Assistenza ai diabetici in Campania

Assistenza ai diabetici in Campania

6 Novembre 2019 0 Di Pietro Buono*

In regione, su una popolazione di circa sei milioni di abitanti è presente un’incidenza della “dolce malattia” che interessa “un esercito” composto da 400mila individui.

 Un approccio sistemico alle problematiche che ruotano intorno al variegato mondo della sanità parte, necessariamente, dall’analisi dei fattori socio-demografici – aumento della popolazione, aspettativa di vita, cronicità, domanda di salute e stime dei costi – perché sono queste le sfide che con le quali è chiamato a confrontarsi il Sistema sanitario pubblico per realizzare un’assistenza adeguata  ai bisogni e per costruire un ecosistema costruito intorno al paziente con l’obiettivo di generare valore, ossia offrire le cure migliori, a fronte di costi compatibili con le risorse disponibili che sono sempre più esigue.

La sanità basata sul valore infatti, rappresenta non solo una risposta assistenziale etica (e questo potrebbe anche essere sufficiente a giustificarla) ma offre anche i migliori esiti di salute per i pazienti e, inoltre, al minore costo complessivo per il sistema.

Ovviamente tutto parte da una buona organizzazione che identifica, compiutamente, la situazione in cui l’intervento viene erogato, in condizioni tali da “consumare” un’appropriata quantità di risorse (efficienza operativa). In quest’ottica il parametro  più importante preso in considerazione è quello che valuta “se il tipo di assistenza teoricamente richiesta dalle caratteristiche cliniche del paziente corrisponda al tipo di assistenza concretamente offerta”.

Nel campo più strettamente diabetologico, il raggiungimento d risultati ottimali non può prescindere dal miglioramento del controllo glicemico (che deve essere costante nel tempo), da un aumento dell’arruolamento dei pazienti in questi protocolli individuati, dalla riduzione delle complicanze croniche e dai ricoveri i ospedale per complicanze acute.

In Italia nel 2018 sono risultati colpiti dal diabete oltre 3 milioni e 200mila persone, vale a dire il 5,3% dell’intera popolazione. Negli ultimi trent’anni l’incidenza di questa patologia metabolica è quasi raddoppiato. Nel 1980, infatti, coinvolgeva il 2,9% degli italiani. Una crescita dell’incidenza determinata dall’invecchiamento della popolazione ma anche dall’aumento delle diagnosi e dalla riduzione del dato relativo alla mortalità dei pazienti diabetici: -2% in tutte le classi di età negli ultimi dieci anni.

In Campania i pazienti diabetici superano le 400mila unità. A questo si aggiunge il poco invidiabile primato che vede la Campania al primo posto in Italia per quanto attiene alle forme diabetiche in età pediatriche. Affrontare un problema di questa portata richiede, pertanto, la scelta di un intervento che si basa su procedure ripetibili che, nel tempo, si sono dimostrate migliori, sia in termini di efficienza che di efficacia della cura, le cosiddette “buone pratiche”. Proprio per ottimizzare il sistema e renderlo omogeneo ad applicabile in tutta la Campania, è stato costituito un tavolo regionale che ha coinvolto tutti i responsabili aziendali della diabetologia.  Ne sono scaturiti tutti i provvedimenti, condivisi, che stanno ridisegnando l’organizzazione diabetologica in Campania trasformandola in un sistema di rete a più livelli:  medici di famiglia; Centri antidiabetici; assistenza ospedaliera solo sin casi di complicanze. Un ruolo importante nella nuova organizzazione è riservato alle moderne tecnologie informatiche che, a pieno regime, consentiranno ai professionisti preposti ed ai diretti interessati, l’acquisizione    in tempo reale, dei dati relativi ai pazienti. Per questo quasi tutte le Asl campane – per ora mancano ancora all’appello  le aziende sanitarie locali di Avellino e Benevento – sono state dotate di cartelle cliniche informatizzate.  Parafrasando Albert Einstein mi viene da dire, e concludo, “ chi pensa che tutto questo sia impossibile, è pregato di non disturbare chi ce la sta facendo”.

*Dirigente Uod Materno Infantile Direzione Generale per la Tutela della Salute e Coordinamento del Sistema sanitario regionale