Antonio Landi, 93 “pedalate” nella vita ed ancora tanta voglia di restare solo al comando

Antonio Landi, 93 “pedalate” nella vita ed ancora tanta voglia di restare solo al comando

27 Aprile 2023 Off Di Giuseppe Manzo

Ai tempi della Dama Bianca il fortissimo ciclista di Pellazzano fu protagonista di una stagione irripetibile per il ciclismo salernitano e non solo.

 

Storia di un mitico campione del passato, leggenda vivente, Antonio Landi è un’icona vivente del ciclismo, il talento che ha lasciato senza fiato per le sue imprese che in sella ad una bicicletta ha segnato un’epoca tra emozioni e numerosi traguardi. Ma come si faceva nella Pellezzano di allora, ridente località a pochi passi da Salerno, a diventare grandissimo ciclista? Un motivo c’era ed era molto semplice: la passione per uno sport, nata per caso.

A raccontare le imprese del “Coppi della Valle dell’Irno” è Clodomiro Tarsia (Foto ,a sinistra) giornalista di lungo corso al Mattino di Napoli, nel libro “70 vittorie a pane ed acqua”, che narra la vita sportiva e non, con gusto accenni anche a quella privata, la cui presentazione si terrà domani, venerdì, 28 aprile, alle 18, nella sala del Gonfalone del Comune di Salerno. Una vita dedicata al ciclismo quella di Antonio Landi, oggi 93enne, fibra di ferro nei muscoli e forza sovrumana. La stella del ciclismo salernitano è stato l’atleta single, non di squadra, che ha collezionato in assoluto più vittorie di tutti e che ha montato in sella alla bici fino all’età di 80 anni. Suo rivale di sempre è stato Michele Avallone, anche forte e plurivincitore, e così ben presto al dualismo nazionale dei campioni del tempo Coppi-Bartali, nel salernitano nacque da subito quello Landi-Avallone, di Pastena, quartiere popoloso di Salerno. I due si contendevano le classiche di quegli anni di faticosa ripresa, vincendo alternativamente e opponendosi al potere dei corridori extraregionali e degli azzurri della Nazionale italiana, i Baldini, Zucconelli, Ghidini, Bruni, Trapè, che facevano incetta di titoli mondiali e olimpici.
Landi corse al Nord, in Basilicata, in Calabria e in Puglie e vinse su ogni traguardo. Alla fine i suoi successi furono 70 e una trentina i secondi e terzi posti. Non uscì quasi mai dalla top ten. Era un forte  scalatore e  un ottimo cronomen.
Lui e Avallone contavano migliaia di tifosi di ogni età. Era il tempo del ciclismo eroico. Le bici pesavano 12 chili e i corridori provvedevano quasi sempre da soli alle frature e ai guasti meccanici. Non avevano né caschi né tute antipioggia e né telefonini. “Vincevo o mi piazzavo tanto, perché con i premi dei traguardi dovevo costruirmi una accettabile posizione economica e sociale, prepararmi a portare avanti la famiglia quando mi sarei sposato e far studiare i miei figli. Così è stato e mi sento ripagato degli inanerrabili  sacrifici fatti.”
Landi ha corso tra l’altro con le squadre della Cral Cirio e della Baratta di Battipaglia. Nel campionato italiano del 1952  si trovò in fuga con due giovani che si chiamavano Gastone Nencini e Guido Carlesi, i quali diventarono grandi campioni, e in una corsa in penisola sorrentina al G.P. della Montagna precedette Vito Taccone con il quale al Gran Premio di Apertuta a Roma  si alleò e andò in fuga, ma furono battuti dal più veloce napoletano Acconcia. Grandi avversari di Landi furono anche i napoletani Giuseppe Mauso, Luigi Mastroianni e Alberto Marzaioli, che parteciparono da professionisti  al Giro d’Italia e a corse internazionali. Landi rifiutò di passare professionista con la squadra di Gino Bartali  perché il campione non potè assicurargli la partecipazione al Giro d’ìItalia.
È l’unico salernitano ad aver conquistato, nel primo  dopoguerra, il titolo di campione campano dilettanti in cinque gare. Fece parte stabilmente della rappresentativa della Campania. Nel 1958 nella cronoscalata Cosenza-Montescuro, di 35 chilometri, sulla Sila, fu sconfitto per pochi secondi dal palermitano Antonino Catalano, che nello stesso anno, convocato nella Nazionale di Binda per il Tour de France. fu secondo nella Gap-Briancon staccando sui mitici Vars e Izoard Anquetil, Gaul, Geminiani e Nencini. L’anno successivo vinse a Ischia la tappa a cronometro del Giro d’Italia.
Nel 1960 a Adelfia, in provincia di Bari, compì un’impresa clamorosa. Andato in fuga con tre avversari  appartenenti alla stessa squadra, la Pozzolino di Lanciano,  non si scoraggiò e li stroncò con una volata di forza lasciando ai rivali il secondo, il terzo e il quarto posto.
Per onorare la promessa fatta al sindaco di Contursi e partecipare alla Coppa Valsele, lasciò alla vigilia la San Pellegrino a tappe, in Toscana, raggiunse Contursi in bicicletta, vinse per distacco la corsa e ritornò in bici in Toscana, pedalando di notte e presentandosi in tempo per prendere il via alla gara di cui era patron Gino Bartali. Durante un inseguimento nella discesa di Passo Chiunzi si ruppero i freni e, per non  finire in un burrone, si schiacciò contro una parete rocciosa. Fu operato a una spalla, stette 15  giorni ingessato  in ospedale e, quando fu dimesso, tornò subito alle corse, vincendo tutte le gare fino alla chiusura della stagione. Le sue capacità di recupero e il suo agonismo non avevano limiti.
Ha sposato Anna Cuccurullo della quale si innamorò notandola su un traguardo. Era una ragazzina di 14 anni. Non si sono più lasciati. Hanno cinque figli: Luisa, Gianni, dirigente ciclistico, Carmine, noto cardiologo, Enza e Orietta. Appesa la bicicletta al chiodo nel 1962, Antonio si impiegò come tecnico in un’azienda di Pagani. Andato in pensione, ha gestito un paio di negozi di biciclette e accessori da corsa e guidato due squadre di corridori dilettanti, ottenendo numerose vittorie. È stato cicloamatore fino a all’età di 80 anni, smettendo quando ha rischiato di essere travolto da un camion in una curva.
Una curiosità: alla Coppa Santo Stefano, a Macerata Campania, Landi andò in fuga con un  giovane toscano, che sconfisse in volata. Era Galeazzo Nardini, che lasciò il ciclismo e seguì alla Sorbonne i corsi  di sociologia dell’arte di Pierre Francastel, diventando uno dei massimi pittori informali italiani in “sciopero eterno”, nonché fondatore dell’Università utopica e redattore della famosa rivista  satirica Il Male. Insomma un intellettuale di punta. “Ho battuto a mia insaputa un genio” dice Landi nel libro-intervista di Clodomiro Tarsia, giornalista, scrittore e sceneggiatore di una decina di documentari storici visti da circa cinquantamila studenti e insegnanti italiani. L’ultima proiezione si è avuta lunedì 3 aprile all’istituto tecnico “Luigi Galvani”di Giugliano di Napoli.
Alla presentazione parteciperanno Antonio Landi e l’autore Clodomiro Tarsia, i quali risponderanno alle domande dei giornalisti e degli invitati. A moderare l’evento il giornalista Paolo Romano. Il libro sarà distribuito in omaggio fino ad esaurimento.