Commissari in sanità: non oltre 6 mesi

Commissari in sanità: non oltre 6 mesi

6 Maggio 2019 0 Di Bruno Buonanno

Lo stabilisce una recentissima sentenza della Corte Costituzionale che, nel rispondere ad un quesito in merito, fissa la durata massima degli incarichi commissariali.

Con una lettera al premier Conte il presidente della Regione Campania, Enzo De Luca, ha chiarito che se il Governo intende commissariarlo per la sanità commette un’illegalità. E avverte di essere pronto a denunciare il premier sul quadro penale, amministrativo e contabile.

Esistono norme e limiti per la nomina dei commissari della Sanità? A metà marzo –  con la sentenza numero 87 del 2019 e giudicando un ricorso della Regione Puglia – la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla nomina dei commissari nella sanità pubblica. La relazione di Giuliano Amato è stata approvata all’unanimità dalla Consulta. Dopo aver chiarito che la nomina di un direttore generale o di un commissario deve avvenire in modo imparziale e trasparente per assicurare criteri di ragionevolezza, adeguatezza e buon andamento dell’amministrazione, il massimo organo giudicante chiarisce: “Quando per comprovati motivi non sia possibile provvedere alla relativa nomina del direttore generale la Giunta regionale procede all’affidamento dell’incarico a un commissario straordinario, scelto nell’ambito dell’elenco nazionale di cui  all’articolo comma 1 della presente legge. Il commissario straordinario rimane in carica fino alla nomina del direttore generale e, comunque, per un periodo non superiore a sei mesi. Al commissario spetta il compenso stabilito dalla Giunta regionale per i direttori delle aziende ed enti del Servizio sanitario regionale secondo la tipologia di azienda o ente di diritto”.

Per quella dei direttori generali o per la nomina di un commissario in un’Azienda universitaria, la nomina viene effettuata dalla Giunta d’intesa con il Rettore dell’Università interessata. La nomina di un direttore generale di Irccs di diritto pubblico, in analogia a quella del direttore generale è effettuata d’intesa con il Ministro della Salute. Ma per la nomina di un commissario e in Campania ne abbiamo almeno quattro. Tre a Napoli con  Antonio Giordano alla guida dell’Azienda Ospedaliera di Colli, Anna Iervolino commissario dell’Azienda Ospedaliera Cardarelli  e Ciro Verdolina alla guida dell’Asl Napoli 1 Centro. Un altro commissario è Mario Iervolino sistemato alla guida dell’Asl di Salerno. Salvo errori, sia Mario Iervolino che Antonio Giordano avrebbero superato il termine perentorio di sei mesi richiamato dalla Corte.

È questo il momento di dare un assetto organizzativo, anche se temporaneo, all’Istituto “Pascale” visto che il direttore generale – Attilio Bianchi – è stato giudicato dal Tar Lazio privo dei requisiti per essere inserito nell’elenco nazionale degli aspiranti direttori generali. “Il decreto legislativo 4 agosto 2016 ha previsto per il conferimento dell’incarico di direttore generale una doppia selezione – chiarisce la Corte Costituzionale – la prima effettuata da una commissione nazionale, per la costituzione di un elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina; la seconda a livello regionale, preceduta da un avviso pubblico, destinato esclusivamente agli iscritti nell’elenco nazionale e diretta alla formazione di una rosa di candidati da proporre per la nomina al Presidente della Regione”. Norma che viene applicata anche ai commissari.

Per direttori generali e commissari della sanità pubblica il fermo “no” della Corte Costituzionale all’intuitu personae perché  la Regione è tenuta a specificare i motivi che non consentono la nomina di un nuovo direttore generale. Intanto confermandosi “commissario” gradito a più presidenti di Regione  – fu scelto da Antonio Bassolino, confermato da Stefano Caldoro, riconfermato da Vincenzo De Luca – l’ingegnere Ciro Verdoliva (attuale commissario dell’Asl Napoli 1 centro) per circa dieci anni ha diretto l’ufficio tecnico del Cardarelli lavorando anche come commissario per la Regione nel grande cantiere dell’Ospedale del Mare. Non gestiva un’azienda sanitaria ma sorge, comunque, una domanda legittima: può un commissariamento durare così a lungo?