Carmelo Furnari: “Il talento senza l’ossessione del lavoro è nullo”

Carmelo Furnari: “Il talento senza l’ossessione del lavoro è nullo”

9 Settembre 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio”. (Eduardo Galeano)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Carmelo Furnari.

Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità?

Ormai l’emergenza Covid non è più come prima, grazie ai vaccini ormai siamo tutti più protetti, ma, prima vivevo la situazione no con paura, ma con malinconia, nel 2020 inizio la stagione nel migliore dei modi con i miei bimbi, però a dicembre entriamo in zona arancione, e siamo stati costretti, in quanto gli allenamenti fossero all’aperto, allenarsi in modo individuale. I piccoli vengono per giocare a calcio e divertirsi e aspettano la partitina finale come un bimbo aspetta il regalo a Natale, ma ovviamente non potevamo farla e andavano a casa tanto scontenti, gestivo la situazione cercando di far restare i ragazzi uniti e farli divertire più possibile anche allenandoli in modo individuale, un’altra situazione molto scomoda era quella che ogni volta un genitore o un piccolo risultava positivo tutti costretti a fare i tamponi, una situazione davvero molto scomoda. Nel 2021 la situazione non  cambia molto, arrivano i primi vaccini e credevo che tutto diventasse diventato un po’ più facile, però mi sbagliavo, alleno gli allievi provinciali, a dicembre i casi aumentano di nuovo e a gennaio 2022 la ripresa dei campionati giovanili ritarda e i ragazzi non vaccinati non potevano addirittura allenarsi, e la mia squadra è passata da 15-16 ragazzi a 7 ragazzi, all’inizio gli allenamenti erano monotoni perché non potevamo fare neanche un tiro in porta perché tutti e 3 i portieri erano senza vaccino, ed ero costretto a giocare le partite di campionato con dei giovanissimi, il morale era davvero a terra però abbiamo deciso con la società di unire qualche giovanissimi più pronti con gli allievi, in modo da ricostruire la squadra, l’idea funziona e il morale si rialza e giochiamo i play-off per giocare la stagione successiva il campionato regionale, perdiamo i play-off però io guardo il bicchiere mezzo pieno perché al primo anno di settore giovanile eravamo in testa al campionato poi dopo la legge che se non avevi il vaccino con una squadra decimata diamo scesi al terzo posto, e all’ultima giornata ci siamo giocati lo scontro diretto per giocare i play-off, noi vinciamo e riusciamo a giocarli, riguardo la gestione del gruppo, non è stato facile tenerli uniti nel momento più difficile però abbiamo capito che proprio in quei momenti vengono fuori i veri punti di forza della squadra.

Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?

Lo sport mi è sempre piaciuto, però mi sono tanto appassionato vedendo mio padre giocare, per me era lui il mio idolo, però ho iniziato ad allenare sempre grazie alla passione perché ho smesso di giocare all’età di 17 anni per un grave infortunio, però non potevo stare lontano da un campo di calcio, cosi, grazie ai miei amici, Emmanuel, Enzo, Angelo e Raf, che mi hanno sempre incitato ad iniziare questa nuova avventura e io li ringrazio tantissimo perché loro credono molto in me.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

Nello sport soprattutto nel calcio le qualità personali sono molto importanti ma non sono tutto, o almeno, nei bambini che hanno qualità o meno io dico sempre di lasciarli divertire e giocare, e i genitori stressano i loro figli in modo che nelle partitine amichevoli con i pari età, iniziano a piangere e non vogliono più giocare, il genitore deve essere bravo a trasmettere una buona mentalità, infatti, bambini crescendo e diventano ragazzi, e un ragazzo calciatore oltre ad avere una grande qualità deve soprattutto una grande personalità e una grande mentalità, perché fisico e testa vanno sempre insieme, tanti ragazzi promettenti tecnicamente si sono bruciati, e tipica frese è “era bravo ma senza testa”, bisogna sempre allenare sia il fisico e soprattutto anche il cervello, se un calciatore di grande qualità tecniche ha anche una grande mentalità verrà fuori un grande giocatore, di giocare tra i professionisti tranquillamente.

Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?

Il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi che si avvicinano alla mia specialità, di divertirsi sempre, di porsi degli obiettivi, e come dicevo prima che il talento senza l’ossessione e nullo, l’ossessione del lavoro duro, la voglia di migliore batte di gran lunga il talento, perché penso chi ha talento e non fa niente per migliorarsi rischia solo di bruciarsi.