Caregiver… e non smettono mai di essere “mamme”

Caregiver… e non smettono mai di essere “mamme”

2 Dicembre 2018 0 Di La Redazione

Il libro bianco dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, quest’anno dedica un approfondimento al ruolo, dal fortissimo impatto sociale, di “coloro che si prendono cura”.

Il numero preciso nessuno lo conosce ma sono un vero e proprio esercito le donne caregiver ossia le donne che “si prendono cura” di familiari ammalati, figli, partner o più spesso genitori con diversi gradi di intensità. Lo fanno 86 donne su 100. Un terzo di queste si occupa dei propri cari senza aiuti, solo la metà fa affidamento su collaborazioni saltuarie in famiglia e soltanto nel 14% dei casi si appoggia ad un aiuto esterno. Per le donne lavoratrici la situazione si aggrava ulteriormente dal momento che solo 1 su 4 può avere accesso al part-time, allo smart working o agli asili assistenziali.

Il profilo dei caregiver emerge dal Libro bianco 2018 “La salute della donna – Caregiving, salute e qualità della vita” di Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, grazie alla collaborazione di Farmindustria, presentato di recente a Roma. Giunto alla sesta edizione, il Libro bianco sulla salute della donna, che tradizionalmente fotografa lo stato di salute delle donne italiane, quest’anno dedica un approfondimento al caregiving proprio per il suo impatto sulla salute e sulla qualità della vita e per il suo valore sociale.

Un carico di lavoro, quello che il caregiver si trova ad affrontare quotidianamente, che va dall’accudimento generale a compiti propriamente infermieristici come eseguire medicazioni e somministrare farmaci a mansioni burocratiche, ha un forte impatto sulla salute psicofisica e sullo stile di vita: in molti trascurano la propria salute anteponendo quella della persona che accudiscono e si trovano così a rimandare visite mediche, controlli ed esami, a seguire un’alimentazione scorretta, privandosi spesso di una regolare attività fisica e del giusto riposo notturno.

Inoltre, a livello psichico hanno un forte carico di stress che può rivelarsi attivatore di malattie e depressione, fino ai casi più estremi dove il caregiver può sperimentare la sindrome del burnout, uno stato di esaurimento emotivo, mentale e fisico causato da uno stress prolungato nel tempo legato ad un carico eccessivo di lavoro e problemi familiari. In aggiunta, il cambiamento di abitudini e la mancanza di tempo libero modificano le relazioni affettive e familiari portando all’isolamento.

E quando sono le donne a stare male? Nel 46% dei casi di problemi lievi di salute e nel 29% delle situazioni più gravi, la donna si prende cura di sé stessa da sola. Ben il 68% delle donne, con alto tasso di coinvolgimento nel caregiving, è totalmente autonoma nella gestione delle proprie problematiche di salute, talvolta anche fortemente invalidanti.

Per quanto riguarda la salute delle donne il Libro bianco conferma che, nonostante vivano più a lungo – 84,9 anni, contro gli 80,6 degli uomini -, hanno un’aspettativa di vita “in buona salute” di 57,8 anni rispetto ai 60 per gli uomini perché più soggette a fragilità, polipatologie, perdita di autosufficienza e più predisposte a disturbi cognitivi e depressivi.

La donna”, sostiene Francesca Merzagora, Presidente di Onda, “è al centro del sistema salute, ma anche del processo di cura dei soggetti più fragili e ciò determina un carico assistenziale che impatta notevolmente sulla salute e sulla qualità della vita. Come Osservatorio che nell’ambito delle proprie attività ha uno sguardo attento alle persone ricoverate in ospedale attraverso i Bollini Rosa e al mondo degli anziani attraverso i Bollini RosaArgento, dedicare un volume di approfondimento al tema dei caregiver di malati e anziani rappresenta un impegno di particolare significato. Si tratta di un esercito, secondo i dati ISTAT 2011, di oltre 15 milioni di persone a volte anziane loro stesse e prevalentemente donne, che attende un riconoscimento non solo economico, ma anche ‘affettivo’ per il loro ruolo. Infatti, l’Italia ad oggi è uno dei pochi Paesi in cui tale figura non gode di sufficiente tutela>.