Attacco ischemico transitorio, le indicazioni Aha per evitare un successivo ictus

Attacco ischemico transitorio, le indicazioni Aha per evitare un successivo ictus

5 Febbraio 2023 Off Di La Redazione

«Negli Stati Uniti almeno 240.000 persone ogni anno sono colpite da un attacco ischemico transitorio, che è un forte predittore di un successivo ictus. Infatti, il rischio di ictus a 90 giorni dopo un attacco ischemico transitorio può raggiungere il 17,8%, e quasi la metà degli ictus si verifica entro due giorni dall’evento indice» spiega Hardik Amin, della Yale University School of Medicine, primo nome dello studio. I ricercatori affermano che la diagnosi di attacco ischemico transitorio può essere difficile da porre, data la natura transitoria dei sintomi, l’esame neurologico spesso rassicurante al momento della valutazione e la mancanza di test di conferma. La limitatezza delle risorse, relativamente soprattutto alla disponibilità di imaging e all’accesso a specialisti, può ulteriormente peggiorare la situazione. Il documento sottolinea che l’identificazione dei pazienti ad alto rischio può essere raggiunta attraverso l’uso di protocolli completi che sfruttino l’imaging in fase acuta sia del cervello che della vascolarizzazione cerebrale, un uso ponderato delle scale di stratificazione del rischio e test ausiliari con l’obiettivo finale di determinare chi può essere dimesso in sicurezza dal pronto soccorso e chi invece necessita di ricovero in ospedale. Gli esperti discutono vari metodi per valutazioni rapide ma complete, tenendo presente il fatto che esistono molti centri con risorse limitate. Inoltre, presentano le strategie per la prevenzione secondaria di futuri eventi cerebrovascolari utilizzando nella maniera migliore la terapia medica e l’educazione del paciente.
«L’implementazione di strategie di prevenzione secondaria specifiche per il paziente è fondamentale per prevenire eventi futuri. Ciascun centro deve utilizzare le risorse disponibili e creare un percorso per garantire una gestione efficace dei pazienti con attacco ischemico transitorio, con l’obiettivo finale di ridurre il rischio di ictus futuro» concludono gli autori.