Clemente Mastella, oggi si assiste ad un impoverimento della qualità dell’offerta politica

Clemente Mastella, oggi si assiste ad un impoverimento della qualità dell’offerta politica

18 Settembre 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

Clemente Mastella è nato a San Giovanni di Ceppaloni, piccolo centro della provincia di Benevento di cui è stato due volte sindaco (dal 1986 al 1992 e dal 2003 al 2008). Si è laureato in Lettere e Filosofia, poi è diventato giornalista iniziando a lavorare nella sede Rai di Napoli.

Mastella si è iscritto fin da giovane alla Democrazia Cristiana divenendo dirigente nazionale dell’Azione Cattolica. Con la Democrazia Cristiana venne eletto alla Camera per la prima volta nel 1976: da lì in avanti è stato parlamentare per otto legislature, dal 1976 al 2006, poi senatore, dal 2006 al 2008, due volte ministro ed anche parlamentare europeo, tra il 1999 e il 2004 e dal 2009 al 2014.

Negli anni Novanta, con lo scioglimento della DC alcuni esponenti moderati, tra cui Pier Ferdinando Casini e appunto Mastella, decisero di non aderire al neonato Partito Popolare, per timore che potesse entrare in una coalizione di centrosinistra, e fondarono quindi il Centro Cristiano Democratico (CCD), che alle elezioni del 1994 appoggiò il centrodestra. Dopo la vittoria del centrodestra, Mastella divenne ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nel primo governo Berlusconi.

Nel 1998 il CCD si divise e Clemente Mastella andò a fondare i Cristiani Democratici per la Repubblica (CDR) che poi aderirono, insieme al partito di Rocco Buttiglione, all’Unione Democratica per la Repubblica (UDR), partito fondato dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Mastella divenne il leader dell’UDR che alle elezioni europee del 1999 cambiò il nome in UDEUR e che appoggiò in seguito il centrosinistra.

Nei primi anni Duemila, l’UDEUR si occupò soprattutto di politica locale, ottenendo scarsi risultati alle europee del 2004. Ma sul territorio si rivelò molto forte. Alle amministrative del 2005 ottenne il 7,5 per cento e Sandra Lonardo, moglie di Mastella, venne eletta presidente dell’assemblea regionale campana. Nel 2006, l’UDEUR si alleò con l’Unione guidata da Romano Prodi, e un anno prima, Mastella si era addirittura candidato alle primarie per scegliere il capo della coalizione, arrivando terzo dopo Prodi e Fausto Bertinotti con meno del 5 per cento dei voti. «Il centro della politica non è un luogo astratto ma è un progetto per il futuro, un’idea, un percorso, un metodo, una storia, un’identità. La mia candidatura alle primarie del centrosinistra nasce con questa ostinata convinzione», disse in quell’occasione.

L’Unione vinse per pochissimi voti le elezioni e si trovò con una risicatissima maggioranza in Senato. L’UDEUR non passò la soglia di sbarramento alla Camera e riuscì a eleggere soltanto tre senatori, tra cui Mastella che riuscì ugualmente a ottenere uno dei ministeri più importanti, quello della Giustizia.

Diventa infine Sindaco di Benevento.  Con 18.037 voti (62,88%) Mastella stacca il suo avversario fermo al 37,12% (con 10.648 voti).

Come ha vissuto e vive Clemente Mastella la paura della pandemia ed il disagio legato alle inevitabili indispensabili misure restrittive?

La pandemia ha inevitabilmente gettato un’ombra sulle nostre vite ponendoci dinnanzi ad un fenomeno rispetto al quale non c’era storia a spiegare, da amministratori, come dovevamo comportarci. Di fronte alla paura e all’incertezza manifestate dai miei cittadini, ho deciso che dovevo stare loro accanto. Ho creato canali di comunicazione diretti e mi sono messo a completa disposizione per risolvere esigenze e rispondere alle tante domande che, soprattutto durante il primo periodo di lockdown, mi venivano poste. Il mio telefono è stato sempre acceso e disponibile per la mia gente, e lo è tuttora. Abbiamo creato sinergie con le associazioni del territorio garantendo il taxi farmaco e la spesa a domicilio gratuiti. E per tamponare le tante situazioni di difficoltà economica e le nuove sacche di povertà abbiamo, inoltre, varato un Piano di interventi di supporto e sostegno che si è concretizzato in 5.000 saturimetri e 25.000 mascherine distribuiti gratuitamente, quattro campagne di screening gratuito per un totale di circa 15.000 test tra sierologici e tamponi, più di 1.000 famiglie in difficoltà raggiunte con sostegni economici e distribuzione di generi alimentari e di prima necessità. Nessun cittadino è stato lasciato da solo.

Come procede la campagna vaccinale in quel di Benevento?

 Devo riconoscere alla mia città un grande senso di civiltà e di responsabilità nei confronti del prossimo. Dopo le difficoltà legate alla fase iniziale durante la quale mi sono battuto affinché le categorie fragili fossero vaccinate per prime, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Asl locale a fine agosto l’82% della popolazione vaccinabile di Benevento e provincia ha ricevuto la prima somministrazione, mentre la percentuale di coloro ai quali sono state inoculate due dosi si aggira intorno al 70%. Sono certamente dati alti, ma non bastano: è fondamentale che tutti si vaccinino per assicurare la tutela della salute della comunità tutta. Mutuando le parole di Papa Francesco ‘vaccinarsi è un grande atto di amore verso se stessi e gli altri’.

Se fosse stato parte integrante della compagine governativa attuale quale suggerimento importante per superare l’attuale impasse avrebbe dato al Presidente Draghi?

 Draghi è l’uomo giusto, nel posto giusto. L’autorevolezza e la credibilità di cui gode a livello europeo sono state il passpartout affinché l’Italia potesse varare un piano finanziario di ripartenza solido e credibile. Tuttavia non posso non sottolineare che il suo approccio alla risoluzione dei problemi è da economista e poco da politico, probabilmente gli consiglierei di tenere più presente il governo della comunità.

Lei è stato protagonista di molte stagioni politiche svolgendo sempre funzioni apicali. Che differenza c’è, secondo il Suo parere, tra i politici della Prima Repubblica e gli attuali?

I politici di una volta venivano formati in vere e proprie fucine, il passaggio obbligatorio per emergere tra tanti erano l’impegno a servizio della causa di partito ed il talento: senza di essi nessuno avrebbe potuto aspirare a servire il Paese in Parlamento, ad essere sindaco di un Comune o più semplicemente dirigere una sezione di partito. I partiti politici erano delle vere e proprie scuole di formazione all’interno delle quali predominava il principio meritocratico. Oggi non è più così e questo determina un impoverimento della qualità dell’offerta politica.