Camici bianchi “sotto tiro”

Camici bianchi “sotto tiro”

27 Aprile 2019 0 Di Tiziana Urciuoli

Emilio Borrelli, sull’ennesima aggressione al personale del 118: “Vergogna assoluta, addirittura un’esercente invita i sanitari ad uscire perché ‘danno fastidio’ nel suo locale”.

Dalli al medico. Sembra diventato uno sport nazionale e sarebbe anche facile ricorrere ad un’inopportuna ironia “da pizzeria”: tre aggressioni al giorno levano il medico di torno. Inopportuna, ribadiamo, perché l’argomento richiede ben altre toni che non sono quelli di una battutaccia a buon mercato. Eppure questa battutaccia potrebbe contenere in sé una “tragica profezia” rispetto ad una categoria, quella del personale sanitario dell’emergenza-urgenza, che si va ad assottigliare sempre più. Tante le ragioni, a cominciare dallo stress che accompagna in particolare questo segmento assistenziale. Per non parlare delle università che sfornano pochi medici, che diventano pochissimi se ci si riferisce alle specialità dell’emergenza. Un problema già di per sé grave che rischia di peggiorare ulteriormente se al rischio professionale, già alto, si aggiunge quello delle possibili violenze alle quali si va incontro.

“Nella giornata del 25 aprile il personale del 118 è stato aggredito verbalmente dalla proprietaria di una pizzeria in piazza Trieste e Trento, scontenta del fatto che l’intervento dei sanitari fosse avvenuto all’interno del suo locale – commenta il consigliere Borrelli –  si tratta di un episodio vergognoso, aggravato dal fatto che la protagonista è un’imprenditrice. Questo testimonia che l’inciviltà non è solo una caratteristica dei delinquenti ma coinvolge anche tante persone che si definiscono perbene”. Questa è la trentesima aggressione del 2019 ai danni del personale del 118 denunciata dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”.

“Purtroppo – prosegue Borrelli – questi episodi sono diventati un’assurda abitudine. Invece di favorire il lavoro dei sanitari si intralciano gli interventi che, in molti casi, sono determinanti per la salute dei pazienti. Occorre una netta inversione di tendenza sul piano dell’educazione e della civiltà per tornare entro i binari della normalità. Non può essere considerato normale, infatti, che il personale di soccorso debba sentirsi in pericolo ad ogni intervento”. Un allarme più che giustificato rispetto ad un problema che, se non arginato in fretta, alla fine riguarda non solo i camici bianchi ma anche la qualità delle prestazioni e gli stessi pazienti.