politica?

Come già detto stare chiusi in casa, oltre a far collassare l’economia, costringendo molti lavoratori alla cessazione delle loro attività o alla riduzione forte del loro operato, ha impedito anche a molte persone di trovare una valvola di sfogo ad esempio nello sport. Palestre, piscine, cinema, teatri, ma la scuola stessa, tutte attività che hanno pagato a caro prezzo il diffondersi del covid. Non fare sport, soprattutto per i giovani, è stato il male maggiore, influendo in maniere non positiva sulla socialità. I bambini senza la scuola, costretti alla didattica a distanza senza possibilità di confrontarsi e interfacciarsi di persona con i docenti o con i compagni, senza uno sport o senza un luogo di svago, hanno visto aumentare le loro problematiche. Ma anche per noi, abituati ad andare in piscina tutti i giorni, non è stato semplice vedere i campionati bloccati, il sistema modificato, a volte stravolto. Allenarsi e sperare che i casi non fossero così tanti da bloccare l’intera attività per un certo periodo, non avere una programmazione fissa, ci ha fatto perdere un po’ il senso di quello che facevamo e ancora oggi, a due anni di distanza, nonostante la conferma dei campionati, non si ha mai la sicurezza di giocare o meno e questo non è motivante. Manca la competitività, l’organizzazione e anche nel calcio, sport certo più seguito della pallanuoto e con più introiti, si sono persi la passione e quel senso di competitività.

Quanto valore attribuisci al binomio sport salute ovvero, quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento e il mantenimento del benessere psicofisico?

Sport è salute. Lo sport incrementa il benessere psicofisico di una persona. Sport è integrazione, socialità, un modo di vivere. Stare in gruppo vuol dire imparare a comportarsi, giocare in una squadra vuol dire responsabilizzarsi, essere parte di un tutto e contribuire alla sua crescita. Lo sport è tenersi in forma, fare dei sacrifici, pensare al noi, e la pallanuoto in questo contesto ne è un esempio chiaro. Il pallanuotista deve essere scaltro, veloce di pensiero, fisicamente e psicologicamente preparato alle varie situazioni. Si deve fare sempre la scelta migliore in uno spazio temporale ristretto, aiutare il compagno. Ecco perché fare sport è importante, per inserirsi in un contesto più ampio e fare parte di una socialità.