Cibo, psiche e malattia

Cibo, psiche e malattia

7 Ottobre 2019 0 Di Teresina Moschese*

La maggior parte delle malattie croniche di oggi ha legami con l’alimentazione moderna, che non è in grado di fornire al corpo ciò di cui ha realmente bisogno.

Siamo spesso abituati a considerare corpo e mente come elementi separati non in interazione tra loro a meno che non dobbiamo spiegare sintomi altrimenti incomprensibili, per cui ricorriamo alla psicosomatica per definire quelle situazioni in cui il medico reputa che un sintomo fisico abbia origini dalla psiche del paziente. Ciò che ingeriamo è l’ultima cosa a cui pensiamo nell’affrontare problemi come stress e altri disturbi legati all’umore e al funzionamento del nostro organo più delicato, il cervello.

Eppure nella medicina classica non mancano casi in cui la funzionalità cerebrale si deteriora a causa di una sorta di tossicità dell’organismo. Nell’encefalopatia epatica, stadio finale dell’insufficienza epatica, ad esempio, il cervello si intossica e smette di funzionare. La cura non è psichiatrica né neurologica, ma metabolica e consiste nel cercare di liberare il corpo dalle tossine.

La funzionalità del cervello e la nostra capacità di gestire gli stress della quotidianità sono direttamente influenzate da ciò che mangiamo, dagli eccessi e dalle carenze nutrizionali, dagli allergeni alimentari, dalle tossine e dalle sostanze chimiche contenute negli alimenti.

La maggior parte delle malattie croniche di oggi ha legami con l’alimentazione moderna, che non è in grado di fornire al corpo ciò di cui ha realmente bisogno, e che invece introduce sostanze dal potenziale dannoso, che entrano a contatto con il nostro corredo genetico, lo altera e lo degenera. Immaginando il nostro corpo come un macchina, se vi introduciamo sabbia invece di benzina è facile prevedere che si guasterà.

Nella lunga storia dell’uomo, il cibo è sempre stato scarso e procurarselo richiedeva tempo, sforzo e fatica. Per questo siamo geneticamente programmati per accumulare grasso, in modo da resistere più a lungo alla mancanza di nutrimento. Da quando, invece, il cibo è diventato un prodotto a larga diffusione industriale alla portata di tutti e sempre a disposizione, quella caratteristica che in altre epoche ci ha permesso, come specie, di sopravvivere, oggi è diventata un elemento limitante e problematico, in quanto portatore non solo di obesità, sindrome metabolica, diabete e altre malattie cardiovascolari ma anche disturbi psichici.

Una recente ricerca scientifica condotta su un gruppo di adulti californiani dai ricercatori della Loma Linda University School of Public Health of California, e pubblicata sulla International Journal of Food Sciences and Nutrition, hanno confermato il legame tra le scelte alimentari e salute mentale.

Secondo lo studio chi è avvezzo ad una alimentazione non salutare caratterizzata da alto consumo di cibi fast food, fritti, bevande gassate, alimenti zuccherini e con dolcificanti sintetici, vanno incontro ad un’incidenza maggiore di sintomi di disagio psichico moderato o grave, rispetto a coloro che seguono uno stile alimentare sano. Lo studio ha rilevato, in particolare una correlazione tra consumo di zuccheri raffinati, grassi idrogenati e Disturbo Bipolare dell’Umore e tra cibi fritti, cereali raffinati e Depressione.

Un altro studio, ancora, pubblicato qualche anno fa sul New England Journal of Medicine ha identificato 55 malattie legate all’assunzione di glutine, molte di esse riguardano il cervello: ansia, depressione, schizofrenia, demenza, cefalea, epilessia e persino autismo.

Così come alcuni ricercatori hanno ipotizzato che una carenza di omega 3 possa essere alla base dei tanti casi di ansia, iperattività e scarsa capacità cognitiva riscontrata in molti adolescenti cresciuti all’epoca dei cibi industriali (Ongaro, 2015).

Queste evidenze scientifiche ci suggeriscono la necessità, nella cura e prevenzione dei disagi psicologici di porre attenzione all’incidenza nociva dei cibi non salutari sul proprio benessere psico-fisico, indirizzandoci verso un approccio multidimensionale e globale della persona. Questo significa affidarsi a professionisti che collaborino in equipe attraverso pratiche cliniche integrate che prevedano oltre alla presa in carico psicoterapica e, ove necessario, farmacologica, anche nutrizionale.

*Psicologa-psicoterapeuta