Antonio Piras, determinazione e forza interiore gli ingredienti dei miei successi

Antonio Piras, determinazione e forza interiore gli ingredienti dei miei successi

17 Giugno 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Riapre il settore delle piscine e delle palestre, ma restano le cicatrici per i danni economici determinati dal lungo lockdown per la pandemia. Dopo il chiarimento della sottosegretaria con delega allo Sport Valentina Vezzali sul bonus per i collaboratori sportivi inserito nel Decreto Sostegni bis, a fine maggio sono arrivate le indicazioni di Sport e Salute in merito alle indennità previste per i mesi di Aprile e Maggio 2021.

Come per la maggior parte dei bonus precedenti, anche per quest’ultimo i pagamenti erano stati fissati a partire dalla metà del mese successivo e infatti, secondo indicazioni pervenute direttamente dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, i primi beneficiari troveranno le quote sul proprio conto dal 16 giugno. Inizialmente l’arco temporale in cui Sport e Salute avrebbe dovuto iniziare a versare le quote era stato fissato dal 14 al 19 giugno, con 48 ore di relativo “ritardo” i collaboratori sportivi potranno dunque tirare un sospiro di sollievo.

  • Come disposto dalla legge, l’ammontare dell’indennità è determinato come segue:  
    • Ai soggetti che, nell’anno di imposta 2019, hanno percepito compensi relativi ad attività sportiva in misura superiore ai 10.000 euro annui, spetta la somma di euro 2.400;  
    • Ai soggetti che, nell’anno di imposta 2019, hanno percepito compensi relativi ad attività sportiva in misura compresa tra 4.000 e 10.000 euro annui, spetta la somma di euro 1.600; 
    • Ai soggetti che, nell’anno di imposta 2019, hanno percepito compensi relativi ad attività sportiva in misura inferiore ad euro 4.000 annui, spetta la somma di euro 800. 

Parliamo ancora di Sport con un valido agonista che coniuga l’attività di medico con quella di cestista: Antonio Piras, classe 1994. Ha iniziato a giocare a minibasket all’età di 7 anni nella sua città di origine Sorso, in provincia di Sassari. A 12 anni si è trasferito in una squadra di Porto Torres che per 3 anni di fila è stata al vertice del Campionato Regionale partecipando successivamente alle finali nazionali che si sono svolte a Bormio. A 16 anni ha esordito in serie D nella stessa società, vincendo il mio primo campionato Senior. A 18 anni ha giocato per la prima volta in un campionato serie C2 con una nuova squadra, la Dinamo2000 di Sassari. L’anno successivo sempre a Sassari, è stato chiamato dalla società Basket S. Orsola per disputare il campionato di serie C1 Nazionale, arrivando fra le prime 4 squadre. Negli anni a seguire Basket S. Orsola ha vinto due campionati di fila, giocando poi gli spareggi per la promozione in serie B. Proprio In questi anni sono arrivate proposte per giocare fuori dalla Sardegna, in squadre di categorie superiori ma per motivi di studio universitario ha dovuto rinunciare. Tutt’ora continua a giocare nel Sant’Orsola basket in C Silver e negli ultimi tre anni è stato il miglior realizzatore del Campionato.

 Come ha vissuto e vive, come ha affrontato e affronta la paura della pandemia, del contagio e il notevole disagio per le indispensabili/inevitabili misure restrittive?

L’avvento della pandemia dovuta al Covid-19 è stata totalmente inattesa e inaspettata. Ricordo che erano giorni frenetici tra allenamenti, casa, università e preparativi per i festeggiamenti della mia laurea in Medicina e Chirurgia che ci sarebbe stata da lì a poche settimane. Da un giorno all’altro mi sono trovato nel baratro dell’incertezza e costretto alle difese che si usavano ai tempi della peste: mascherina, distanza e isolamento sociale. Tra l’incredulità per ciò che stava accadendo in tutto il mondo, la paura di contrarre il virus e il terrore che potesse succedere qualcosa ai miei cari, mi sono reso conto della nostra fragilità e di quanto tutto ciò che ci circonda e affannosamente rincorriamo sia labile, provvisorio e possa in un attimo diventare evanescente. Tutto all’improvviso è cambiato: anche lo svolgimento della laurea, avvenuto fino a quel momento ritualmente in presenza, si è ridotto a una mera videochiamata con la commissione. Così, il 27 marzo 2020, mi sono laureato con la sola presenza dei miei genitori. Nessun amico, nessun parente, nessun festeggiamento. Nonostante lo sgomento iniziale, sono soddisfatto di aver raggiunto questo grande traguardo con un anno d’anticipo e col massimo dei voti e posso dirmi fortunato. Ho iniziato subito a lavorare come medico in prima linea contro il Covid-19. Ho avuto quindi modo di evadere dall’isolamento e da quella routine affannosa cui mi ero, ahimè, abituato. Non senza conseguenze, chiaramente. Ho visto nel viso dei miei pazienti la paura di non farcela, la sofferenza, la solitudine e il bisogno di rassicurazione. Io riconoscibile solo dagli occhi e bardato come un palombaro, cercavo in tutti i modi di alleviare il loro dolore anche con parole di conforto. Oggi sono soddisfatto di ciò che ho fatto e che continuo a fare per gli altri e spero che, con l’avanzare delle vaccinazioni, si possa tornare presto alla normalità.

Quanti danni la pandemia, le chiusure indiscriminate e le indispensabili misure restrittive, nonché la confusa gestione politica hanno arrecato allo sport in generale e in particolare al basket?

I danni economici che il coronavirus ha causato allo sport sono enormi. Nonostante i decreti-legge previsti per sostenere il settore, sono stati fortemente penalizzati non solo i giocatori e gli allenatori, ma anche gli sponsor, la televisione e anche lo Stato che detiene il monopolio sulle scommesse. Durante la prima ondata, il Governo non poteva far altro che ordinare la chiusura totale della Nazione. Ma poi, durante l’estate sono arrivati i grandi sbagli con la riapertura delle discoteche e la poca organizzazione delle scuole e dei mezzi pubblici, dando origine alla seconda ondata della pandemia. Con i vari lockdown si è fermato tutto, e anche il basket ha dovuto bloccare ogni evento per non creare luoghi di assembramento che inevitabilmente avrebbero favorito il contagio. Dopo mesi di chiusure, le società hanno a fatica provato a riprendere l’attività, con sforzi immani da parte di tutti. Affrontando grosse spese, hanno seguito i protocolli per le competizioni cestistiche e cercato di tornare alla normalità. In questo modo, rispettando le vigenti normative per il contrasto alla diffusione del Covid-19, hanno reso possibile ai propri atleti di poter giocare le partite di campionato a porte chiuse. L’assenza di pubblico nei palasport ha contribuito ad accentuare le problematiche economiche, innescando un circolo vizioso in cui anche gli sponsor si allontanano dalle società a causa della crisi finanziaria in atto. Oggi, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica, possiamo guardare avanti con fiducia e sperare in una piena ripresa del settore già dalle prossime competizioni.

Quanta importanza lei annette al binomio sport-salute?

Da sportivo, ma soprattutto da medico posso affermare che sport e salute viaggiano di pari passo. Praticare sport a qualunque livello è in grado di migliorare non solo la forma fisica ma anche il benessere psicologico.

Svolgere attività fisica ha un effetto antidepressivo poiché stimola la produzione di endorfine, un gruppo di neurotrasmettitori prodotti dal sistema nervoso, che funzionano come oppiacei provocando un innalzamento della soglia del dolore e anche un generale stato di benessere-euforia. Inoltre, eseguire un allenamento costante allunga la vita, migliora l’efficienza del sistema immunitario e agisce come prevenzione contro malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità, l’osteoporosi, l’ansia e lo stress. In particolare ritengo che lo sport sia indispensabile per i bambini e gli adolescenti poiché rappresenta un motore di crescita fisica, mentale, psicologica e sociale. Esso è fondamentale nella lotta all’obesità infantile e allontana i ragazzi da comportamenti a rischio tra i quali il fumo, la droga, l’abuso di alcol e i disordini alimentari.

Che cosa le hanno dato in termini di crescita personale, sociale e professionale l’attività sportiva in generale e il basket in particolare?

Da che ho ricordo, lo sport è sempre stato parte integrante della mia quotidianità. Nel basket i buoni maestri, tanta determinazione e forza interiore sono stati gli ingredienti principali dei miei successi. Goethe diceva che i traguardi si raggiungono senza fretta, ma senza sosta. Non c’è niente di più vero. Quando ho iniziato in questo mondo, ottenevo timidi risultati. Il sacrificio e la costanza sono stati essenziali e fin da subito ho capito che nulla si ottiene senza fatica e che il duro lavoro ripaga sempre. L’agonismo, una sana competizione e tutti i valori che il basket mi ha trasmesso, hanno sicuramente condizionato la mia “forma mentis” e il mio “modus operandi” facendomi acquisire fiducia in me stesso e rendendomi consapevole delle mie capacità. Ho imparato a puntare un obiettivo e a raggiungerlo con tutte le mie forze, accettando anche di non essere all’altezza senza che ciò diventasse, però, fonte di avvilimento. Il basket mi ha anche insegnato il rispetto per il coach e per chi avevo intorno, a condividere le emozioni, a gestire i momenti di stress con concentrazione e freddezza, come quando devi tirare il tiro libero della vittoria. Inoltre, far parte di un gruppo ha infuso in me un forte senso di appartenenza in cui l’unione porta a raggiungere le più ambiziose vittorie, proprio come accade in un campo di basket … o in una sala operatoria. Nel mio lavoro di medico specializzando in Ortopedia, infatti, mi trovo spesso ad affrontare situazioni complicate che, con il prezioso contributo dei colleghi e con fiducia nel loro lavoro, ottengono risoluzione.